Un focus su uno strumento, quello della dichiarazione dei redditi precompilata, che ancora oggi conferma quanto sia lontano il traguardo della disintermediazione del rapporto tra Fisco e contribuente
Un articolo piuttosto critico nei confronti della dichiarazione dei redditi precompilata si è diffuso come apparente notizia di attualità ma, leggendolo, si capisce che è stato pubblicato nel 2015, all’esordio della nuova forma dichiarativa.
Il “pezzo” accende nuovamente i riflettori sulla dichiarazione dei redditi “pronta all’uso” e mette in evidenza che, ancora oggi, tra gli addetti ai lavori la reale percezione dell’efficacia di questo istituto sia tutt’altro che soddisfacente.
È vero, i numeri crescono, ma non tanto da poterlo considerare effettivamente un successo. In primo luogo si deve sottolineare che gli ultimi dati messi recentemente a disposizione rendono evidente l’aumento del numero delle dichiarazioni precompilate presentate. Tra queste aumenta anche la percentuale di quelle che vengono accettate senza modifiche.
Lo strumento tuttavia, ad otto anni dalla sua introduzione, viene utilizzato da non più di un quarto dei potenziali fruitori: di questi, buona parte lo utilizza grazie all’aiuto di terzi.
Il lento trend di crescita è comunque dovuto alla presenza, anno dopo anno, di un numero sempre maggiore di dati, che non si ferma (come nell’anno della sua introduzione) alle spese sanitarie, agli interessi sui mutui e poco altro.
La dichiarazione dei redditi precompilata, oggi, contiene ad esempio anche le spese di istruzione, un dato comunicato facoltativamente dalle scuole fino allo scorso anno. È presente nel dichiarativo “fai da te” anche il cosiddetto “Bonus Acqua Potabile”.
La controprova è l’elenco dei dati messi a disposizione del contribuente, ricavabile dalla Guida 2023, pubblicata dalla Agenzia delle Entrate. L’elenco occupa tre pagine del documento.
È importante ricordare che:
- se inviato senza modifiche, dal periodo d’imposta 2022, non viene più effettuato il controllo formale sui dati relativi agli oneri, forniti dai soggetti terzi e indicati nel dichiarativo;
- se il contribuente modifica la precompilata, incidendo sulla determinazione del reddito o dell’imposta, l’Agenzia delle Entrate potrà eseguire il controllo unicamente sui dati variati e non, come in passato, anche sugli altri dati non modificati.
I rischi della dichiarazione dei redditi fai da te
Non a caso, in merito ai dati, in precedenza è stata sottolineata la frase “forniti dai soggetti terzi”.
Per prima cosa è opportuno rimarcare il costante impegno dei professionisti tributari nell’affiancare e assistere i soggetti tenuti alla comunicazione dei dati necessari alla predisposizione della dichiarazione precompilata.
Se tali dati possono ormai essere considerati sostanzialmente affidabili è anche grazie al “tempo rubato” alla professione vera e propria e dedicato a impegni a ridotto valore aggiunto. Tali adempimenti, da almeno trent’anni, dovrebbero essere eliminati, invece resistono al tempo e si moltiplicano.
Intanto, diversi contribuenti, che hanno presentato la dichiarazione precompilata in autonomia, stanno ricevendo notifica di avvisi relativi a errori nella compilazione per redditi non dichiarati o agevolazioni non spettanti.
Il più delle volte, come è evidente, il fatto che la dichiarazione fosse già “preimpostata” non ha garantito che la stessa fosse già completa nella sua compilazione e verificata nel suo contenuto.
Uno tra i più diffusi riguarda i redditi da fabbricati, dati che nella dichiarazione precompilata sono ripresi, solitamente in modo pedissequo, da quelli indicati nella dichiarazione presentata per l’anno precedente. Il tutto senza tener conto delle possibili modifiche intervenute nel corso dell’anno, desumibili dai dati del registro relativo ai contratti di locazione.
Altro caso simile è il riporto automatico del credito per oneri edilizi sostenuto in anni precedenti, che però non tiene conti di eventuali rettifiche intervenute per i riscontri effettuati in anni “intermedi” dalle agenzie fiscali, per le verifiche documentali ex art. 36 ter.
Si prenda in considerazione una spesa sostenuta nel 2014, riportabile fino al 2023, nel caso in cui la stessa sia stata oggetto di verifica ad esempio per controlli effettuati nel 2021, per l’anno 2017, che ne hanno ridotto se non azzerato l’importo fiscalmente rilevante.
Il contribuente potrebbe ritrovare tale spesa in via automatica per l’importo originario e confidare nel dato presente nella dichiarazione dei redditi precompilata.
Questi, e altri casi, mettono alla luce i rischi in cui incorrono i contribuenti che si sono avvicinati a questo “fai da te tributario”, senza aver piena conoscenza del modello dichiarativo.
I limiti della dichiarazione dei redditi precompilata
I limiti della dichiarazione precompilata non sono nello strumento in sé, ancorché perfettibile ad esempio per gli aspetti evidenziati e relativi ai redditi dei fabbricati e alle rettifiche intervenute sugli oneri pluriennali.
Si possono invece individuare, con obiettività, nella innumerevole quantità di detrazioni e deduzioni, che possono mettere in difficoltà anche un professionista del Fisco, con diversi anni di esperienza alle spalle.
Seppur con la necessaria diligenza, l’applicazione delle norme attualmente in vigore comporta il rischio di un potenziale errore, così come la possibile perdita di un vantaggio fiscale.
Entrambi i fattori derivano da una non completa conoscenza delle norme. Serve un ripensamento complessivo del metodo di riconoscimento dei contributi alla spesa, concessi ai contribuenti, mediante il riconoscimento di detrazioni, deduzioni e crediti di imposta.
Tra tali strumenti, molti hanno dubbia efficacia ad esempio nei confronti degli incapienti. È necessario snellire l’intero quadro normativo, riconoscendo l’aiuto sotto altre forme diverse da quelle fiscali.
L’azione comporterebbe un doppio risultato:
- far decollare finalmente la dichiarazione precompilata, rendendola più semplice nella sua compilazione;
- aumentare l’efficacia dell’aiuto in favore di chi ne avrebbe veramente bisogno.
Simili interventi sono previsto nel disegno di Riforma Fiscale, che si sta delineando. Sarebbe importante vedere qualche segnale già nel DdL di Bilancio 2024 o in precedenti interventi nel corso dell’anno.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Il rapporto deficitario del costo/beneficio della dichiarazione dei redditi precompilata