IVA sulle ostriche al 10 per cento, lo propone il Ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida. Si riaccende la discussione sulle stranezze della tassa sui consumi, che premia i consumi di tartufo e zucche di Halloween ma non altri beni essenziali, come assorbenti e pannolini

IVA al 10 per cento sulle ostriche, che da “bene di lusso” potrebbero presto rientrare tra le categorie di beni ritenuti importanti per la vita dei cittadini.
La proposta arriva dal Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che il 4 marzo nel corso della degustazione di ostriche in Senato ha annunciato un decreto per la riduzione dell’IVA, al pari di quanto già previsto per tutti i molluschi.
Una novità non ancora formalizzata ma che accoglierebbe le richieste dei pescatori di Goro dopo i danni creati dalla diffusione del granchio blu.
Torna quindi a riaccendersi la discussione sulle “stranezze” dell’IVA, la tassa che già ad oggi premia i consumi di beni non certo essenziali, come i tartufi, mentre presenta un “conto salato” per spese essenziali come quelle relative ad assorbenti e pannolini.
IVA più bassa sulle ostriche? È solo una delle “follie” del Fisco: agevolati tartufo, zucche di Halloween e non solo
Si discute da tempo sulla classificazione non certo ottimale dei beni ai fini IVA. All’aliquota ordinaria del 22 per cento, che corrisponde alla percentuale di “tassa” dovuta dai consumatori quando effettuano degli acquisti, si affiancano le aliquote ridotte del 4 per cento, del 5 per cento e del 10 per cento.
Secondo le dichiarazioni rese il 4 marzo in Senato dal Ministro Lollobrigida, sarebbe in fase di valutazione un decreto per portare l’aliquota sulle ostriche al 10 per cento.
Per il titolare del Ministero dell’Agricoltura non si tratterebbe di beni di lusso, e pertanto la tassazione del consumo di ostriche sarebbe meritevole di agevolazioni.
Le parole di Lollobrigida hanno fatto e continuano a far discutere, perché nel sentire comune le ostriche non rientrano certamente tra i beni essenziali. Non si tratterebbe però di un caso isolato, e di stranezze sulla classificazione dei beni ai fini IVA ve ne sono tante, troppe.
Un esempio tra tutti è relativo al tartufo, tassato con IVA al 5 per cento se fresco o refrigerato e al 10 per cento se congelato, essiccato o conservato per il consumo non immediato.
Una delle stranezze più lampanti, ma non certo l’unica. Basti pensare alle zucche di Halloween, assoggettate ad aliquota del 4 per cento se commestibili, o al 22 per cento in caso di prodotti non commestibili o tossici. Un caso limite, considerando anche il suo potenziale utilizzo anche a tavola, ma che fa comunque discutere.
Le stranezze del Fisco: IVA più bassa sul tartufo che sull’acqua in bottiglia
Navigare nella classificazione dei beni ai fini IVA non è facile. L’elenco dei beni per i quali si applicano le aliquote ridotte, rispetto a quella ordinaria del 22 per cento, è contenuto nella Tabella A allegata al DPR n. 633/1972, il decreto IVA.
L’“inventario” dei beni di prima necessità, o comunque di largo consumo e meritevoli di nota assoggettati ad IVA del 4 per cento include essenzialmente prodotti alimentari come ortaggi, latte non zuccherato o farine.
Scontano l’IVA del 5 per cento le prestazioni sociali, sanitarie ed educative delle cooperative sociali, oltre a tartufi ma anche erbe aromatiche, come basilico, rosmarino e origano.
Nella lista della spesa dei beni alimentari che scontano l’IVA del 10 per cento rientrano invece, a titolo di esempio, carni, ma anche cereali, salse e lieviti.
Strano ma vero, invece, per l’acqua in bottiglia il Fisco non presenta sconti: l’IVA è del 22 per cento, che sia di sorgente o minerale.
La tampon tax e la discussione sempre aperta sul peso del Fisco sui pannolini
Nella discussione sull’IVA, e sul peso iniquo della tassa sui beni di largo consumo, non si può poi menzionare la questione della tampon tax.
L’imposta è pari al 10 per cento su assorbenti e prodotti per l’igiene femminile, raddoppiata dal 2023 al 2024 dopo un anno al 5 per cento, nonostante il dibattito aperto sulla necessità di neutralizzare questa imposta su beni così essenziali.
Dal 2024 è passata dal 5 al 10 per cento anche l’IVA sui pannolini e sul latte in polvere per i neonati e i bambini più piccoli. Tra gli altri prodotti essenziali (e obbligatori) legati all’infanzia, fa discutere l’applicazione dell’aliquota del 22 per cento sui seggiolini.
Una stranezza, o forse un assurdità, di un sistema che premia più i tartufi (e forse presto le ostriche) che gli alimenti per i lattanti. Uno “svezzamento” fiscale, con una considerazione quantomeno bizzarra di quali siano i beni essenziali o no da mettere nel carrello della spesa.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: IVA più bassa sulle ostriche? È solo una delle “follie” del Fisco: più essenziale il tartufo dei pannolini