Calcolo dell'acconto IRPEF 2025 con le nuove aliquote: la Lega presenta un emendamento al decreto PA

Calcolo dell’acconto IRPEF 2025 con le nuove aliquote, un emendamento al decreto PA tenta di risolvere la questione in tempi rapidi.
È la Lega a proporre il correttivo nel decreto legge all’esame della Camera, al fine di consentire un avvio senza intoppi della stagione della dichiarazione dei redditi 2025.
Era stato il MEF ad annunciare l’arrivo di una norma per consentire di calcolare gli acconti in dichiarazione dei redditi applicando le tre aliquote IRPEF, e non il sistema vigente fino al 2023.
Acconto IRPEF 2025, nuove aliquote per il calcolo: emendamento al decreto PA
Come riportato dall’Ansa, l’emendamento presentato dal Deputato della Lega Alberto Gusmeroli, presidente della Commissione Attività produttive della Camera, prevede che:
“Al fine di non penalizzare i lavoratori dipendenti e pensionati, con particolare riguardo al settore del pubblico impiego, a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto legge, gli acconti Irpef per il 2025 sono calcolati sulla base dei dati reddituali e di imposta riferiti all’anno solare 2024.”
Una soluzione al “pasticcio” delle aliquote IRPEF che quindi potrebbe prendere forma nel corso dell’iter di conversione del decreto PA, attualmente all’esame delle Commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavoro della Camera.
Acconto IRPEF 2025, il perché del “pasticcio” delle aliquote
La riforma fiscale ha dato il via al piano di revisione dell’IRPEF, riducendo il numero degli scaglioni di reddito e modificando le relative aliquote. A partire dal 2024, è stato introdotto un sistema a tre aliquote (23 per cento, 35 per cento e 43 per cento) che ha sostituito il precedente modello a quattro scaglioni.
Aliquote IRPEF 2023 | Aliquote IRPEF dal 2024 | Scaglioni di reddito |
---|---|---|
23 per cento | 23 per cento | Fino a 15.000 euro |
25 per cento | 23 per cento | Da 15.001 a 28.000 euro |
35 per cento | 35 per cento | Da 28.001 a 50.000 euro |
43 per cento | 43 per cento | Da 50.001 |
Il decreto legislativo n. 216/2023 ha previsto inizialmente l’accorpamento delle aliquote per una sola annualità, stabilendo altresì che ai fini della determinazione degli acconti per gli anni 2024 e 2025 restassero in vigore le vecchie regole.
La Legge di Bilancio 2025 ha reso strutturale il taglio dell’IRPEF, senza però ritoccare le regole di calcolo dell’acconto. Un cortocircuito normativo posto all’attenzione da parte della CGIL e che lo stesso Ministero dell’Economia definisce un’incongruenza.
Il comunicato stampa diffuso il 24 marzo ammette la dimenticanza e rende nota la volontà del Governo di rivedere la norma in tempo utile, per evitare un aggravio in termini di dichiarazione e versamenti da parte dei contribuenti.
- Acconto Irpef: Governo interviene per consentire applicazione aliquote 2025
- Comunicato stampa MEF del 24 marzo 2025
Stipendi e pensioni, regole di calcolo dell’acconto IRPEF 2025 da scrivere
Il comunicato del MEF tenta di spegnere la discussione fornendo un’interpretazione dell’impatto della norma in fase di riscrittura che appare però poco convincente.
Il calcolo degli acconti con le vecchie regole interesserebbe solo i soggetti la cui dichiarazione dei redditi presenta una differenza a debito di IRPEF, in quanto percettori di redditi ulteriori rispetto a quelli già assoggettati a ritenuta d’acconto.
“La disposizione di cui all’articolo 1, comma 4, del d.lgs. 216/2023 va interpretata nel senso che l’acconto per l’anno 2025 è dovuto, con applicazione delle aliquote 2023, solo nei casi in cui risulti di ammontare superiore a euro 51,65 la differenza tra l’imposta relativa all’anno 2024 e le detrazioni, crediti d’imposta e ritenute d’acconto, il tutto però calcolato secondo la normativa applicabile al periodo d’imposta 2024.”
Questo quanto evidenziato dal Ministero dell’Economia, che rigetta l’accusa di voler “far cassa” sugli stipendi e sulle pensioni.
In ogni caso si va verso la messa a punto di una norma che risolverà la questione consentendo di applicare le aliquote IRPEF vigenti per il calcolo dell’acconto in dichiarazione dei redditi 2025.
L’emendamento della Lega rappresenta la prima prova di messa a terra delle novità, ma sarà necessario attendere il voto alle proposte di modifica al decreto PA per le conferme.
Resta aperta la questione del bonus dipendenti
I tempi per l’approvazione dell’annunciato correttivo sono di assoluto rilievo per l’avvio della stagione dichiarativa.
All’Agenzia delle Entrate spetterebbe il compito di adeguare le istruzioni che, ad oggi, riportano la sterilizzazione degli effetti della riforma IRPEF. Il tutto in tempi rapidi, considerando che dal 30 aprile con la messa a disposizione del 730 precompilato prenderà ufficialmente il via la stagione dichiarativa.
In ballo c’è anche la questione della penalizzazione dei dipendenti con redditi bassi sul fronte del nuovo taglio del cuneo fiscale.
Dal 2025 dipendenti con retribuzione lorda tra gli 8.500 e i 9.000 euro hanno perso la possibilità di beneficiare del trattamento integrativo e di ottenere, quindi, i 100 euro mensili riconosciuti in busta paga.
Il passaggio dai contributi alle imposte del bonus erogato ai dipendenti nasce per salvaguardare gli equilibri previdenziali ma genera, per alcune lavoratrici e alcuni lavoratori, una nuova distorsione. Anche qui, il Governo ha annunciato l’intenzione di intervenire con un correttivo, del quale però al momento non vi è traccia.
La giungla dell’IRPEF, la riforma fiscale non centra l’obiettivo semplificazione
Il pasticcio dell’IRPEF e la questione del bonus dipendenti sono due degli esempi che mostrano quanto sia difficile intervenire su questioni di natura fiscale.
La riforma fiscale resta un cantiere aperto.
Le novità attese più onerose, dalla riforma dell’IVA fino alla previsione di una flat tax sugli affitti commerciali, restano al momento ancora al palo e il Governo si prepara a richiedere una proroga di sei mesi, fino al 31 dicembre 2025 per la sua attuazione.
Tempi supplementari necessari per centrare gli obiettivi previsti dalla legge delega, ma la strada appare in salita.
Per un Fisco efficiente non basta intervenire sui “numeri”, ma anche sulla giungla di regole stratificatesi negli anni. Serve semplificazione e la questione delle aliquote per il calcolo degli acconti è l’esempio lampante di un approccio che, forse, è stato troppo frettoloso. L’ennesima occasione persa?
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