Smart working per i dipendenti pubblici: in vista del 4 maggio, il ministro per la PA Fabiana Dadone ha incontrato il 23 aprile i sindacati più rappresentativi del comparto per l'organizzazione della Fase 2. Criticità soprattutto nel mondo della scuola e per quanto riguarda la necessità di superare l'emergenza e ripristinare corrette relazioni sindacali.
Coronavirus, rafforzare lo smart working dei dipendenti pubblici e per la pubblica amministrazione del futuro, a cominciare da quello che ci aspetta nella cosiddetta Fase 2, a partire dal 4 maggio.
È stato questo lo scopo dell’incontro del 23 aprile tra il ministro per la PA Fabiana Dadone e le maggiori sigle del comparto pubblico tra le quali le organizzazioni di categoria di Cgil, Cisl, Uil, Usb, Ugl e i diversi sindacati autonomi.
A detta del ministro la sfida di domani:
“sarà quella di rendere lo smart working una solida realtà nell’organizzazione del lavoro pubblico. In queste settimane, per necessità, siamo stati costretti a intervenire massivamente e a velocizzare molti processi adattandoci alle esigenze imposte dal Covid, con ferma in mente l’idea che la PA non potesse fermarsi né arretrare. Abbiamo acquisito un bagaglio di conoscenze importanti che non possiamo far deperire. Con le sigle sindacali stiamo individuando gli strumenti migliori per far sì che un cambiamento improvviso possa trasformarsi in una rivoluzione permanente”.
L’incontro peraltro è una tappa che si inserisce nel percorso iniziato con la firma congiunta del protocollo sulla sicurezza dei lavoratori pubblici del 3 aprile tra il Dipartimento guidato dalla Dadone e le organizzazioni sindacali e ancor prima con l’emanazione della Direttiva n.2 e della Circolare n.2.
Smart working dipendenti pubblici, i punti di criticità: le segnalazioni dei sindacati in vista della Fase 2
Tuttavia quello iniziato il 3 aprile è comunque un percorso accidentato e pieno di dislivelli in cui è semplice mettere un piede in fallo come si evidenzia dalle segnalazioni avanzate dai sindacati che ritengono “indispensabile correggere al più presto - si legge in un comunicato di Fp e Flc Cgil - quanto realizzato da molte amministrazioni in violazione delle misure di contenimento del contagio, nonché in violazione della stessa normativa emergenziale”.
In particolare, le organizzazioni di categoria della Cgil fanno riferimento al mondo delle istituzioni scolastiche pubbliche per le cui criticità sarebbe “mancato un impegno chiaro del Ministero dell’Istruzione”. A detta dei sindacati troppe amministrazioni risulterebbero ancora inadempienti
Per le due organizzazioni prima del 4 maggio, data di avvio della Fase 2, va attivato il confronto con le Rsu e le Rls in ciascun luogo di lavoro in modo da garantire il massimo della sicurezza per lavoratori e utenti.
L’Usb pubblico impiego invece ha centrato la sua attenzione su una serie di provvedimenti da prendere in considerazione del fatto che l’epidemia non si è affatto conclusa chiedendo di abolire la cosiddetta “tassa sulla malattia” derivata dalla Legge Brunetta,
“perché, sia oggi per coloro che ancora frequentano gli uffici, sia in prospettiva per quando si riaprirà seppure parzialmente, rappresenta un deterrente per i lavoratori a mettersi in malattia e diventa quindi un fattore di rischio per la comunità”.
Lo smart working per i dipendenti pubblici nella Fase 2
Per i sindacati lo strumento dello smart working o del lavoro agile deve servire per una più complessiva riforma del lavoro nella pubblica amministrazione.
L’Usb lo dichiara pubblicamente fissando come obiettivi la tutela del salario, la riduzione dell’orario di lavoro, la cancellazione delle leggi Brunetta e Madia sulla valutazione, la reinternalizzazione dei servizi informatici e di molto altro.
Ma anche per la Cgil il lavoro da remoto deve avere come obiettivo la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, con la garanzia del “diritto alla disconnessione, alla sicurezza dei dati e alla partecipazione sindacale”.
Emerge anche qui la necessità della
“definizione di un nuovo ordinamento professionale e relativi sistemi di classificazione del personale alla luce delle novità organizzative che, avviate per effetto dell’emergenza, diventano strutturali”.
Più in generale da parte delle organizzazioni sindacali viene la richiesta di superare l’emergenza e ripristinare relazioni sindacali che le mettano in condizioni di influenzare l’opera di ristrutturazione complessiva della pubblica amministrazione.
Una vera Fase 2 quindi anche per lo smart working.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Smart working dipendenti pubblici al centro della Fase 2