Contratti di lavoro, è stato pubblicato dall'INPS l'osservatorio sul precariato con i dati di giugno 2022. Si registra un boom di dimissioni nei primi sei mesi dell'anno anche in seguito alla riduzione della mobilità legata all'emergenza sanitaria. Le assunzioni sono in aumento del 26 per cento rispetto al 2021 per tutte le tipologie contrattuali, si torna ai livelli pre-pandemia.
Contratti di lavoro, è boom di dimissioni nel primo semestre dell’anno ma il mercato del lavoro è tornato ai livelli pre-pandemia.
Sono questi i dati che emergono dall’osservatorio sul precariato, pubblicato dall’INPS il 15 settembre 2022.
Le cessazioni dei rapporti sono in aumento, in particolare si registra un boom di dimissioni, oltre 600mila da gennaio a giugno. Numeri che però implicano il completo recupero di quelle del 2020, quando tutto il mercato del lavoro era stato investito dalla riduzione della mobilità.
Le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati sono state 4.269.179, con un incremento del 26 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021, per tutte le tipologie contrattuali.
I flussi di assunzioni e licenziamenti nel mercato del lavoro, dunque, tornano ai livelli pre-COVID, superando gli ostacoli dati prima dal lockdown e poi dai provvedimenti adottati dal Governo.
Contratti di lavoro: si torna ai livelli pre-pandemia ma è boom di dimissioni, i dati INPS
L’INPS ha pubblicato, il 15 settembre 2022, l’osservatorio sul precariato con i dati sui i flussi nel mercato del lavoro (assunzioni, trasformazioni, cessazioni) relativi al primo semestre dell’anno.
Dall’analisi dell’Istituto emerge come le cessazioni siano in aumento rispetto al 2021, 3,3 milioni in più per la precisione, e abbiano interessato tutte le tipologie contrattuali. Nello specifico, per quanto riguarda i contratti a tempo indeterminato, le cause sono dovute per la maggior parte a licenziamenti di natura economica e disciplinari.
Un dato che, però, non fa paura. L’INPS ricorda, infatti, come fino al 30 giugno 2021 (per gran parte dell’industria) o fino al 31 ottobre 2021 (per il terziario e il resto dell’industria) i licenziamenti economici erano bloccati dalle specifiche normative introdotte nel 2020 dal Decreto Cura Italia, per fronteggiare gli effetti della pandemia.
Addirittura, confrontando il dato con quello del 2019 (pre-pandemia) si registra una contrazione del 21 per cento.
Tra i dati delle cessazioni spicca il boom delle dimissioni per tutte le tipologie contrattuali, che sono cresciute di oltre un terzo rispetto all’anno precedente, sono oltre 600 mila in più.
Anche in questo caso, però, il dato non è allarmante, in quanto vengono recuperate completamente le dimissioni mancate del 2020, quando il mercato del lavoro era stato investito dalla riduzione della mobilità per via dell’emergenza sanitaria.
Contratti di lavoro: saldo positivo per quanto riguarda le assunzioni
Il mercato del lavoro è tornato ufficialmente ai livelli pre-pandemia.
Nel 2022 il saldo tra assunzioni e cessazioni è positivo, con quasi un milione di contratti attivati in più rispetto al 2021. Si tratta di un incremento del 26 per cento.
Come si legge nel rapporto dell’INPS, infatti, la crescita ha interessato sia i contratti a tempo indeterminato (più 36 per cento), sia le diverse tipologie di contratti a termine, intermittenti, apprendistato, tempo determinato, stagionali e somministrati.
La crescita si rispecchia anche nel processo di riassorbimento della cassa integrazione. A maggio del 2021, infatti, i lavoratori che ricevevano trattamenti di CIG risultavano essere quasi 1,5 milioni, mentre nei primi quattro mesi del 2022 sono stati tra i 300 e i 400 mila.
Sono in crescita anche tutte le tipologie di rapporto di lavoro incentivato. Tra queste l’esonero per i giovani registra la variazione più consistente, ma è la Decontribuzione Sud, per via estensione e assenza di particolari requisiti, a costituire l’agevolazione più rilevante.
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