Superbonus: le novità retroattive sulla compensazione dei crediti preoccupano le banche

Rosy D’Elia - Irpef

Le novità con effetti retroattivi sulla compensazione dei crediti legati al Superbonus sono insostenibili per le banche: questa la posizione espressa dall'Associazione Bancaria Italiana al termine del comitato esecutivo che si è riunito ieri, 15 maggio

Superbonus: le novità retroattive sulla compensazione dei crediti preoccupano le banche

Oggi, 16 maggio, l’Aula del Senato ha approvato, con voto di fiducia, la legge di conversione del decreto Superbonus, rivisto con l’emendamento presentato dal Governo, per stringere ulteriormente le regole di utilizzo dei crediti già maturati e da maturare. Il testo, ora, passa alla Camera che dovrà approvarlo entro il 28 maggio.

Ma le novità in arrivo, con i loro effetti retroattivi, rischiano di rendere impossibile la compensazione delle somme già acquisite da parte delle banche.

A segnalarlo è l’Associazione Bancaria Italiana con un documento approvato in maniera unanime nella giornata del 15 maggio.

Nel DL Superbonus novità retroattive sulla compensazione, ABI: insostenibili per le banche

L’evoluzione delle misure contenute nel DL Superbonus mette in allarme, quindi, anche le banche. E non è tanto lo stop sul futuro a destare preoccupazione quanto la difficoltà di gestire gli effetti delle novità sui crediti già maturati e acquistati.

Se da un lato, in caso di sconto in fattura e di acquisto di crediti fiscali, è confermata la possibilità di spalmare il credito fiscale in quattro anni, dall’altro le novità introdotte nel testo hanno degli effetti retroattivi rilevanti.

Nel dettaglio l’ABI pone l’accento sulla riduzione delle voci compensabili per le banche e per gli intermediari finanziari e in particolare sull’esclusione dei contributi previdenziali, assistenziali e dei premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.

A spiegare le conseguenze della stretta con effetti anche retroattivi è il documento approvato nella giornata di ieri:

“In questo modo per le banche sarebbe impossibile compensare i crediti d’imposta acquistati, incidendo negativamente sulla loro capacità di acquistare ulteriori crediti. Dovrebbero essere rivisti i piani di acquisto con riflessi negativi per le imprese che non riuscissero a cedere tali crediti”.

Se cambiano le regole in campo, vengono meno le stime fatte dagli istituti in linea con le indicazioni fornite dalla Banca d’Italia che negli anni scorsi ha sottolineato la necessità di acquistare crediti d’imposta in funzione della “capienza attuale e prospettica della posizione debitoria della banca nei confronti dell’erario” per evitare uno sbilanciamento tra importi acquisiti e debiti utilizzabili per la compensazione.

Per le banche, però, diventa impossibile rispettare le raccomandazioni, se il raggio della compensazioni si restringe: cambiano i numeri, cambiano gli equilibri.

“Auspichiamo, quindi, che il Parlamento e il Governo prendano nella dovuta considerazione anche tali importanti elementi”, conclude ABI.

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