La Pubblica Amministrazione nel nostro Paese è molto indietro nell'offerta di servizi pubblici digitali rispetto alla media europea, come certifica il report della Commissione Europea Desi 2021. Particolarmente in difficoltà gli enti locali, come dimostra il caso dell'App IO.
Servizi pubblici online, l’Italia indietro nell’e-Government.
Nel contesto dell’Europa a 27 il nostro Paese ha uno dei più bassi livelli di penetrazione delle tecnologie digitali (36 per cento contro una media europea del 67) e un processo di digitalizzazione che si arresta 7 punti sotto la media continentale (64 per cento contro il 71).
Ad attestarlo è il Desi 2021, l’Indice di digitalizzazione dell’economia e della società pubblicato dalla Commissione Europea.
In particolare affanno, nell’universo della Pubblica Amministrazione italiana appaiono i comuni e in questo caso la controprova la fornisce il Csel, il Centro studi enti locali, in una sua elaborazione dei dati europei e di altre fonti per conto dell’Adnkronos diffusa il 22 novembre scorso.
E-Government, l’offerta di servizi pubblici online in Italia nel quadro europeo
Il Desi 2021 non offre una valutazione lusinghiera nell’offerta di servizi pubblici digitali da parte della PA italiana, nonostante la spinta in avanti indubbiamente fornita dalla pandemia da Coronavirus che ha obbligato le amministrazioni del nostro paese a lavorare in modalità smart working.
In particolare, secondo i dati elaborati dal Csel per Adnkronos la percentuale di cittadini italiani che utilizza servizi pubblici digitali sarebbe passata dal 30 al 36 per cento.
Ma l’e-Government è comunque abbondantemente al di sotto della media dell’Europa a 27, perché il livello di penetrazione (ovvero di utilizzo dei servizi digitali da parte dei cittadini) è tra i più bassi del Vecchio Continente con un 36 per cento contro la media del 67 e con un livello di digitalizzazione (ovvero di offerta di servizi pubblici di questo tipo) ben al di sotto anch’esso della media europea: 64 per cento contro 71.
Il combinato disposto dei due fattori sopracitati ci pone secondo il Desi 2021 nello scenario dei paesi a e-Government non consolidato in compagnia di Bulgaria e Polonia, ad esempio.
In particolare, solo il 12 per cento dei portali governativi consente la consultazione dei dati personali, mentre la media dei 27 paesi europei è al 61 per cento, sebbene l’83 percento dei servizi sia disponibile online; pertanto in questo caso perfino in una misura superiore alla media europea di 81.
Tuttavia, un settore qualificante come l’estensione della possibilità di utilizzo dei servizi online da parte di cittadini di altri paesi dell’Ue ci vede sotto la media del 43 per cento, a quota 40.
Servizi pubblici digitali, le difficoltà dei comuni
In tutta Europa gli enti locali hanno maggiore difficoltà a proporre servizi digitali per i propri cittadini come riscontrato dal Desi 2021:
“Con poche eccezioni, i servizi del governo centrale superano di gran lunga quelli locali e regionali”.
Infatti, su scala europea l’85 per cento di tutti i servizi forniti da organizzazioni dei governi nazionali sono disponibili online, mentre la percentuale scende al 74 per i governi regionali e al 59 per i servizi locali.
Questa difficoltà a proporsi sulla rete si conferma anche in Italia come si riscontra dall’elaborazione di Csel: ad esempio sia per quel che riguarda servizi come l’Anpr, l’Anagrafe della popolazione residente; sia per quel che riguarda l’App IO.
Nel caso dell’Anagrafe, a detta di Csel, al 10 novembre 2021 mancavano ancora i dati degli archivi di 68 comuni. Ma da una verifica online si evince che al 22 novembre i comuni mancanti si sono ridotti a 38.
Più preoccupante il fatto che nonostante gli enti locali fossero presenti al 31 ottobre scorso per l’80 per cento sull’applicazione AppIO (ad oggi la percentuale è anche superiore), in realtà moltissimi abbiano attivato su questa piattaforma un solo servizio tra tutti quelli disponibili: pagamenti tramite PagoPA per tributi locali e nazionali; erogazione di Bonus Vacanze, Cashback e Green Pass.
D’altra parte è recente l’ammissione da parte del Ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta che gli enti locali abbiano bisogno di assunzioni di personale qualificato anche per rispondere alle esigenze di digitalizzazione crescente dei servizi pubblici.
Un’esigenza quella di assumere nuovo personale più volte ribadita anche dall’Anci e ora certificata anche dai dati europei e da quelli del Csel.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Servizi pubblici online, Italia indietro nell’e-Government