Clausole di salvaguardia, si possono eliminare? Con la Legge di Bilancio 2019, il loro valore ammonta a 52 miliardi di euro. Sono, per l'Europa, la garanzia per la tenuta dei conti pubblici. L'unico modo per eliminarle è trovare le risorse.
Clausole di salvaguardia, si possono eliminare? Non è così facile. Con la Legge di Bilancio 2019, il loro valore è stato portato a 52 miliardi di euro. Si tratta della garanzia che l’Italia ha assicurato all’Europa per ottenere l’ok su interventi molto costosi, come il reddito di cittadinanza e quota 100, al di sopra delle possibilità dello stato.
Le clausole di salvaguardia sono “misure di maggiore entrata a efficacia differita, riguardanti l’IVA e le accise sui carburanti”, come si legge in un documento redatto dalla Camera per spiegarne la natura. Fungono da garanzia per la tenuta dei conti pubblici e per il rispetto degli accordi con l’Europa.
Clausole di salvaguardia, si possono eliminare?
Le clausole che attualmente gravano sull’Italia non sono da sottovalutare:
- aumento dell’aliquota IVA ridotta dal 10% al 13% nel 2020;
- aumento dell’aliquota IVA ordinaria dal 22% al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021.
C’è solo un modo per non farle scattare, e quindi per eliminarle, trovare le risorse che deriverebbero dagli aumenti previsti. Nel nostro caso, 52 miliardi di euro.
Quando il governo ha presentato a Bruxelles la Legge di Bilancio 2019, per disporre di maggiori risorse ha rilanciato sulle clausole vigenti, che prevedevano un aumento dell’IVA ridotta all’11,5% nel 2019 e al 13% a decorrere dal 2020, e un aumento dell’IVA ordinaria al 24,2% nel 2019, al 24,9% nel 2020 e al 25% a decorrere dal 2021.
Ora l’Italia ha un impegno con l’Unione Europea, che si è fatto più gravoso e quindi più difficile da assolvere.
Alzare la posta in gioco vuol dire aumentare la difficoltà di trovare le risorse necessarie perché si possano evitare gli aumenti. L’IVA ridotta al 13% e quella ordinaria al 25,2% dal 2020 è lo scenario più verosimile, indipendentemente dagli scenari politici.
Clausole di salvaguardia, non è così facile eliminarle
Tra il 23 e il 26 maggio in 28 stati europei ci saranno le elezioni, ma nessun risultato potrà eliminare le clausole di salvaguardia dell’Italia. Non si tratta di un orientamento di pensiero, ma di una questione matematica: se i conti non tornano, non c’è forza politica amica che possa dimostrare il contrario.
In particolare due ragioni sostanziali rendono debole la posizione di chi pensa che le clausole di salvaguardia possano essere eliminate in funzione dei nuovi equilibri politici che emergeranno dalle urne:
- se anche, per assurdo, i risultati delle Europee dovessero essere favorevoli per la nostra coalizione di governo e se gli accordi svanissero dall’oggi al domani, come reagirebbero i mercati finanziari internazionali, fatti anche di operatori privati? Chi investirebbe in uno Stato che non rispetta garanzie e impegni presi?
- Allo stesso modo, come reagirebbero gli altri paesi dell’Unione europea che si aspettano un rispetto degli accordi di fronte al fatto che uno o più paesi li considerano nulli? In quest’ottica nessun impegno avrebbe più valore?
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