Invalidità civile, l'assegno deve essere riconosciuto anche a chi lavora: in questo senso si è espresso il Ministro del Lavoro nel Question Time alla Camera del 3 novembre 2021. La regola che nega il sussidio a chiunque svolga un'attività lavorativa, applicata dall'INPS dal 14 ottobre, potrebbe essere cambiata già in sede di conversione del Decreto Fiscale.
Invalidità civile, l’assegno deve essere riconosciuto anche a chi lavora.
In questo senso si è espresso il Ministero del Lavoro Andrea Orlando in occasione del Question Time che si è svolto alla Camera il 3 novembre 2021.
Il Ministro ha assicurato che sta già elaborando un intervento legislativo, probabilmente da attuare in sede di conversione del Decreto Fiscale, “per aggiustare” la norma che sta mettendo in difficoltà molte persone con disabilità.
È l’effetto della nuova interpretazione fornita dall’INPS con il messaggio n. 3495 dello scorso 14 ottobre, con il quale è stato stabilito, recependo un recente orientamento della Corte di Cassazione, che l’assegno di invalidità non spetta a chi svolge una qualsiasi attività lavorativa.
L’inattività lavorativa è entrata ufficialmente tra i requisiti richiesti per accedere all’assegno, a prescindere dal reddito percepito.
Invalidità civile, assegno anche per chi lavora: l’apertura di Orlando dopo il blocco dell’INPS
A risolvere la questione relativa al mancato riconoscimento dell’assegno di invalidità civile potrebbe essere già un emendamento al testo del Decreto Fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2022.
Almeno così sembra dalle dichiarazioni rilasciate dal Ministro del Lavoro Orlando in Aula alla Camera il 3 novembre, dalle quali emerge la concreta volontà di intervenire il più presto possibile e cambiare questa regola.
Si tratta, ha riferito Orlando, di un vincolo che non solo penalizza una categoria di “cittadini fragili”, ma disincentiva l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità, su cui il Ministero sta puntando da tempo.
“Tale nuova interpretazione (...) non solo ha preoccupanti ricadute sulla vita delle singole persone, ma rischia di depotenziare fortemente il percorso verso l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, necessario per la realizzazione di quei progetti di vita indipendente, che rappresenta un obiettivo primario per le politiche pubbliche in questo ambito”.
Queste le parole del Ministro in risposta all’interrogazione del 3 novembre.
C’è piena consapevolezza del Governo sulla necessità di un intervento legislativo in tempi brevi e, assicura il Ministro Orlando, alla luce delle interlocuzioni già avute con l’INPS è in fase di predisposizione un intervento specifico per consentire anche a chi lavora di accedere all’assegno di invalidità, nel rispetto di determinati limiti reddituali.
L’emendamento sarà inserito “nel veicolo normativo più opportuno tra quelli in discussione in Parlamento”, molto probabilmente in sede di conversione del Decreto Fiscale, per definire la questione in tempi celeri e garantire un “sostegno economico agli invalidi civili parziali”.
Invalidità civile, come sono i cambiati i requisiti di accesso dopo il messaggio INPS
L’assegno mensile per gli invalidi civili viene erogato dall’INPS ai soggetti di età compresa tra i 18 e i 67 anni ai quali è stata riconosciuta una riduzione parziale della capacità lavorativa, con una percentuale di invalidità compresa tra il 74 e il 99 per cento.
Questa prestazione viene corrisposta per 13 mensilità per un importo, per il 2021, pari a 287,09 euro mensili.
Ma attenzione, esiste comunque un limite di reddito personale annuo, slegato da quello per cui viene riconosciuto lo stato di disoccupazione di cui si discute ora, che per quest’anno è fissato a 4.931,29 euro.
Ciò che è cambiato con il nuovo orientamento dell’INPS è la definizione dell’ulteriore requisito dell’inattività lavorativa. Questo, fino al mese scorso, si identificava con lo stato di disoccupazione riconosciuto a chi, pur lavorando, percepisce reddito entro una certo limite.
Nel corso del Question Time del 3 novembre 2021, il Ministro del Lavoro fornisce una ricostruzione dei fatti che hanno portato al cambio di passo da parte dell’Istituto.
Fino al 31 dicembre 2007 la legge richiedeva, quale requisito costitutivo specifico per il diritto all’assegno di invalidità civile, l’incollocazione al lavoro, o status di chi, seppure iscritto nelle speciali liste per il collocamento obbligatorio, non trova mansioni compatibili con la propria condizione fisica o psichica.
La Legge n. 247 del 2007, poi, ha cambiato il requisito sostituendolo con lo stato di inoccupazione, inteso come il mancato svolgimento dell’attività lavorativa, da dichiarare ogni anno all’INPS.
L’Istituto, tuttavia, ha sempre identificato il mancato svolgimento dell’attività lavorativa con lo stato di disoccupazione riconosciuto a chi non supera i 8.145 euro all’anno in caso di lavoro dipendente o 4.800 euro in caso di lavoro autonomo.
Questa è stata la regola finché la Corte di Cassazione, con una serie di pronunce, ha consolidato un orientamento giurisprudenziale opposto: lo svolgimento dell’attività lavorativa, quale che sia la misura del reddito ricavato, preclude il diritto all’assegno di invalidità.
Ecco, quindi, che il messaggio INPS ha recepito proprio questa visione, ridisegnando il requisito dell’inattività e slegandolo completamente dalla disoccupazione e dai relativi limiti reddituali.
Ed è su questo aspetto che sta lavorando il Ministero del Lavoro. Si resta quindi in attesa di novità.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Invalidità civile, assegno anche per chi lavora: l’apertura di Orlando dopo il blocco dell’INPS