Il contributo dell’Agenzia delle Entrate sul tema della riforma fiscale attualmente in discussione è visto da alcuni come una intromissione su un tema non attinente al suo compito istituzionale, ecco perché.
La riforma fiscale è uno dei temi di grande rilievo tra gli addetti ai lavori che, salvo sorprese derivanti dagli esiti delle consultazioni in corso per il nuovo incarico di Governo, impegnerà l’agenda dei lavori parlamentari nel prosieguo di questa legislatura.
Dagli esiti di queste discussioni dipenderà l’attuazione dei programmi di rilancio del nostro Paese.
A prescindere della linea d’indirizzo scelta da questa riforma, da essa dipende anche la disponibilità di risorse per la copertura delle spese correnti e degli investimenti programmati, in parallelo a quanto potrà realizzarsi grazie al Recovery Plan.
È in corso una serie di audizioni parlamentari sulla materia, l’ultima delle quali avviata su una prima ipotesi di riforma dell’Irpef.
Durante queste audizioni il Direttore dell’Agenzia delle Entrate ha tracciato quella che potrebbe essere una possibile via percorribile, entrando anche nel merito dei primi dettagli del lavoro elaborato.
Il Direttore Ruffini ha avuto a mio parere il pregio di cogliere il momento giusto per proporre il tema all’attenzione di Governo e Parlamento rilasciando alcune dichiarazioni alla stampa già durante la scorsa primavera.
Da allora si è aperto un dibattito nel merito che sta coinvolgendo la politica, le imprese, i professionisti della materia con la nascita di gruppi di lavoro e tavoli di confronto che vivacizzano il confronto e propongono idee e spunti utili a chi avrà il compito di scrivere.
Ecco il punto che ha sollevato diverse polemiche
Come ho detto prima le interviste rilasciate lo scorso anno da Ernesto Maria Ruffini hanno avuto il risultato di porre il tema all’attenzione degli addetti ai lavori e dell’opinione pubblica, di contro molti si sono chiesti, anche dopo le sue dichiarazioni in occasione di Telefisco 2021, se sia corretto o meno che sia una Agenzia Fiscale, vista quale organo istituzionale di natura strettamente tecnico operativa, a dettare contenuti e tempi di realizzazione della riforma.
O sia magari più corretto che questa riforma scaturisca da un dibattito parlamentare eventualmente stimolato dalla attività dell’organo esecutivo.
Analizziamo le ragioni a favore dell’una e dell’altra parte
Le attribuzioni del Ministero dell’Economia e delle Finanze sono riportate dal Decreto Legislativo del 30/07/1999 n. 300 ”Riforma dell’organizzazione del Governo, a norma dell’articolo 11 della legge 15 marzo 1997, n. 59”
All’articolo 56 Attribuzioni del ministero delle finanze si legge:
“1. Il ministero delle finanze svolge le seguenti funzioni statali:
a) analisi, indagini e studi sulle politiche fiscali e sulla loro attuazione, ai fini della valutazione dei sistema tributario e delle scelte di settore in sede nazionale, comunitaria e internazionale;
b) predisposizione dei relativi atti normativi, di programmazione e di indirizzo e cura dei rapporti interni ed internazionali per il conseguimento degli obiettivi fissati;…”
La stessa norma al suo articolo 62 riporta i compiti attribuiti alla Agenzia delle Entrate:
“1. All’agenzia delle entrate sono attribuite tutte le funzioni concernenti le entrate tributarie erariali che non sono assegnate alla competenze di altre agenzie, amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, enti od organi, con il compito di perseguire il massimo livello di adempimento degli obblighi fiscali sia attraverso l’assistenza ai contribuenti, sia attraverso i controlli diretti a contrastare gli inadempimenti e l’evasione fiscale.”
La natura tecnica operativa dell’Agenzia delle Entrate si evidenzia anche dalla lettura del suo Statuto:
“Art. 2 (Fini istituzionali)
1. L’Agenzia svolge tutte le funzioni e i compiti ad essa attribuiti dalla legge in materia di entrate tributarie e diritti erariali, nonché in materia di catasto, servizi geotopocartografici, conservazione dei registri immobiliari, osservatorio del mercato immobiliare e servizi estimativi.
A tal fine l’Agenzia assicura e sviluppa l’assistenza ai contribuenti e agli utenti, il miglioramento delle relazioni con i cittadini e i controlli diretti a contrastare gli inadempimenti e l’evasione fiscale, al fine di perseguire il massimo livello di adempimento degli obblighi fiscali….”
Sempre lo stesso articolo al comma 3:
“3. L’Agenzia assicura il supporto alle attività del Ministero dell’Economia e delle Finanze …”
ed ancora più chiaramente al successivo comma 4:
“4. L’Agenzia presta la propria collaborazione, secondo gli indirizzi impartiti dal Ministro, alle istituzioni dell’Unione Europea e svolge i compiti necessari per l’adempimento, nelle materie di competenza, degli obblighi internazionali assunti dallo Stato ”
Una stretta applicazione del dettato normativo ci dice che l’Agenzia delle Entrate non ha alcun compito di indirizzo delle politiche fiscali, dando così ragione alle voci critiche sul punto.
Ciò non toglie che la stessa ed i suoi componenti, a mio parere meglio se a titolo personale, possano esprimere il loro pensiero sul tema, così come le altre diverse parti interessate.
Ben venga quindi il contributo di Ruffini, che peraltro ha maturato in precedenza al suo incarico una esperienza professionale che gli consente di esprimersi sul tema a ragion veduta.
Nel rispetto dei ruoli attribuiti dalla norma vigente qualsiasi contributo può essere utile al raggiungimento del comune obiettivo di modernizzazione del sistema Italia.
Certo questa riforma non potrà trascurare l’opportunità di analizzare l’ipotesi una Autorità Garante che abbia poteri ben più ampi dell’attuale figura del Garante del Contribuente e, come in altri ambiti, regoli il rapporto fisco contribuente cancellando ogni possibile retro pensiero, come avvenuto in questo caso, circa sospetti di commistione tra i vari organi dello Stato.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Riforma fiscale ed autorità di garanzia