Superbonus: 170 miliardi di euro tra il 2020 e il 2023

Tommaso Gavi - Irpef

170 miliardi di euro nel triennio 2020-2023: l'impatto del superbonus inciderà sull'aumento del debito dei prossimi anni. Le considerazioni dell'UPB in audizione presso la Commissione VI Finanze e Tesoro del Senato

Superbonus: 170 miliardi di euro tra il 2020 e il 2023

Nel periodo compreso tra il 2020 e il 2023 l’ammontare del superbonus ha raggiunto i 170 miliardi di euro.

Il dato è stato fornito dall’Ufficio parlamentare di bilancio, UPB, nel corso dell’audizione presso la Commissione VI Finanze e Tesoro del Senato del 18 aprile scorso.

L’impatto influirà sul debito pubblico dei prossimi anni per il triennio 2024-2026: in media per l’1,8 per cento del PIL.

L’UPB suggerisce anche alcune soluzioni da adottare per il futuro.

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Superbonus: 170 miliardi di euro tra il 2020 e il 2023

“La differenza tra i risultati e le attese è stata macroscopica nel caso del Superbonus e non ha precedenti. Vi hanno contribuito fattori evidenti sin dalla sua introduzione - sebbene difficilmente prevedibili nell’entità degli effetti - legati alle caratteristiche specifiche della misura e altri che sono sopraggiunti come conseguenza di queste.”

Questo è quanto si legge tra le considerazioni generali riportate nella memoria a della presidente dell’UPB sul DDL AS 1092 di conversione del DL 29 marzo 2024, n. 39.

L’UPB è, infatti, intervenuto nel dibattito relativo all’ultimo decreto approvato dal Governo, la cui legge di conversione ha iniziato il suo percorso a partire dal Senato.

Le conclusioni seguono la presentazione dei dati relativi al superbonus e ad altre agevolazioni, nel corso dell’audizione presso la Commissione VI Finanze e Tesoro del Senato, che si è tenuta lo scorso 18 aprile.

L’UPB ha presentato il dato aggiornato al 1° aprile 2024 e relativo al triennio 2020-2023: l’ammontare del superbonus ha raggiunto i 170 miliardi di euro.

Spese che per il triennio di riferimenti hanno pesato, in media, per lo 0,5 per cento del PIL. L’impatto aumenterà per il triennio successivo, quello 2024-2026, in cui l’effetto stimato è di un aumento medio dell’1,8 per cento del PIL.

All’inizio delle considerazioni generali, presenti nella parte conclusiva del documento, si legge quanto di seguito riportato:

“Il Superbonus e, in misura minore, gli incentivi alle imprese Transizione 4.0 hanno inciso marcatamente sui conti pubblici degli ultimi anni lasciando anche una pesante eredità sul futuro. I loro effetti finanziari risultano superiori a quelli attesi nelle stime ufficiali per l’intero periodo di validità delle misure.”

A incidere sull’incremento dei fondi relativi al superbonus sono state principalmente quattro condizioni, secondo quanto chiarito dall’UPB:

  • la percentuale elevata dell’agevolazione, che ha eliminato il contrasto di interessi tra acquirente e fornitore;
  • l’aumento dei massimali di spesa più alti rispetto a quelli previsti per altri interventi relativi agli immobili;
  • l’inserimento di interventi trainanti con aliquote più alte rispetto a quelle previste da altre agevolazioni;
  • la possibilità di scegliere lo sconto in fattura e la cessione del credito, opzioni che hanno ampliato la platea dei beneficiari.

Superbonus e agevolazioni edilizie: come cambieranno nel futuro

L’impatto del superbonus sui conti pubblici spinge al ripensamento delle agevolazioni edilizie.

Alcune delle soluzioni erano già state suggerite dal Direttore del Dipartimento Finanze del Ministero dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Spalletta, anche alla luce del fatto che le misure agevolative automatiche e riconosciute senza preventiva autorizzazione non saranno più compatibili con le nuove regole di governance europea.

Si preannunciano nuove agevolazioni a sportello, che potranno essere ottenute solo dopo la presentazione della domanda.

Lo stesso ufficio parlamentare di bilancio ha indicato alcune delle indicazioni da tenere in considerazione.

Tra queste quella di utilizzare aliquote che non prevedano l’intera spesa a carico dello Stato, l’adozione di interventi più selettivi e di meccanismi di monitoraggio efficiaci.

Viene inoltre riproposto l’utilizzo di contributi diretti alla spesa, ad esempio per gli interventi di efficientamento energetico. Tali misure dovranno essere graduate in base al reddito dei beneficiari e alla classe energetica.

Infine si suggerisce di prevedere limiti di spesa, autorizzazioni preventive e, in determinati casi, prestiti agevolati per la realizzazione dei lavori.

I primi interventi potranno essere adottati già durante il corso dell’iter parlamentare di conversione del decreto, ad oggi la riconferma delle “agevolazioni edilizie ordinarie” risulta tutt’altro che scontata.

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