Concordato da rivedere, dopo il flop delle adesioni per il biennio 2024-2025. La Lega rilancia la proposta di flat tax incrementale
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Dal concordato preventivo biennale alla flat tax incrementale.
Arriva dalla Lega la proposta di rivedere il patto con il Fisco, dopo il flop delle adesioni per il biennio 2024-2025 e la conseguente impossibilità di intervenire sull’IRPEF in Legge di Bilancio.
Per superare le criticità del concordato torna in campo la proposta di una flat tax del 15 per cento sui redditi incrementali, già introdotta nel 2023 e inserita tra i principi della delega fiscale.
Flop concordato, la Lega rilancia la flat tax incrementale
Si è tenuta oggi 7 febbraio alla Camera la conferenza stampa con la quale la Lega ha presentato la proposta di rottamazione quinquies delle cartelle per il 2025.
Un incontro nel quale si è parlato anche di concordato preventivo biennale, strumento promosso dal Viceministro Leo e che per il biennio 2024-2025 non è stato un successo.
Basse le adesioni, e conseguentemente gli incassi: solo 1,6 miliardi di gettito da parte di 600.000 contribuenti, rispetto alla platea potenziale di 4,7 milioni di partite IVA.
Il patto con il Fisco non ha centrato l’obiettivo di garantire quei 2 miliardi necessari per la riduzione dell’IRPEF per il ceto medio, e l’insuccesso della misura promossa da Maurizio Leo diventa l’argomento centrale per evidenziare la diversità di vedute sulle misure fiscali promosse dal Governo.
Critiche vengono sollevate all’interno della stessa maggioranza, con la Lega che parla della necessità di “fare una seria riflessione” su un meccanismo che è sicuramente da rivedere e che “se nel primo anno di valenza ha dato scarsi risultati, saranno ancora più scarsi quelli 2026-2027”.
Lo afferma Alberto Gusmeroli, deputato e responsabile Fisco della Lega, che richiama in campo la flat tax incrementale, misura introdotta per l’anno 2023 e che è stata inserita anche dai principi della delega fiscale:
“Un sistema semplice, un sistema che chi guadagna di più sulle eccedenze paga solo il 15 per cento. Una “flat” che non ha tutte le criticità emerse con il concordato preventivo biennale.”
Cos’è e come funziona la flat tax incrementale
Alberto Gusmeroli ne aveva già parlato ai microfoni di Informazione Fiscale: la flat tax incrementale consentirebbe di superare le criticità del concordato, strumento di difficile attuazione e che “spinge a far crescere il reddito in modo artificiale”.
Introdotta con la Legge di Bilancio 2023, in via sperimentale per un solo anno, la flat tax incrementale è stata applicata alle persone fisiche titolari di partita IVA esercenti attività d’impresa, arti o professioni che non applicano il regime forfettario.
La flat tax del 15 per cento premia gli aumenti di reddito: permette di applicare, in luogo delle aliquote IRPEF, un’imposta sostitutiva ridotta sulla base imponibile più elevata conseguita nell’anno, rispetto al periodo precedente.
Per il 2023 ha consentito di assoggettare a tassazione ridotta la base imponibile incrementale, fino ad un massimo di 40.000 euro, pari alla differenza tra il reddito d’impresa e di lavoro autonomo determinato nel 2023 e il reddito d’impresa e di lavoro autonomo, d’importo più elevato, dichiarato negli anni dal 2020 al 2022, decurtata di un importo pari al 5 per cento.
Un meccanismo d’applicazione che non è stato esente da critiche, ma sul quale la Lega punta come alternativa al concordato preventivo biennale. Quel che emerge è, in ogni caso, una visione differente all’interno del Governo sugli obiettivi del Fisco per il prossimo futuro.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Flop concordato, torna in campo la flat tax incrementale