Adottate in via definitiva le novità sulle agevolazioni destinate alle lavoratrici e ai lavoratori impatriati. Si torna a una esenzione pari al 50 per cento per 5 anni, cambiano anche i requisiti dal 2024: il nuovo regime prende forma nel decreto legislativo di attuazione della riforma fiscale che riguarda il versante internazionale
È fiscalmente vantaggioso tornare in Italia per chi vive all’estero? La risposta è sì, ma dal 2024 lo sarà molto meno e per un numero più ristretto di persone. Con i lavori di attuazione della riforma fiscale, infatti, cambia il regime delle agevolazioni per le lavoratrici e i lavoratori impatriati.
Chi trasferirà la sua residenza nel nostro Paese dal prossimo anno potrà beneficiare di una riduzione dei redditi di lavoro oggetto di tassazione pari al 50 per cento e solo se rispetta i nuovi e più stringenti requisiti che richiedono, ad esempio, una elevata qualificazione o specializzazione.
Le novità sono contenute nel decreto legislativo di attuazione della riforma fiscale sul fronte internazionale adottato in via definitiva con il Consiglio dei Ministri del 19 dicembre 2023 dopo l’esame parlamentare.
L’esenzione che attualmente arriva al 70 per cento, quindi, diventa meno vantaggiosa e meno accessibile, nonostante le modifiche introdotte alla nuova disciplina dopo le osservazioni delle Commissioni competenti di Camera e Senato.
Le misure previste per docenti e ricercatori restano invariate, così come per il settore sportivo. E non ci saranno effetti retroattivi per coloro che saranno rientrati in Italia entro il 31 dicembre di quest’anno e potranno continuare a beneficiare dello stesso trattamento.
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Lavoratori impatriati, con le novità sulle agevolazioni si ritorna al 50 per cento per 5 anni
Il decreto legislativo di attuazione della riforma fiscale sul fronte della fiscalità internazionale modifica le agevolazioni per le lavoratrici e i lavoratori impatriati, ma dopo l’analisi del Parlamento il testo è stato rivisto in più punti per ammorbidire la linea proposta in principio.
Oltre a un ritorno all’esenzione prevista prima delle novità del Decreto Crescita del 2019, e quindi pari al 50 per cento, si introduce anche un limite per l’applicazione dei benefici: 600.000 euro nell’arco di un anno, così come specificato nel testo adottato in via definitiva.
Entro questa soglia il reddito di lavoro dipendente, i redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente, i redditi di lavoro autonomo prodotti in Italia da lavoratori che trasferiscono la residenza sul territorio concorrono solo per la metà alla formazione del reddito e per una durata di 5 anni.
Attualmente la base imponibile è pari al 30 per cento e non è prevista alcuna soglia: le regole sono contenute nell’articolo 16 del decreto legislativo numero 147 del 2015 che sarà abrogato.
Anche i requisiti per beneficiarne cambieranno:
- non basteranno più due anni di residenza all’estero per accedere ai benefici, ma ne serviranno tre. Il requisito di permanenza all’estero, inoltre, cresce se il lavoratore o la lavoratrice prosegue l’attività con lo stesso datore di lavoro con cui lavorava prima del trasferimento (nella versione iniziale della riforma era richiesto esplicitamente un nuovo rapporto di lavoro):
- sono richiesti sei anni se il lavoratore non è stato in precedenza impiegato in Italia in favore dello stesso soggetto oppure di un soggetto appartenente al suo stesso gruppo;
- sette anni, se il lavoratore, prima del suo trasferimento all’estero, è stato impiegato in Italia in favore dello stesso soggetto oppure di un soggetto appartenente al suo stesso gruppo;
- bisognerà, poi, restare in Italia per quattro anni (inizialmente cinque) e non più per due;
- servirà una elevata qualificazione o specializzazione per beneficiarne.
Le agevolazioni saranno desinate sia alle cittadine e ai cittadini iscritti all’AIRE ma anche quelli non iscritti con residenza in un altro Stato con convezione contro le doppio imposizioni.
Nella versione definitiva del decreto legislativo di attuazione della riforma fiscale vengono introdotte anche delle agevolazioni per i genitori, così come richiesto da Camera e Senato.
La riduzione della base imponibile arriva al 60 per cento per coloro che si traferiscono in Italia con un figlio minore e anche in caso di nascita di un figlio ovvero di adozione di un minore di età durante il periodo di fruizione del regime.
Agevolazioni lavoratori impatriati, con le novità della riforma fiscale si apre un periodo transitorio
Il nuovo regime di agevolazioni fiscali previsto per gli impatriati sarà operativo dal 2024 ed è previsto un regime transitorio che vedrà convivere vecchie e nuove regole:
- i vecchi requisiti, più semplici, lasceranno posto alle nuove e più articolate regole d’accesso, con l’introduzione anche di una elevata qualificazione o specializzazione per beneficiare delle agevolazioni;
- l’esenzione passerà dal 70 al 50 per cento per una durata di 5 anni e con un limite di 600.000 euro.
Come richiesto durante l’esame parlamentare, nella versione definitiva del decreto attuativo della riforma fiscale è stato definito un passaggio più dolce dal vecchio al nuovo regime impatriati rispetto alle intenzioni iniziali.
I soggetti che trasferiscono la loro residenza anagrafica in Italia entro il 31 dicembre 2023 o nel caso di rapporti di lavoro sportivo stipulati entro fine anno si conservano le regole attualmente in vigore.
Una tutela, infine, viene introdotta nello sprint finale del provvedimento anche per coloro che trasferiscono la loro residenza anagrafica nel 2024: è possibile beneficiare di una proroga delle agevolazioni per tre anni nel caso in cui si diventa proprietari entro il 31 dicembre 2023 e, comunque, nei dodici mesi precedenti al trasferimento, di un’unità immobiliare di tipo residenziale adibita ad abitazione principale in Italia.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Lavoratori impatriati, cambiano le agevolazioni: novità su esenzione e requisiti