Nell'ambito della riforma fiscale si fa largo l'ipotesi di dare agli enti locali la possibilità di prevedere una rottamazione comunale. Alcune tracce di autonomia locale sono già nella tregua fiscale 2023 che, però, rientra in una cornice nazionale. Pesa di più il rischio di disparità e sbilanciamenti o l'opportunità di riscossione?
Come riporta il quotidiano Il Sole 24 Ore del 17 maggio 2023, Governo ed enti territoriali stanno concordando un emendamento per arricchire il capitolo dei tributi locali della legge delega per la riforma fiscale che è al vaglio del Parlamento.
Nel testo da inserire sembrano esserci tutti i presupposti per una tregua fiscale differenziata: si ipotizza, infatti, di concedere ai singoli Comuni la possibilità di approvare una rottamazione locale, ben circoscritta e quindi selettiva.
In questa ipotesi si intravede la chance di recuperare entrate relative a multe e tasse locali non riscosse e difficilmente recuperabili. Ma sulla bilancia delle valutazioni non si può non considerare il peso dei rischi, di disparità e di distorsione del sistema, che una scelta simile può comportare.
E mentre da un lato sul fronte della riscossione locale sono in arrivo ulteriori novità con la conversione in legge del Decreto Bollette su rottamazione quater e stralcio, dall’altro l’autonomia locale è al centro delle polemiche dopo il dossier sui potenziali effetti negativi pubblicato e poi cancellato dall’account Linkedn del Senato.
L’ipotesi di una rottamazione comunale nella riforma fiscale 2023
Il Disegno di legge delega per la riforma fiscale, approvato in Consiglio dei Ministri, è solo una cornice e non è del tutto completata: il testo originario potrà arricchirsi e cambiare nel corso dell’iter Parlamentare.
Ed è proprio nell’ambito delle possibili modifiche che lo stesso Governo, d’accordo con Comuni, Città metropolitane, Province e Regioni, ha intenzione di apportare che si fa largo l’ipotesi di una nuova formula di rottamazione: una definizione agevolata su scala locale delle somme dovute. A prevederla sarebbero i singoli Comuni: Roma potrebbe metterla in campo oggi, Milano domani, Napoli potrebbe non disporla mai, ad esempio.
Riguardando, alla luce delle ultime novità emerse, le regole previste per gli enti locali nell’ambito della tregua fiscale della Legge di Bilancio 2023 appaiono le prove generali per fare questo passo avanti nel percorso dell’autonomia locale.
Per quanto riguarda lo stralcio delle cartelle, infatti, la Manovra ha affidato agli enti creditori diversi dalle amministrazioni statali la decisione di non prevedere un annullamento parziale dei debiti fino a 1.000 euro adottando uno specifico provvedimento entro la scadenza del 31 marzo, inizialmente fissata al 31 gennaio.
Andando in direzione contraria, poi, con le novità previste dalla legge di conversione del Decreto Milleproroghe ha introdotto per gli enti creditori diversi dalle amministrazioni statali, dalle agenzie fiscali e dagli enti pubblici previdenziali la possibilità di deliberare lo stralcio integrale precedentemente previsto solo per gli enti statali.
Ma c’è di più: le novità inserite nel testo di conversione in legge del Decreto Bollette, che il Parlamento dovrà approvare entro la scadenza del 29 maggio, permetteranno agli enti locali di adottare un provvedimento per aprire le porte della tregua fiscale, in particolare di applicare la rottamazione quater e lo stralcio delle cartelle fino a 1.000 euro anche ai casi di riscossione diretta e di affidamento a soggetti privati iscritti all’albo per l’accertamento e riscossione delle entrate degli enti locali.
Rottamazione comunale? Sulla bilancia dell’autonomia locale rischi e opportunità
Sebbene, quindi, l’ipotesi di una rottamazione comunale si ponga in un certo senso in linea di continuità con le ultime scelte, la novità che il Governo e le Regioni si apprestano a concordare è del tutto diversa.
Nell’applicazione pratica di rottamazione quater e stralcio dei debiti fino a 1.000 euro ci sono e ci saranno delle differenze da territorio a territorio ma l’input e il perimetro della tregua fiscale ha comunque carattere nazionale.
La scelta di una maggiore autonomia locale anche nella gestione della riscossione, in ogni caso, trova il suo appiglio nell’articolo 119 della Costituzione:
“I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa, nel rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci, e concorrono ad assicurare l’osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea”.
La riscossione locale non gode di buona salute e, come riporta sempre Il Sole 24 Ore del 17 maggio, se si considerano solo gli importi che Roma e Napoli hanno da riscuotere si arriva a 10 miliardi. E certamente una versione comunale della rottamazione potrebbe aiutare a recuperare somme che altrimenti non sarebbero riscosse.
Ma, come sempre, nella definizione dell’“autonomia finanziaria di entrata e di spesa”, e della sua applicazione concreta, non si possono non considerare anche principi, come quello dell’uguaglianza, e diritti e doveri previsti dalla Costituzione, come quello della partecipazione alla spesa pubblica in base alla propria capacità contributiva.
C’è un gioco di equilibri da regolare non solo sul piano teorico, ma anche su quello pratico. All’opportunità di intervenire su una riscossione locale che non funziona fanno da contrappeso dei rischi.
L’ipotesi di un trattamento diverso tra cittadini e cittadine con le stesse condizioni e di uno stesso trattamento per territori totalmente diversi è concreta, così come è concreto il rischio di prevedere sempre più e sempre solo interventi ex post, con potenziali effetti distorsivi sul sistema.
Sono già nelle mani degli enti locali gli strumenti di accertamento con meccanismi, però, che spesso incontrano ostacoli.
Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, nell’audizione alla camera sulla riforma fiscale del 17 maggio 2023, ad esempio si è soffermato su un tema centrale: la difficoltà di far comunicare le banche dati dell’Agenzia delle Entrate con altri enti esterni come gli enti locali.
La possibilità di prevedere definizione agevolate per territorio, quindi, potrebbe rendere meno forte l’esigenza di lavorare su tutto ciò che viene prima della riscossione e più forte la tentazione di mettere in campo strumenti di favore anche per ottenere il consenso di cittadini e cittadine.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: L’ipotesi di una rottamazione comunale: rischi e opportunità sulla bilancia dell’autonomia locale