Intervista a Dario Deotto su Fatturazione elettronica, flat tax, digital tax e pace fiscale.
Digital tax, fatturazione elettronica, pace fiscale e flat tax: sono i temi di cui abbiamo avuto il grande piacere di discutere con Dario Deotto, commercialista, pubblicista e firma di punta del Sole24Ore.
Questa intervista nasce subito dopo aver ascoltato l’intervento di Dario Deotto al convegno Fisco e Futuro, organizzato da Eutekne presso il Teatro Carignano di Torino lo scorso 20 settembre. Un’occasione davvero ricca di spunti, oltre che di confronto tra professionisti, studiosi e imprese sul futuro del sistema fiscale ed imprenditoriale.
Tra gli interventi più applauditi del convegno vi è stato senza dubbio proprio quello di Dario Deotto, che ha gentilmente accettato l’invito di Informazionefiscale.it ad approfondire insieme a noi alcuni dei temi trattati, con particolare riferimento alle questioni di stretta attualità fiscale.
Nel convegno di Eutekne intitolato Fisco e Futuro, tenutosi al Teatro Carignano di Torino lo scorso 20 settembre, sono stati affrontati diversi temi, tutti davvero molto interessanti. Un focus particolare è stato inevitabilmente dedicato alla cd Web Tax. In Italia ed in Europa siamo molto indietro; nel nostro Paese, in particolare, l’atteso decreto attuativo della nuova imposta sulle transazioni digitali non è mai stato emanato (lo si attendeva entro lo scorso 30 aprile). Cosa potrebbero fare l’Italia e l’UE per superare questa impasse?
Per quanto riguarda specificatamente l’Italia, confermo quanto ho avuto modo di riportare al convegno, a prescindere dal tema della “digital economy”: qualsiasi “osservatore” (sia estero che nazionale) non può che giungere alla conclusione che il sistema fiscale italiano non risulta credibile.
È inutile parlare di aliquote quando la base imponibile risulta “drogata” da non so quanti “estrogeni tributari”.
Ad un investitore estero che chiedesse: sull’utile di bilancio qual è il carico fiscale, chi saprebbe davvero dare una risposta (poste le innumerevoli variazioni fiscali a cui l’utile è sottoposto)?
Inoltre, se lo stesso investitore chiedesse se di fronte ad un rilievo infondato dei verificatori avrebbe comunque “giustizia”, chi se la sente di dire di sì? Penso che in Italia si continui a mettere la testa sotto la sabbia, e comunque che questa situazione faccia comodo a molti.
Se il sistema fosse “serio”, penso anche che molti interlocutori fiscali non potrebbero più stare sulla “scena”…
Altro inevitabile oggetto di discussione è stato quello del prossimo avvento della fatturazione elettronica obbligatoria a partire dal 1° gennaio 2019. A questo proposito, oggi abbiamo fondamentalmente due posizioni in campo: da un lato quella di coloro che vedono nella fattura elettronica uno straordinario mezzo di evoluzione del sistema fiscale (e imprenditoriale); dall’altro lato vi sono, invece, coloro che ritengono la fatturazione elettronica come un ulteriore adempimento inutile e costoso per imprese e professionisti. In mezzo a questi due estremi possiamo provare ad immaginare un compromesso soddisfacente per tutte le parti interessate? Lei come valuta, per esempio, il periodo di transizione proposto recentemente dal CNDCEC?
Oramai provo un senso di fastidio alla parola proroga.
La soluzione più equilibrata, a mio avviso, è quella di partire alla data oramai fissata, magari con un periodo (breve) di non applicazione delle sanzioni.
Le riporto un episodio che ho ancora impresso nella mente per la vergogna che ho provato. Nel 1997 ero relatore a un convegno con un esponente dell’amministrazione finanziaria (ero a Firenze). L’esponente dell’amministrazione finanziaria spiegava il nuovo modello F24 e i “benefici” che lo stesso avrebbe portato. Ebbene, venne contestato apertamente da alcuni “colleghi”, mi ricordo ancora la vergogna che provai…
Sempre durante il convegno di Eutekne, l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate Ruffini ha posto l’attenzione sul tema della cd «evasione diffusa», ovvero quella grande massa di evasione che viene compiuta dal piccolo contribuente. Proprio durante il confronto con Ruffini Lei ha sottolineato come “la mancanza di credibilità del sistema fiscale italiano sia la maggiore linfa per l’evasione”. A questo proposito, i recenti interventi legati alla definizione agevolata delle cartelle esattoriali (cd. «rottamazione» e «rottamazione bis») non rischiano di stimolare proprio questo tipo di evasione, lasciando passare il messaggio per cui i «furbetti» possono sentirsi in qualche modo certi che comunque, prima o poi, la potranno fare franca? Adesso si parla addirittura di «pace fiscale»...
Confermo che qualsiasi ipotesi di sanatoria mina la credibilità del sistema.
In Italia siamo un pò ipocriti, forse è giunto il momento di riconoscerlo. E si sa bene che con i “condoni” si strizza l’occhio ad un certo tipo di elettorato…
La flat tax è al centro della riforma fiscale di cui stanno discutendo le forze politiche di maggioranza. Secondo Lei un’imposta di questo tipo è realmente applicabile anche in Italia?
Oramai la progressivitá dell’Irpef riguarda i redditi di lavoro dipendente e (davvero) pochi altri.
Il sistema italiano attuale prevede non so quanti regimi sostitutivi o agevolativi che scontano aliquote proporzionali.
Una flat tax che attui una progressività per deduzione (e quindi anche con una quota esente per i redditi “di sussistenza”) ci può anche stare purché, però, riguardi tutti (i soggetti Irpef, chiaramente) e si cerchi, specie per i redditi d’impresa, di rivedere la base imponibile.
Oggi, il reddito d’impresa, a mio avviso, può tranquillamente essere catalogato tra i redditi figurativi.
Se Lei dovesse indicare una (o più) priorità per il fisco italiano, cosa consiglierebbe al nostro legislatore?
Forse sarebbe da rivedere la figura del (reale) legislatore…
Comunque non vedo nessuna priorità, se non quella di riformare davvero tutto il sistema.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: “Il sistema fiscale non è credibile. Occorre riformare tutto”. Intervista a Dario Deotto