Tassa sulla spesa sulle buste biodegradabili che il supermercato mette a disposizione per frutta e verdura. Ecco le nuove regole, cosa cambia e quanto costa agli italiani questa norma entrata in vigore lo scorso 1° gennaio 2018.
A partire dal 1° gennaio 2018 anche i sacchetti per imbustare frutta e verdura saranno a pagamento.
È ormai entrata in vigore la nuova tassa sulla spesa, che costringerà i consumatori a sborsare dai 2 ai 10 centesimi per ognuna delle bustine utilizzate per imballare gli alimenti freschi al supermercato.
Per illustrare le novità che coinvolgeranno consumatori e supermercati, il Ministero dell’Ambiente ha inviato una lettera alla GDO, nella quale viene chiarito che l’obbligo di pagare anche i sacchetti di frutta e verdura sarà accompagnato dal divieto di riutilizzo delle buste biodegradabili.
Di fatto, insomma, i consumatori non potranno aggirare il nuovo obbligo di pagare le bustine trasparenti dei supermercati, perché per ragioni igieniche sarà vietato portare da casa i sacchetti da utilizzare all’interno del supermercato per imbustare frutta, verdura, ma anche il pane e altri alimenti sfusi.
L’obbligo di pagamento dei sacchetti di frutta è verdura è stato inserito nel DL Mezzogiorno, con l’articolo 9-bis della legge di conversione n. 123 del 3 agosto 2017: regole che, introdotte con l’obiettivo di ridurre il consumo di plastica, finiranno col gravare ancor di più sulle tasche dei consumatori.
Il costo dei sacchetti biodegradabili di frutta e verdura al supermercato sarà compreso tra i 2 e i 10 centesimi cadauno e in molti parlano già di una nuova tassa sulla spesa perché parte del ricavo verrà poi versato dagli esercenti allo Stato in forma di Iva e imposta sul reddito.
La novità che ha più sorpreso i lettori è che a partire dallo scorso 1° gennaio 2018 non è più possibile portare buste della spesa da casa, almeno non per imbustare gli alimenti all’interno del supermercato. Una palese contraddizione, se si pensa che uno degli obiettivi della nuova legge è ridurre il consumo di plastica e tutelare l’ambiente.
Tassa sulla spesa, dal 1° gennaio 2018 sacchetti frutta e verdura a pagamento
Se pian piano ci si è abituati a pagare le buste della spesa al supermercato, la novità in vigore dallo scorso 1° gennaio 2018 non sembra essere stata accolta con favore dagli italiani.
Anche per imbustare frutta e verdura sarà necessario pagare: non soltanto il prezzo della merce ma anche i sacchetti, le bustine bianche, fin ora distribuite gratuitamente in mercati e reparti ortofrutta di piccoli e grandi supermercati.
Una nuova tassa sulla spesa “mascherata”, che andrà a gravare sullo scontrino finale: sì, perché per ogni busta utilizzata per frutta e verdura si pagherà un importo compreso tra i 2 e i 10 centesimi, che non sarà incassato totalmente dal gestore del supermercato, in quanto comprensivo di Iva e, ovviamente, imposte sul reddito.
Si tratta della novità introdotta con il DL Mezzogiorno convertito nell’agosto 2017 che prevede, a partire dallo scorso 1° gennaio 2018, che siano obbligatoriamente biodegradabili e compostabili anche i sacchetti leggeri e ultraleggeri (le bustine utilizzate per imbustare frutta, verdura o pane ad esempio).
I supermercati non potranno più utilizzare buste non biodegradabili, pena l’applicazione di pesanti sanzioni, con multe da 2.500 euro a 25.000 euro e fino a 100.000 euro se la violazione del divieto riguarda ingenti quantitativi di borse di plastica oppure se il valore delle buste fuori legge è superiore al 10% del fatturato del trasgressore
Al momento non è ancora stato chiarito quale sarà il costo dei sacchetti biodegradabili per frutta e verdura, ma alcune indiscrezioni parlano di una media di 5 o 6 centesimi ciascuno.
Cifra unitariamente contenuta che, tuttavia, avrà il suo peso nello scontrino finale delle famiglie, sempre più alle prese con i rincari sui consumi.
Sacchetti frutta e verdura a pagamento: cosa ne pensano gli italiani?
Nelle scorse settimane una ricerca Ipsos ha raccolto in un sondaggio le opinioni degli italiani.
Sebbene il 71% degli intervistati abbia ipotizzato un esborso economico non indifferente, soltanto il 28% degli italiani si dichiara contrario alle nuove regole. Far pagare i sacchetti di frutta e verdura al supermercato viene visto come positivo al fine di ridurre l’impatto ambientale di abitudini e consumi.
Nonostante il senso comune porti a pensare che la sola idea di una nuova tassa occulta sui consumi possa essere accolta con sfavore dai consumatori, il 58% degli intervistati si è paradossalmente mostrato favorevole alla legge che prevede il pagamento dei sacchetti di frutta e verdura e, in genere, dell’utilizzo di materiali biodegradabili al posto della plastica.
Positivo anche il parere dei produttori di buste biodegradabili. Per Assobioplastiche, Associazione Italiana delle Bioplastiche e dei Materiali Biodegradabili e Compostabili costituita nel 2011:
“Con questa legge giunge a sua naturale conclusione un percorso virtuoso nel settore della bioeconomia e dell’economia circolare che fa dell’Italia un modello per tutta l’Europa”.
Una legge tutta italiana. L’Europa non ha imposto di pagare i sacchetti per frutta e verdura
Ad oggi è emerso un dettaglio che ha causato ancor più ira nei consumatori italiani: quella che ormai è destinata ad esser ricordata come la nuova “tassa sulla spesa” non è un obbligo introdotto dall’Europa, ma si tratta di una libera scelta del Governo Italiano.
Secondo quanto riportato da più fonti nelle ultime ore, è stato il Governo a scegliere di recepire nella seguente modalità la normativa UE che impone ai Paesi comunitari di ridurre il consumo di plastica.
Ed è per questo che, una volta diffusa la notizia, la vicenda dell’obbligo di pagare i sacchetti di frutta e verdura è diventata una questione politica, con il Governo Gentiloni - Renzi nuovamente sotto attacco nelle piazze virtuali e reali d’Italia.
La scelta di far pagare le bustine trasparenti del supermercato è stata motivata, da fonti vicine al Governo, come un atto necessario per far comprendere ai cittadini che lo smaltimento dei rifiuti ha un costo per tutti.
Così quei pochi centesimi pagati alla cassa diventano quasi un atto di educazione civica.
Peccato che, secondo quanto espressamente previsto dal Ministro dell’Ambiente Galletti non vi siano alternative al consumo dei nuovi sacchetti e che l’idea di uso di soluzioni differenti e più ecologiche sia stato bocciato in partenza per questioni di igiene alimentare.
È possibile obbligare i commercianti a farsi pagare le bustine biodegradabili?
Ci permettiamo, infine, di nutrire forti dubbi circa la legittimità costituzionale di una norma che - tra le altre cose - prevede come obbligatorio l’addebito della bustina biodegradabile al cliente; tale disposizione, infatti, appare violare palesemente i più elementari principi di libertà di iniziativa economica privata, con particolare riferimento a quanto previsto dall’articolo 41 della Costituzione.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Tassa sulla spesa, dal 1° gennaio 2018 sacchetti frutta e verdura a pagamento