Riforma Irpef: avanzata la proposta di prendere come spunto il modello di tassazione danese, un sistema molto più semplice e trasparente. In questo senso si è espresso il Professore Carlo Fiorio durante l'audizione tenutasi il 12 marzo 2021 dinanzi alle commissioni Finanze congiunte di Camera e Senato.
Riforma Irpef: avanzata la proposta di prendere come spunto il sistema danese quale modello di tassazione per una revisione di quello italiano. Modello danese che, peraltro, è stato oggetto di significativo interesse dopo che lo stesso Presidente del Consiglio l’ha citato nel proprio discorso per la fiducia al Senato.
La proposta è stata portata all’attenzione degli addetti ai lavori da Carlo Fiorio, professore ordinario di Scienze delle Finanze presso l’Università Statale di Milano, in occasione dell’audizione tenutasi il 12 marzo 2021 presso le commissioni Finanze congiunte di Camera e Senato.
Nel corso della relazione riferita alla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) il professor Fiorio ha preso in considerazione gli schemi di tassazione di altri paesi europei, in particolare quello francese, tedesco e danese, per concludere che quest’ultimo è un’ottima base di partenza per un’eventuale revisione del sistema tributario italiano.
Ma andiamo a vedere quali sono le caratteristiche dell’imposta sul reddito delle persone fisiche prevista in Danimarca e perché ha suscitato così tanto interesse.
Riforma Irpef: copiare dall’estero? Il sistema danese come modello
Un sistema basato sul modello danese, secondo quanto riferito dal professor Iorio in sede di audizione e poi riportato nelle memorie depositate, risulterebbe improntato alla maggiore semplicità e progressività, dando minori occasioni di evasione fiscale e, peraltro, rendendo il sistema di più facile comprensione per il cittadino.
Ecco, quindi, che ispirandosi al sistema tributario della Danimarca il professor Fiorio ha fissato i seguenti obiettivi come linee guida di un’ipotetica riforma:
- Aumentare la semplicità e massimizzare la capacità di comprensione e trasparenza;
- ridurre la variabilità delle aliquote marginali e il loro livello assoluto a redditi medio-bassi per ridurre i disincentivi dell’offerta di lavoro dipendente per lavoratori con reddito inferiore a 30.000 euro;
- aumentare il grado di progressività per compensare la perdita di gettito;
- scorporare dall’Irpef le funzioni di supporto dei lavoratori e delle famiglie, dei disabili.
Lo stesso Presidente Draghi ha rivelato di guardare all’esperienza di altri Paesi come la Danimarca che possono rivelarsi realtà ispiratrici per una riforma della tassazione nazionale come quella dell’Irpef.
Riforma Irpef: quali sono gli elementi del modello danese a cui ispirarsi
In Danimarca sono previste solo due aliquote su tutti i redditi delle persone fisiche (in Italia sono cinque per cinque scaglioni), compresi quelli da capitale immobiliare e reddito d’impresa. L’aliquota, nella scienza delle finanze è il tasso espresso in forma di percentuale che si applica alla base imponibile per calcolare il tributo.
L’Irpef danese, come registrano i dati illustrati dal professore Fiorio, è composta da un’imposta nazionale regolata dai due seguenti scaglioni:
- il primo, sotto i 531.000 Corone (circa 71.400 Euro), con aliquota al 12,11 per cento;
- il secondo sopra i 531.000 Corone con aliquota al 27,11 per cento.
All’Irpef va aggiunta una imposta a livello municipale (in media pari al 25 per cento). Per entrambe le imposte deve essere considerata una deduzione pari a 46.500 Corone (circa 6.250 Euro).
Esiste inoltre una “church tax”, imposta ecclesiastica, facoltativa e di pochi punti percentuali.
L’aliquota massima totale non può comunque superare il 52,5 per cento.
I redditi da lavoro, dipendente e autonomo, beneficiano di una deduzione aggiuntiva (EITC) che ammonta a 10,5 per cento del reddito fino a un massimo di 39.400 DK (5.300 Euro).
La maggiore linearità e comprensibilità del modello della Danimarca è molto apprezzata dal professor Fiorio che lo popone come spunto per la riforma dell’Irpef.
“(...) L’esperienza danese è un esempio interessante per una serie di ragioni. Innanzitutto, in Danimarca la base imponibile è rimasta comprehensive, come inizialmente era definita anche l’IRPEF italiana, senza l’introduzione di imposte sostitutive. (...) Suggerisce inoltre che per rendere l’imposta più trasparente e comprensibile ai contribuenti, una strada può essere di ridare all’IRPEF il suo obbiettivo primario, ossia di raccogliere risorse per finanziare sussidi e trasferimenti, togliendole la responsabilità di tutelare il benessere delle famiglie con figli, di sostenere i redditi medio-bassi, di incentivare l’acquisto della prima casa, etc.”,
ha commentato Fiorio.
Al netto delle caratteristiche specifiche, quindi, il professore si è espresso favorevolmente nell’utilizzo, in un’eventuale riforma, dell’impostazione generale del modello danese perché, secondo la sua opinione, più semplice e trasparente.
Per ogni ulteriore dettaglio o chiarimento si rimanda alla memoria depositata alla Camera in occasione dell’audizione del 12 marzo 2021.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Riforma Irpef: copiare dall’estero? Il sistema danese come modello