Dati comunicazioni obbligatorie: attivati quasi 3 milioni di rapporti di lavoro in meno nel 2020. La tipologia più diffusa resta il tempo determinato. Nonostante il blocco dei licenziamenti si sono registrate 9,3 milioni di cessazioni. Una fotografia del 2020, quasi del tutto caratterizzato dall'emergenza Covid, dal punto di vista dell'occupazione.
I dati delle comunicazioni obbligatorie pubblicate dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali il 28 maggio scattano una fotografia del 2020 dal punto di vista dell’occupazione. L’anno è stato quasi del tutto caratterizzato dall’emergenza Covid e le cifre rappresentano la conferma matematica di un periodo buio per il mercato del lavoro.
Dopo anni di variazioni, lievi e quasi sempre in crescita, si registra un brusco calo per l’attivazione dei rapporti di lavoro: nei 12 mesi che ci siamo lasciati alle spalle la perdita è stata pari a 2,7 milioni di nuovi contratti.
Sono diminuite anche le cessazioni: in condizioni normali sarebbe un dato positivo, ma così non è.
Il segno meno, in questo caso, è dovuto al blocco dei licenziamenti che è stato introdotto per arginare il contraccolpo della pandemia congelando i rapporti di lavoro che, in condizioni normali, si sarebbero conclusi ma che adesso ha le ore contate.
Dati comunicazioni obbligatorie: attivati quasi 3 milioni di rapporti di lavoro in meno nel 2020
Meno rapporti di lavoro, soprattutto a tempo determinato, e meno trasformazioni a tempo indeterminato. Bastano pochi dati del Rapporto Annuale sulle comunicazioni obbligatorie 2021 a tracciare il quadro cupo ma allo stesso tempo chiaramente visibile dell’occupazione del 2020.
Si interrompe una tendenza quasi esclusivamente in crescita, le attivazioni di rapporti di lavoro, considerando anche i contratti in somministrazione, passano da 13,2 milioni nel 2019 a 10,5 milioni nel 2020. Calano anche i tirocini del 34 per cento rispetto al 2019.
Numero rapporti di lavoro, inclusi i contratti di somministrazione | Anno |
---|---|
11,2 milioni | 2016 |
12,8 milioni | 2017 |
13,3 milioni | 2018 |
13,2 milioni | 2019 |
10,5 milioni | 2020 |
Il dato peggiore degli ultimi cinque anni sicuramente non è una sorpresa, ma i dati contano e sono la conferma, matematica e certa, delle difficoltà che sono emerse nell’ultimo anno e che hanno interessato in misura maggiore la parte già debole del mercato del lavoro.
Per gli uomini, infatti, il calo registrato è pari al 18,5 per cento, per le donne arriva al 20 per cento.
Se l’attenzione dal numero di attivazioni si sposta verso le trasformazioni dei rapporti di lavoro da Tempo Determinato a Tempo Indeterminato, le percentuali restano più o meno le stesse: nel 2020 risultano in calo del 20,6 per cento.
Le 643 mila trasformazioni del 2019 diventano 514 mila nel 2020.
Dati comunicazioni obbligatorie: calano le cessazioni, ma è solo grazie al blocco dei licenziamenti
E neanche dove i dati sembrano dare segnali positivi c’è da tirare un sospiro di sollievo, anzi.
Stando alle cifre del rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie 2021, durante lo scorso anno si sono conclusi circa 2 milioni di rapporti di lavoro in meno rispetto al 2019.
Ma c’è un aspetto da non sottovalutare: il blocco dei licenziamenti inaugurato a marzo 2020, ampliato e rivisto dai diversi decreti adottati, e ancora in vigore.
La misura emergenziale sposta il punto di vista: nonostante il divieto di licenziare, 9,3 milioni di rapporti di lavoro sono stati interrotti.
I settori principalmente interessati? Alberghi e ristoranti, ma anche PA. Istruzione e Sanità.
“La modalità prevalente di cessazione corrisponde alla scadenza naturale del contratto (pari al 66,8% del totale). Come causa di conclusione, seguono la cessazione richiesta dal lavoratore (16,7%) e la cessazione promossa dai datori di lavoro la cui decrescita, da 10,2% nel 2018 a 8,3% nel 2020, è principalmente riconducibile alla causa del licenziamento”.
Sottolinea il documento. Ma si tratta di dati viziati dal blocco dei licenziamenti.
Il divieto ha imposto ai datori di lavoro l’impossibilità di licenziare entro certi termini: non ha risolto il problema, lo ha solo spostato più avanti.
La questione dello sblocco, infatti, è diventata cruciale nella discussione politica di questi mesi ed è stata centrale anche per la definizione finale del testo del Decreto Sostegni bis.
Andrea Orlando, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, aveva annunciato una nuova proroga al 28 agosto su cui, poi, ha dovuto fare marcia indietro propendendo per un compromesso.
Scadenza/Periodo di riferimento | Datori di lavoro coinvolti |
---|---|
Fino al 30 giugno 2021 | Blocco dei licenziamenti generalizzato |
Dal 1° luglio al 31 ottobre 2021 | Blocco dei licenziamenti per i datori di lavoro che beneficiano della CIGD, dell’ASO o della CISOA prevista dal Decreto Sostegni |
Dal 1° luglio al 31 dicembre 2021 | Blocco dei licenziamenti per le aziende che beneficiano della CIGO scontata, senza pagare contributi addizionali |
Sono mesi che il governo sta studiando la modalità per uscire gradualmente dalle eccezioni dettate dalla pandemia, per rendere quanto più indolore possibile il ritorno alle regole ordinarie.
Di certo i tempi sono fondamentali, ma la scadenza del blocco dei licenziamenti vicina o lontana difficilmente potrà cambiare i numeri di un annus horribilis per l’occupazione. E non c’è dubbio sul fatto che il dato attualmente positivo delle cessazioni di rapporti di lavoro, pari a 9,3 milioni, a breve cambierà.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Comunicazioni obbligatorie: attivati quasi 3 milioni di rapporti di lavoro in meno nel 2020