Green pass palestre: ingresso libero nei centri sportivi consegnando la copia del certificato verde. È questo il metodo che si sta diffondendo, ma dal Garante per la privacy arriva subito l'allarme: la raccolta è una pratica scorretta che prevede una circolazione di dati sproporzionata.
Green pass palestre: “consegna la copia del tuo certificato verde e l’ingresso sarà più semplice e veloce”, è questo l’invito che sta arrivando alla maggior parte degli iscritti ai centri sportivi.
Consegnare una volta per tutte la copia del green pass, evidenziando anche la data di scadenza, appare sia ai gestori delle palestre che ai cittadini il metodo più pratico, semplice e veloce per rispettare le norme anticovid previste.
Ma si tratta di un sistema non corretto che può mettere a rischio la privacy: a dare l’allarme è il Garante per la protezione dei dati personali.
Green pass palestre e la richiesta della copia: l’allarme privacy del Garante
Sulla raccolta dei green pass, i documenti che attestano di aver effettuato la vaccinazione o il tampone con risultato negativo, da parte delle palestre si è espresso il componente del Garante per la privacy Guido Scorza, con un intervento pubblicato sulla rivista online CyberSecurity360 lo scorso 3 settembre 2021.
La pratica risulta essere scorretta per una serie di motivazioni. Prima di tutto è necessario sottolineare che la certificazione verde deve essere solo esibita all’ingresso dei luoghi in cui è richiesta, i suoi dati non possono essere raccolti.
Lo chiarisce, senza lasciare spazio a dubbi, anche il presidente Pasquale Stanzione:
“Tra le garanzie previste dal citato dPCM 17 giugno 2021 è, del resto, compresa anche l’esclusione della raccolta, da parte dei soggetti verificatori, dei dati dell’intestatario della certificazione, in qualunque forma (art. 13, c. 5)”.
Si legge nella notizia pubblicata oggi, 6 settembre 2021, sul portale del Garante per la protezione dei dati personali.
Green pass palestre e la richiesta della copia: la raccolta mette a rischio la privacy
Il metodo della raccolta dei green pass, come quello che si sta diffondendo nelle palestre, mette a repentaglio il difficile bilanciamento tra esigenze di sanità pubblica per contrastare la pandemia e alcuni diritti fondamentali come la protezione dei dati personali o l’autodeterminazione per quanto riguarda le scelte vaccinali.
Ma non solo, come sottolineato da Guido Scorza, fornendo il qr code e i relativi dettagli ai centri sportivi si mette in circolazione una quantità di dati di gran lunga superiore al necessario.
La consegna della certificazione verde per risparmiare tempo implica l’inserimento delle informazioni in una serie di banche dati che possono avere anche livelli di sicurezza molto scarsi, con tutti i rischi per la privacy che ne derivano.
Come si legge nei chiarimenti pubblicati sul portale dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, “il combinato disposto dei dd.ll. nn. 52 e 105 del 2021, nonché del citato dPCM 17 giugno 2021 delinea presupposti e limiti dei doveri di verifica delle certificazioni verdi sanciti in capo ai gestori delle strutture interessate”.
Per rispettare le norme anticovid e verificare il possesso del green pass non è necessaria alcuna autorizzazione da parte del Garante, basta semplicemente far riferimento alle regole stabilite, che non prevedono in alcun modo la possibilità di raccogliere le copie delle certificazioni.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Green pass palestre e la richiesta della copia: l’allarme del Garante per la privacy