La gerarchia delle fonti del diritto comunitario e il loro rapporto con le normative nazionali degli Stati membri
Accanto alle fonti normative nazionali, il diritto del lavoro italiano è regolato anche da fonti sovranazionali, quelle che trovano la loro origine nelle organizzazioni internazionali di cui lo Stato italiano fa parte.
Nel contesto di tali organizzazioni, l’Italia firma accordi e convenzioni che, in materia lavoristica, promuovono e favoriscono l’affermazione e la regolazione dei “diritti del lavoro”, intesi come il complesso di situazioni giuridiche soggettive di lavoratori e datori di lavoro (art. 35 della Costituzione).
Tra queste fonti sovranazionali si possono individuare quelle comunitarie, ovvero le normative d’orientamento nel campo del lavoro derivanti dalla già Comunità Europea, ora Unione Europea di cui l’Italia, oltre ad essere uno Stato membro, è stata fondatrice.
Tali fonti sono generalmente volte ad armonizzare il mercato del lavoro di tutti gli Stati appartenenti all’UE e ad abbattere le barriere contro la mobilità della forza lavoro sul suo territorio.
Nel perseguire questi obiettivi di armonizzazione e promozione il diritto del lavoro europeo si applica agli Stati membri attraverso l’adozione di atti che, come in ogni ordinamento, seguono una particolare gerarchia.
Ma andiamo a vedere, più nel dettaglio, quali sono e come funzionano le fonti comunitarie con particolare attenzione a quelle che riguardano il diritto del lavoro.
Diritto comunitario del lavoro: fonti primarie e fonti derivate
L’Unione Europea dispone di un ordinamento giuridico a sé stante, distinto sia dall’ordinamento internazionale e sia da quello dei suoi Stati membri.
Sugli ordinamenti degli Stati aderenti ai Trattati, peraltro, il diritto dell’Unione Europea ha un effetto diretto o indiretto ed entra a far parte del loro sistema giuridico in modo diverso a seconda della tipologia atto adottato.
In particolare, l’ordinamento giuridico comunitario si compone, secondo un ordine gerarchico ben preciso, dalle seguenti fonti:
- Diritto primario (trattati e principi generali del diritto);
- Diritto derivato, adottato sulla base dei trattati, quali: direttive, regolamenti, decisioni, raccomandazioni e pareri.
Con particolare riferimento alla materia lavoristica, il Trattato sull’Unione Europea (TUE) e quello [sul suo funzionamento (TFUE) nelle loro versioni consolidate del 2016 mirano a promuovere il progresso sociale e a migliorare le condizioni di vita e lavoro della popolazione europea.
L’Unione Europea, infatti, integra e completa le iniziative intraprese dai singoli Paesi europei riguardo al diritto del lavoro, definendo una serie di requisiti minimi.
Si pensi, per esempio all’articolo 153 dello stesso TFUE che prevede l’adozione ad opera delle Istituzioni dell’Unione Europea di direttive che fissano requisiti minimi nelle seguenti materie:
- Condizioni di lavoro e impiego;
- Informazione e consultazione dei lavoratori.
Peraltro, ciascuno Stato membro può liberamente definire livelli di tutela più elevati, ma mai inferiori. Ecco, quindi, che per esempio la direttiva europea sull’orario di lavoro (2003/88/CE) riconosce ai lavoratori 4 settimane di ferie retribuite all’anno e, nonostante ciò, numerosi Paesi hanno deciso di aumentare il limite optando per una soluzione più generosa in favore dei lavoratori.
Le fonti comunitarie del diritto del lavoro: le direttive europee
L’Unione Europea adotta direttive che i Paesi membri recepiscono nel diritto nazionale e mettono in atto attraverso proprie disposizioni. Si tratta di fonti derivate - subordinate a quanto disposto dai Trattati - ossia atti legislativi che stabiliscono un obiettivo che tutti i Paesi dell’Unione devono realizzare.
Saranno gli stessi Paesi a definire attraverso disposizioni nazionali come tali obiettivi vadano raggiunti e spetta, quindi, alle amministrazioni nazionali, come ad esempio ispettorati del lavoro e tribunali, controllare l’applicazione della normativa.
Un significativo esempio in materia lavoristica di questa tipologia d’atto è la direttiva quadro europea 89/391 CEE sulla sicurezza e la salute dei lavoratori, adottata nel 1989, che ha rappresentato una tappa fondamentale nel miglioramento delle condizioni di igiene ed integrità fisica dei lavoratori.
Essa garantisce prescrizioni minime in materia di salute e sicurezza in tutta Europa, sebbene gli Stati membri siano autorizzati a mantenere o stabilire misure più severe.
Sulla base di questa direttiva quadro, peraltro, sono state adottate una serie di direttive particolari incentrate su specifici aspetti in materia di sicurezza e salute in ambito lavorativo.
Al contempo però, la direttiva 89/391 continua ad essere applicata a tutti gli ambiti oggetto delle direttive particolari, sempre in applicazione del meccanismo di gerarchia delle fonti ormai noto. Disposizioni più severe, quindi più cautelative e favorevoli al lavoratore, e specifiche eventualmente previste dalle direttive particolari prevalgono quali disposizioni speciali.
Le fonti comunitarie del diritto del lavoro: il Centro di competenza europeo
Molto rilevante per il diritto del lavoro comunitario è il Centro di competenza europeo per le politiche in materia di diritto del lavoro, occupazione e mercato del lavoro istituito nel 2016 dall’Unione Europea.
Questo organismo si occupa degli aspetti giuridici, normativi, economici e politici dell’occupazione e dei mercati del lavoro, incluse le riforme nei 27 Stati membri, nel Regno Unito, nei paesi dello Spazio economico europeo (SEE) e nei paesi candidati effettivi e potenziali che possono partecipare al programma dell’Unione europea per l’occupazione e l’innovazione sociale.
In particolare, gli obiettivi del Centro di competenza europeo sono, tra l’altro, i seguenti:
- assistere la Commissione Europea nel suo ruolo di garante della corretta applicazione del diritto dell’UE in tutti gli Stati membri e monitorare le riforme della legislazione del lavoro;
- rafforzare la capacità della Commissione di anticipare questioni che potrebbero derivare dall’applicazione delle direttive dell’UE, nonché analizzare eventuali questioni giuridiche e l’impatto delle sentenze della Corte di giustizia europea;
- accrescere la consapevolezza e incoraggiare il dibattito pubblico su questioni d’attualità riguardanti il diritto del lavoro e la legislazione dell’UE.
Infine, é importante evidenziare che l’Unione Europea conta oltre 240 milioni di lavoratori. Il diritto del lavoro europeo va quindi a diretto vantaggio di un elevato numero di cittadini ed esercita un impatto positivo su una delle più importanti e tangibili sfere della loro vita quotidiana.
Viceversa, fornisce anche un grande vantaggio ai datori di lavoro e alle società nel suo complesso poiché offre un quadro chiaro dei diritti e doveri sul lavoro, tutela la salute della manodopera e promuove una crescita economica sostenibile.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Fonti comunitarie del diritto del lavoro