In tema di pensione anticipata, la Legge di Bilancio 2023 prevede un incentivo per chi decide rimandare l'uscita e restare al lavoro. Si tratta di una riproposizione del bonus Maroni. Il datore di lavoro non versa all'ente previdenziale i contributi a carico del lavoratore, che rientrano nello stipendio netto
I lavoratori in possesso dei requisiti minimi per la pensione anticipata, ma che decidono di restare al lavoro possono beneficiare di un bonus che aumenta lo stipendio netto.
La Legge di Bilancio 2023, infatti, ripropone il cosiddetto bonus Maroni, con il quale si garantisce un aumento retributivo ai lavoratori che posticipano l’uscita.
L’agevolazione concede uno stipendio maggiore, in quanto la quota dovuta a titolo di contribuzione a carico del lavoratore confluisce nella retribuzione netta invece di essere versata all’ente di previdenza.
Al momento della pensione l’importo della liquidazione sarà pari, sulla base dell’anzianità contributiva maturata a quel momento, a quella spettante alla data della prima scadenza utile per il pensionamento.
Pensione anticipata: previsto il bonus Maroni per chi decide di restare al lavoro
Tra le novità della Legge di Bilancio 2023 in materia di pensioni, c’è il ritorno del cosiddetto bonus Maroni (articolo 1, comma 286).
Si tratta dell’incentivo, previsto inizialmente dalla legge n. 243/2004 per contenere le spese previdenziali, in favore di quei lavoratori che, pur essendo in possesso dei requisiti minimi per andare in pensione, decidono di continuare a lavorare.
Chi opterà per questa possibilità potrà beneficiare di uno stipendio netto comprensivo anche della quota di contributi dovuti all’INPS.
Il bonus era già stato annunciato, durante la conferenza stampa di presentazione del disegno di Legge di Bilancio per il 2023, dal Ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, il quale ha parlato di un aumento di stipendio del 10 per cento.
La percentuale indicata da Salvini rappresenta la contribuzione ai fini pensionistici (IVS - invalidità, vecchiaia e superstiti) a carico del lavoratore e versata dall’azienda all’ente di previdenza, pari appunto al 9,19 per cento.
Nel 2023 i lavoratori possono accedere alla nuova forma di pensione anticipata che sostituisce la vecchia Quota 102. Si tratta di Quota 103, che permette l’uscita dal mercato del lavoro con 62 anni d’età e 41 di contributi.
Pertanto, chi nel corso dell’anno maturerà i requisiti per Quota 103 potrà scegliere di rinunciare al versamento dei contributi IVS. La somma non versata da parte dell’azienda all’ente di previdenza sarà corrisposta interamente al lavoratore.
Non ci sono cambiamenti per i datori di lavoro che continueranno a pagare lo stipendio dello stesso importo, mentre il lavoratore guadagnerà di più, in quanto riceverà l’intera somma destinata alla contribuzione.
Bonus Maroni: la liquidazione sarà quella maturata alla prima scadenza utile per il pensionamento
Il lavoratore in possesso dei requisiti per la pensione anticipata e che intende continuare l’attività, se sceglie di usufruire del bonus Maroni, potrà beneficiare della decontribuzione in busta paga, accettando però l’importo della pensione maturato fino a quel momento.
Nel momento in cui, poi, il lavoratore andrà in pensione, l’importo della liquidazione sarà pari a quello che sarebbe spettato alla data della prima scadenza utile per il pensionamento, prevista dalla normativa vigente e successiva alla scelta di usufruire del bonus, sulla base dell’anzianità contributiva maturata al tale data.
L’importo del trattamento liquidato, quindi, sarà quello maturato al momento della prima scadenza utile per il pensionamento.
Ad ogni modo non vengono considerati gli adeguamenti delle pensioni per la rivalutazione al costo della vita durante il periodo di posticipo del pensionamento.
Le modalità di attuazione saranno stabilite da un apposito decreto del Ministero del Lavoro e del MEF, atteso entro la fine di gennaio.
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