Pace fiscale e pensioni, l’INPS precisa: “nessun buco nel bilancio”

Francesco Rodorigo - Pensioni

Dopo i dati pubblicati ieri in merito agli effetti della pace fiscale sulle pensioni arrivano i chiarimenti INPS: “dall’eliminazione dei crediti non deriva alcun buco nel bilancio”

Pace fiscale e pensioni, l'INPS precisa: “nessun buco nel bilancio”

Nei conti dell’INPS non c’è alcun buco. A precisarlo in una nota pubblicata oggi è lo stesso Istituto.

La specifica arriva in seguito alla pubblicazione nella giornata di ieri dei dati relativi al riaccertamento dei residui attivi e passivi approvato dal CIV INPS, dal quale emergeva per effetto delle varie edizioni della pace fiscale un vuoto da 6,6 miliardi di euro in contributi non versati apparentemente da colmare, con dirette ripercussioni sul sistema previdenziale.

L’INPS tranquillizza e spegne l’allarme: nel corso degli anni i crediti eliminati erano già stati opportunamente “svalutati” in quanto inesigibili per una serie di motivi.

Pace fiscale e pensioni, l’INPS precisa: “nessun buco nel bilancio”

Arrivano nuovi sviluppo per la vicenda nata attorno ai numeri derivanti dall’eliminazione dei debiti e dei crediti INPS che non sono ancora stati pagati oppure incassati ma che sono iscritti a bilancio.

In breve, soprattutto per effetto delle ultime edizioni della pace fiscale, il saldo e stralcio dei contributi non versati ha portato l’INPS a cancellare dal suo prossimo bilancio 15,7 miliardi di euro. A questi si aggiungono 6,6 miliardi di euro in contributi non pagati per la pensione dei lavoratori e lavoratrici delle aziende che hanno aderito alla pace fiscale per cui il CIV INPS ha sottolineato “l’esigenza di garantire specifici interventi compensativi nei confronti dell’Istituto a carico della fiscalità generale”.

Con il comunicato stampa diffuso nella mattinata del 16 aprile, l’INPS precisa alcuni aspetti, specificando come non non sussista alcun “buco” nei conti dell’INPS e che:

“le operazioni di eliminazione dei crediti contributivi sono state improntate al rigoroso rispetto dei criteri contabili e della normativa vigente.”

Nel corso degli anni, continua l’Istituto, i crediti eliminati erano già stati opportunamente svalutati in quanto inesigibili per una serie di motivi. Si tratta dunque di operazioni che “sono parte integrante della governance finanziaria dell’INPS e che non hanno comportato perdite o riduzioni delle risorse disponibili, essendo i crediti già ritenuti non esigibili”.

In questa categoria rientrano appunto anche quelli che sono stati cancellati in seguito alla rottamazione di cartelle esattoriali fino a 1.000 o 5.000 euro e maturati tra il 2000 e il 2015, ovvero i crediti oggetto di stralcio nell’ambito della pace fiscale 2018, 2021 e 2023.

Pace fiscale e riscossione contributi, INPS: nessuna conseguenza sul conto economico

In questo senso, dunque, l’INPS sottolinea come, nel tempo, siano state previste salvaguardie specifiche per garantire la neutralità finanziaria di simili operazioni, in primo luogo la compensazione integrale tramite il Fondo di svalutazione crediti.

I crediti eliminati, spiega l’Istituto, sono interamente coperti da un fondo costituito e alimentato negli anni proprio per far fronte a situazioni di bassa esigibilità. In questo modo si esclude qualsiasi effetto negativo sul conto economico.

Inoltre:

“già nel preventivo 2025, l’INPS ha valutato l’incasso dei crediti fino al 2020 in misura pari a solo l’1% del valore, riflettendo una pianificazione finanziaria cauta e realistica.”

Gli interventi effettuati quindi, conclude l’Istituto, non intaccano l’efficacia della riscossione ordinaria.

Ad ogni modo, i numeri pubblicati ieri hanno alimentato il dibattito politico, scatenando soprattutto la reazione delle opposizioni, con il PD che ha annunciato un’interrogazione parlamentare per fare piena luce sui numeri della pace fiscale.

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