Il Decreto Carburanti - in vigore dallo scorso 15 gennaio - prevede il ricorso all'accisa mobile in caso di aumento del costo dei carburanti, un meccanismo introdotto nel 2008 con il Governo Prodi II. Vediamo cos'è e come funziona
Dopo le polemiche delle ultime settimane relative all’aumento del costo dei carburanti, il Governo Meloni ha scelto di giocare d’anticipo inserendo nel Decreto Carburanti una norma che gli consentirà - se necessario - di ricorrere al taglio delle accise, rispolverando una misura introdotta con la Legge di Bilancio 2008 dal Ministro Bersani.
Si tratta del meccanismo dell’accisa mobile previsto nell’articolo 2 del decreto appena citato e che consiste nella possibilità di tagliare una parte dei tributi sulla benzina, il metano, il gas e il gpl se il prezzo al distributore dovesse superare una determinata soglia.
Il limite massimo, superato il quale il Governo potrebbe adottare i tagli, è determinato dal Documento di Programmazione Economico-Finanziaria (DEF).
Il meccanismo dell’accisa mobile prevede, infatti, la riduzione delle imposte solo se il prezzo di benzina e gasolio dovesse superare il prezzo medio relativo al bimestre precedente, in relazione al valore di riferimento indicato nel DEF.
Come funziona l’accisa mobile e perché si chiama così?
Come già detto, l’accisa mobile è un meccanismo che consente di tagliare le imposte sui carburanti per far fronte a una situazione di emergenza causata dall’aumento oltre una determinata soglia del prezzo dei combustibili.
È stato inserito dal Governo nel Decreto sulla trasparenza sui carburanti contenente le misure urgenti per monitorare il prezzo delle materie energetiche.
Ma perchè si chiama accisa mobile? Il nome deriva dal fatto che il suo importo da fisso diventa mobile, ovvero, cambia in base all’andamento del prezzo del carburante, secondo un meccanismo inverso. Se il carburante sale, l’imposta diminuisce e viceversa, se il primo valore scende, l’imposta ritorna al suo valore originario.
Ecco perché, in base a questo meccanismo, gli sconti potranno essere adottati solo in presenza di un aumento del costo dei carburanti.
In questo caso specifico, i tagli scatteranno solo se verrà superato il prezzo medio registrato nel bimestre precedente al periodo considerato. Il valore di riferimento è quello indicato in euro nel DEF.
Accisa mobile carburanti, uno scudo contro i rincari benzina
Gli eventuali sconti saranno effettuati in compensazione alle maggiori entrate dell’IVA incassate a seguito dell’aumento del prezzi. In altre parole il taglio delle accise viene finanziato in proporzione all’IVA in più incassata dal Governo a seguito dell’aumento dei prezzi.
Quanto dovranno aumentare i prezzi per far scattare le riduzioni? Il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 14 gennaio non lo specifica, mentre prende in considerazione l’eventuale diminuzione del prezzo dei carburanti rispetto alla media del quadrimestre precedente.
L’articolo 2 del Decreto Carburanti va quindi a modificare i commi 290 e 291 dell’articolo 1 della Legge 244/07 con il quale il Governo Prodi introdusse il meccanismo dell’accisa mobile per far fronte ai rincari del prezzo del petrolio.
Il meccanismo aveva lo scopo di calmierare gli aumenti dei prezzi dei combustibili che stavano interessando tutta l’Europa e l’Italia in particolare, per tutelare i cittadini e al tempo stesso non gravare sui conti pubblici grazie al sistema di compensazione dell’IVA.
L’obiettivo, allora come oggi, era quello di “sterilizzare” e ridurre l’impatto delle accise al fine di “governare” i prezzi al distributore dei prodotti energetici.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Accisa mobile, cos’è e come funziona la nuova misura del Decreto Carburanti?