Reddito di cittadinanza, quota 100 o flat tax: su quale di queste tre misure i lettori di Informazione Fiscale investirebbero le risorse dello Stato? Costi e benefici dell'assegno di integrazione al reddito sono la priorità soltanto per il 9% dei partecipanti al sondaggio di Informazione Fiscale.
Reddito di cittadinanza, quota 100 o flat tax, qual è la priorità su cui investire le risorse dello Stato? Informazione Fiscale ha condotto un sondaggio per stimare quale valore viene attribuito alle novità introdotte, soltanto il 9% dei partecipanti punterebbe su costi e benefici dell’assegno di integrazione al reddito.
Le priorità sono altre:
- la flat tax per il 46% dei lettori;
- altre misure diverse da quelle proposte per il 25%;
- quota 100 per il 20%.
La misura di sostegno ai cittadini economicamente più deboli, la possibilità di anticipare il pensionamento e l’appiattimento della tassazione rientrano tra i pilastri del contratto di governo firmato circa un anno fa.
Reddito di cittadinanza, solo il 9% dei lettori approva costi e benefici
Dopo dodici mesi di lavori parlamentari tutte e tre hanno preso il via, ma a costi molti alti, tanto che le risorse necessarie per avviare reddito di cittadinanza e quota 100, inserite nella Legge di Bilancio 2019, hanno contribuito all’aumento delle clausole di salvaguardia IVA come garanzia per l’Europa.
In altre parole, il rilancio ha permesso di poter disporre di 52 miliardi in più del previsto. Una mossa che ha assicurato il beneficio di poter dare seguito alle promesse fatte sul breve periodo, ma che mette in discussione la dichiarazione di intenti inserita nell’accordo tra Lega e Movimento 5 Stelle:
“sterilizzare le clausole di salvaguardia UE che comportano l’aumento delle aliquote IVA e delle accise”.
E quindi evitare l’aumento dell’IVA che, in realtà, diventa sempre più probabile.
Il reddito di cittadinanza garantisce ai nuclei familiari che rispondono ai requisiti reddituali e anagrafici un assegno fino a un massimo di 780 euro mensili, 500 euro di integrazione al reddito e 280 euro di contributo per l’affitto, per i singoli. La somma a cui si ha diritto parte dai 40 euro: l’importo reale va calcolato in base a diversi fattori e riparametrato rispetto alla composizione e al numero di componenti della famiglia.
L’INPS ha il compito di gestire le richieste ed erogare tramite Poste Italiane gli assegni, ma il reddito di cittadinanza mette in moto una macchina organizzativa che coinvolge anche Centri per l’Impiego e figure professionali nuove come i navigator con l’obiettivo ultimo di ricollocare sul mercato del lavoro i beneficiari del sussidio.
Come si legge nel DEF 2019, documento di Economia e Finanza, tutto questo ha un costo che:
“ammonta a 7,1 miliardi nel 2019, come previsto nella Legge di Bilancio per il 2019. Questo ammontare è stato attribuito per 5,6 miliardi per l’erogazione del RdC, a cui si aggiungono 274 milioni per il proseguimento del reddito di inclusione ed il resto per il potenziamento dei CpI e di altre strutture pubbliche con compiti in materia di politiche per il lavoro.
Nel 2020 e 2021 le risorse stanziate per l’intervento sono pari, rispettivamente, a 8,1 e 8,3 miliardi, di cui 7,2 e 7,4 miliardi per il RdC. Anche nel 2022 e gli anni successivi lo stanziamento complessivo ammonta a 8,3 miliardi.”
Se il prezzo è alto, altrettanto alto deve essere il valore. Ma così non è nella percezione dei lettori di Informazione Fiscale.
E d’altronde l’assegno lascia l’amaro in bocca anche a parecchi beneficiari. Qualcuno si è visto accreditare con grande stupore una somma di 40 euro, il valore minimo, e per qualcun altro che già beneficiava del Reddito di Inclusione l’importo del nuovo sussidio è risultato nettamente inferiore a quello vecchio.
Reddito di cittadinanza, a costi alti corrispondono grandi benefici?
Ma nonostante tutto tra quel 9% di lettori che investirebbe le risorse dello Stato nel reddito di cittadinanza, c’è chi vede grandi benefici.
Due sono i fattori favorevoli, secondo Roberto M., che fa una classifica delle tre misure inserite nel contratto di governo. Se avesse a disposizione i fondi pubblici, non investirebbe neanche un euro nella flat tax e stanzierebbe il 70% della somma proprio per il sostegno ai cittadini economicamente più deboli perché permette due azioni importanti:
“dare immediato sostegno economico a soggetti in, o molto vicini, alla soglia della povertà e insieme di assisterli nella ricerca di un lavoro stabile”.
Anche per Daniele M. l’assegno di integrazione al reddito genera conseguenze positive:
Credo sia un’opportunità per i disoccupati di trovare un lavoro, un sostegno economico per i più bisognosi, generalizzato ad incrementare le vendite.
Conseguenze positive che, secondo Domenico C., danno vita a un effetto a cascata:
“Investirei ancora sul reddito di cittadinanza, attraverso tale beneficio potrà avere inizio una seria applicazione della Dichiarazione di Immediata Disponibilità al lavoro (DID) e il conseguente Patto per il Lavoro. Solamente a seguito di questa innovazione nel mondo del lavoro, potrà avere inizio una seria lotta contro l’illegalità e il lavoro nero, preteso da alcune aziende e da tanti datori di lavoro, con un’equa retribuzione e giusta preparazione del lavoratore e dei giovani. Conseguentemente anche i centri per l’impiego raggiungerebbero migliore capacità nel loro compito di assistenza al lavoratore e più fiducia nel loro operato. Solo attraverso un serio percorso lavorativo potranno debellarsi tante illegalità, i cittadini si sentiranno più liberi e realizzati e l’Italia potrà elevarsi a nazione in corso di crescita su tutte le direzioni positive.[...] Si deve iniziare dal lavoro e il beneficio concesso va esteso ad altri, è l’unica via per ricominciare da zero”.
Una visione che si basa sull’efficacia del reddito di cittadinanza in termini di capacità di ricollocare i beneficiari sul mercato del lavoro. Ma nello stesso aspetto Carla G. vede il punto di forza e debolezza:
“Il Reddito di Cittadinanza è interessante nell’ottica di fornire un percorso di primo inserimento e di riqualificazione per persone disoccupate o in cerca di prima occupazione ma deve essere armonizzato con le corrette politiche di formazione finalizzate all’assunzione come già avviene negli altri paesi europei che adottano simili soluzioni.
Al momento ritengo NON ancora pronte le strutture italiane per gestire efficacemente questa proposta che sicuramente è migliorativa e più trasparente rispetto alle vecchie politiche di collocamento”.
E in effetti la macchina organizzativa che dovrebbe ricollocare sul mercato i beneficiari del reddito di cittadinanza non è ancora partita. Solo quando comincerà la corsa ci saranno elementi più chiari per valutare se a costi alti corrispondono grandi benefici.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Reddito di cittadinanza, a costi alti corrispondono grandi benefici?