Il gap digitale italiano è un problema di formazione, non di investimenti: mancano infatti le competenze necessarie all'implementazione delle nuove tecnologie. Il presidente di AssoSoftware, Pierfrancesco Angeleri, commenta così i dati emersi dal report sull'intelligenza artificiale di Unioncamere
Fanno discutere i dati emersi dal report di Unioncamere in tema di intelligenza artificiale.
Il divario digitale del nostro Paese non è dato dalla mancanza di investimenti, ma da un problema culturale. I lavoratori non posseggono infatti le competenze necessarie all’implementazione delle nuove tecnologie.
La soluzione, questa la proposta di AssoSoftware, è quella di puntare sulla formazione dei dipendenti.
Intelligenza artificiale: mancano le competenze necessarie
L’IA, intelligenza artificiale, è utilizzata da meno del 10 per cento delle aziende italiane.
È quanto emerge dal report di Unioncamere, che sintetizza i dati emersi da 40.000 test di autodiagnosi della maturità digitale, realizzati attraverso i Punti impresa digitale delle Camere di commercio.
- Unioncamere - Report sull’intelligenza artificiale
- Comunicato stampa completo di tabelle con i dati emersi dall’incontro “Il lavoro al tempo dell’intelligenza artificiale” del 4 marzo 2024.
“Non si tratta di mancanza di investimenti, ma di un problema culturale del nostro Paese”, spiega Pierfrancesco Angeleri, presidente di AssoSoftware, l’associazione di Confindustria che raggruppa i produttori di software italiani.
Dalla fotografia che emerge dai dati, il 15 per cento delle imprese intende investire in questa tecnologia nei prossimi tre anni.
Il quadro generale evidenzia dunque un trend di progressiva acquisizione delle tecnologie 4.0 all’interno dei processi aziendali.
Cos’è, quindi, che frena l’effettiva implementazione dell’IA?
Il problema principale è rappresentato dalla mancanza di competenze da parte dei lavoratori.
Le abilità digitali, dal semplice uso di Internet fino a competenze più specifiche come l’utilizzo di linguaggi informatici, sono state richieste lo scorso anno a 6 assunti su 10.
Nonostante questo tipo di capacità risulti ormai indispensabile allo svolgimento di molte professioni, le imprese faticano a trovare lavoratori che le possiedano, in quasi la metà dei casi (45,6 per cento).
Intelligenza artificiale, la proposta di AssoSoftware: puntare sulla formazione
“Per sfruttare a pieno i benefici dell’IA è prioritario puntare sulla formazione, perché - come ribadito oggi anche dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso - senza persone non c’è IA. Servono formazione e competenze adeguate sul digitale”
Questo il parere di Angeleri.
Il presidente di AssoSoftware afferma che l’associazione di Confindustria si è impegnata in questo senso:
“stringendo partnership con istituti di formazione come Luiss42 e ITS Academy per la realizzazione di corsi in collaborazione con le nostre aziende associate”.
Le risposte devono comunque arrivare dalla politica. Per la digitalizzazione delle imprese, è infatti necessario che vengano messe in atto misure strutturate per la formazione del personale pubblico e privato.
Un primo passo è stato fatto con il nuovo Piano Transizione 5.0, che prevede crediti d’imposta fino al 45 per cento alle imprese per gli investimenti sostenuti per la formazione dei dipendenti.
La misura, per quanto rappresenti un tentativo importante, non basta.
Lo stesso Angeleri commenta:
“È necessario non solo mantenere il credito d’imposta per la riqualificazione dei profili già operativi in azienda, ma anche semplificare la burocrazia per accedere alle agevolazioni e ampliare i soggetti erogatori, includendo i produttori di software e le piattaforme che si occupano della formazione".
Solo così sarà possibile sostenere la diffusione delle competenze digitali, strategiche per l’integrazione dell’IA nei processi produttivi delle aziende e nei servizi.
Senza un’adeguata formazione delle persone, dunque, non sarà possibile porre rimedio al gap digitale italiano.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Intelligenza artificiale: necessario investire nella formazione