Dipendenti pubblici: stipendio sospeso per chi ha cartelle sopra i 5.000 euro

Francesco Rodorigo - Pubblica Amministrazione

I dipendenti pubblici con debiti nei confronti della PA per oltre 5.000 si vedranno bloccare un parte dello stipendio o della pensione. Questa una delle novità previste dal DDL Bilancio 2025

Dipendenti pubblici: stipendio sospeso per chi ha cartelle sopra i 5.000 euro

In arrivo importanti novità per i dipendenti pubblici in debito con il Fisco.

Nell’ambito della lotta all’evasione il DDL Bilancio 2025 mette nel mirino lavoratori e lavoratrici della pubblica amministrazione che hanno cartelle in sospeso per almeno 5.000 euro.

Si vedranno sospendere il pagamento di una parte dello stipendio o della pensione fino al saldo di quanto dovuto.

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Dipendenti pubblici: stipendio sospeso per chi ha cartelle sopra i 5.000 euro

Tra le novità fiscali introdotte dal disegno di Legge di Bilancio 2025, trasmesso ieri alla Camera per l’avvio dell’iter parlamentare, ce n’è anche una diretta ai dipendenti pubblici con pendenze fiscali.

Nel perimetro della lotta all’evasione la prossima Manovra introduce infatti un provvedimento che va a colpire i lavoratori e le lavoratrici della pubblica amministrazione che hanno multe, cartelle e debiti nei confronti della PA per un importo superiore a 5.000 euro.

In sintesi si vedranno bloccare in automatico una parte dello stipendio o della pensione fino a quando non saranno stati corrisposte le somme dovute.

Un provvedimento arrivato a sorpresa ma non troppo, considerando che, come indicato nella relazione tecnica al DDL Bilancio 2025, si stima che i dipendenti pubblici con debiti superiori a 5.000 euro ammontano a circa 250.000.

La disposizione introdotta dal DDL Bilancio dunque non si applica alla generalità dei dipendenti pubblici, ma solamente a quelli che percepiscono somme superiori a 2.500 euro mensili.

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Sospensione stipendi dipendenti pubblici con debiti col Fisco: operativa dal 1° gennaio 2026

Nello specifico la nuova disciplina va a modificare l’articolo 48-bis del DPR n. 602/1973 che, al comma 1, prevede la sospensione dei pagamenti da parte della PA verso le imprese che risultano avere debiti con il Fisco per oltre 5.000 euro. Il nuovo comma 1-bis estende appunto tale disposizione anche nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici dipendenti.

La novità si applicherà, nel rispetto dei limiti di pignorabilità previsti, alle somme dovute a titolo di stipendio, di salario o di altre indennità relative al rapporto di lavoro o di impiego, comprese quelle dovute a causa di licenziamento che, come detto, hanno un importo superiore a 2.500 euro.

I dipendenti pubblici che percepiscono somme inferiori a tale limite, dunque, non saranno interessati (almeno per ora) dalle novità.

In caso di pagamenti sopra tale limite, quindi, le PA dovranno verificare la sussistenza di un inadempimento del beneficiario all’obbligo di versamento che deriva dalla notifica di una o più cartelle di pagamento per un ammontare complessivo pari ad almeno 5.000 euro.

Le disposizioni si applicheranno in riferimento ai pagamenti effettuati a partire dal 1° gennaio 2026 così al fine da consentire i necessari adeguamenti tecnici da apportare ai sistemi gestionali dei sostituti d’imposta e alla piattaforma di verifica.

Come si legge nella relazione tecnica, l’effetto positivo sul gettito della misura è stimato in 36 milioni di euro per il 2026 e a regime in circa 90 milioni di euro all’anno.

Ad ogni modo, per i dettagli e le conferme si attende la conclusione dell’iter parlamentare e la successiva pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale.

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