L'indirizzo della politica fiscale del MEF e dell’Agenzia delle Entrate sembrano quasi una utopia rispetto alla percezione dell'oggi da parte di contribuente e operatori. professionali. L'analisi e i possibili riflessi.
L’ultimo atto di indirizzo della politica fiscale pubblicato dal MEF, Ministero dell’Economia e delle Finanze, è stato fonte di critiche e discussioni tra addetti ai lavori sulla effettiva fattibilità di alcuni sui obiettivi dichiarati: la semplificazione degli adempimenti e la disintermediazione del rapporto tra fisco e contribuente.
In effetti non si tratta di novità eclatanti, ma di temi già in passato oggetto dei precedenti documenti di indirizzo, pubblicati negli scorsi anni dal Ministero dell’Economia e delle Finanze in ottemperanza del Dlgs 300/1999.
Gli stessi argomenti sono stati anche in più di una occasione al centro di dichiarazioni pubbliche, come le audizioni in Parlamento, da parte del Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini.
Le ambizioni di un Fisco efficiente alla prova dei fatti
Il processo di semplificazione è stato tra l’altro già avviato già da qualche anno, siamo partiti, ad esempio alla dichiarazione dei redditi precompilata, poi siamo arrivati alla fattura elettronica e poi ancora, almeno nel percorso tracciato dall’Agenzia delle Entrate, alla dichiarazione IVA precompilata.
Ma come si sta traducendo nei fatti tutto questo? Di seguito alcuni spunti di riflessione.
La dichiarazione dei redditi precompilata è utilizzata da circa il 15 per cento dei potenziali fruitori, tra l’altro per buona parte grazie all’intervento di un CAF o di un professionista. Ancora oggi è negata la possibilità di trasporre i dati ivi contenuti in un modello ordinario senza perdere i relativi vantaggi per la conservazione documentale, così di fatto va sprecato l’importante sforzo fatto a monte nella trasmissione delle info ivi contenute per l’acquisizione dei dati che vengono poi elaborati dall’Agenzia delle Entrate.
La fatturazione elettronica è obiettivamente un successo sotto molti punti di vista, ma invece di portare ad un parallelo snellimento del Dpr 633/72 ha visto il successivo appesantimento della compilazione con la implementazione di Codici Natura e Tipo Documento, in funzione dell’introduzione della dichiarazione IVA precompilata.
Si arriva, quindi, a una dichiarazione IVA precompilata che presuppone la gestione propedeutica dei registri e delle liquidazioni periodiche sul portale dell’Agenzia delle Entrate di fatto raddoppiando gli adempimenti senza la maniera di fare interagire i gestionali delle aziende e degli studi tributari con il database dell’Amministrazione.
A questo panorama di semplificazione complessa si sommano tutta una serie di azioni del Governo di turno, del Legislatore ma anche di una prassi amministrativa che più di una volta appare voler salire i gradini della gerarchia delle fonti e anche di una Giustizia Tributaria che spesso si contraddice.
In questo contesto poi, seguendo una piccola divagazione, rinvii e rimaneggiamenti della normativa sulla crisi di impresa ed insolvenza hanno esposto gli amministratori alla innovazione dell’articolo 2476 del codice civile entrata in vigore nel 2019 senza i paracadute degli strumenti di composizione previsti appunto dal codice ancora oggi in buona parte inattuato.
Per un Fisco efficiente una responsabilizzazione di tutte le parti in causa
Tornando all’ambito strettamente tributario, se ai punti trattati in precedenza si somma l’alterna efficienza degli uffici periferici che sembrano rispondere alla azione proattiva dell’operatore di turno e non alle indicazioni dettate da protocolli che ne dovrebbero assicurare una pari efficienza diffusa.
Quando un semplice intervento correttivo viene sorprendentemente rifiutato dall’operatore CIVIS di turno e di contro ad una autotutela inviata via mail circa un complesso caso viene risposto il giorno successivo con lo sgravio totale di quanto inizialmente contestato è palese la percezione di giocare alla roulette russa.
Mentre si lavora a una riforma fiscale, apparentemente impantanata alla Camera, e a una proposta di Authority Fiscale che dovrebbe porre fine a alla proliferazione incontrollata di norme che hanno stratificato e reso di fatto illeggibili in molti la normativa fiscale servirebbe una responsabilizzazione di tutte le parti in causa:
- i professionisti invece di piangersi addosso pensando ad un futuro che li vedrà privati della compilazione di moduli e modelli F24 dovrebbero invece cavalcare l’innovazione tecnologica, ad esempio iniziando a studiare le implicazioni tributarie del metaverso e delle cryptovalute che presto saranno sempre più presenti nei nostro quotidiano;
- le Agenzie Fiscali in attesa della auspicata semplificazione normativa dovrebbero fare uno sforzo maggiore per standardizzare le risposte degli uffici periferici rispetto alle esigenze del contribuente e promuovere tavoli di concertazione con Assosoftware, parti imprenditoriali, professioni e Autorità Garante Privacy per concordare soluzioni operative alle problematiche più ricorrenti;
- il Legislatore dovrebbe finalmente cambiare paradigma, innovando la forma dei testi normativi, riducendone all’osso la frammentazione.
È ora, inoltre, che il Governo torni alla visione di lungo termine dei padri della Repubblica scegliendo un chiaro indirizzo politico che non abbia l’orizzonte del prossimo turno elettorale.
Vuol dire chiedere troppo?
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Le ambizioni di un Fisco efficiente alla prova dei fatti