Alcune riflessioni sulle recenti dichiarazioni del direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini sull'ipotesi del “salvadanaio fiscale” o “cash flow tributario”.
Non posso negare di avere una grande stima per l’attuale direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini e questo dai tempi della direzione dell’ex Equitalia.
Ho saputo dell’intervista che ha rilasciato ieri pomeriggio da un lancio di agenzia ed incuriosito ho letto l’articolo pubblicato da Repubblica.
In effetti, questa trattava diversi aspetti dello stato della fiscalità nel nostro Paese e di quelle potrebbero essere le soluzioni possibili; tra queste ritengo particolarmente interessante quella afferente la realizzazione di una sorta di salvadanaio fiscale da alimentare gradualmente nel corso dell’anno ad al quale attingere in occasione della liquidazione delle imposte dovute.
Ho letto dei commenti a questa intervista; alcuni di questi rilevavano la banalità di alcuni suoi contenuti ma dovremmo anche sottolineare che quelle che sembrano banalità non sono di così semplice realizzazione.
Soprattutto quando queste devono superare gli irti ostacoli del primato della burocrazia e delle rendite di posizione delle varie lobbies che perderebbero potere con la semplificazione dei processi.
Ripeto non mi dispiace affatto l’idea di questo salvadanaio tributario.
Tra l’altro, se questo fosse accompagnato da una seria riforma tributaria che sfoltisca l’attuale articolazione delle imposte, abolendo quelle dal ridotto apporto alle casse dello stato in rapporto all’impegno di contribuenti ed addetti ai lavori, penso ad esempio alla imposta di bollo sulle fatture elettroniche soprattutto laddove queste siano emesse non solo per il riaddebito di anticipazioni; tale meccanismo potrebbe nel medio periodo essere esteso anche alle imposte indirette.
Certo andrebbe tarato in maniera tale da tener conto dei flussi finanziari dei contribuenti imprese che non sono solitamente lineari come quelli dei dipendenti, anzi spesso caratterizzati da picchi anche stagionali; ma non disdegnerei comunque una ipotesi di frazionamento anche parziale, che so 50/75% delle imposte dell’anno precedente spalmate in rate mensili od anche trimestrali.
Questo però se venissero nel contempo eliminate ritenute d’acconto, split payment e quant’altro oggi stia di fatto drenando artificiosamente liquidità che potrebbe, invece, essere ben più utile se destinata alla ripartenza di una locomotiva ingolfata dal peso degli adempimenti.
Lo vedremo realizzato con la prossima manovra di fine anno?
Nel mentre vorrei leggere del decreto di proroga al 30 settembre degli adempimenti dichiarativi su cui sembra caduto il silenzio da parte di Governo ed istituzioni...
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Ruffini ed il “salvadanaio fiscale”