Elezioni europee 2024: i programmi dei partiti convergono nella lotta ai paradisi fiscali

Rosy D’Elia - Fisco

Appuntamento l'8 e il 9 giugno per le elezioni europee 2024: che cosa prevedono sul Fisco i programmi dei principali partiti italiani? Sembra esserci un punto di convergenza da destra a sinistra: la lotta ai paradisi fiscali. Osservati speciali anche la global minimum tax e la necessità di avere un panorama di regole più omogeneo

Elezioni europee 2024: i programmi dei partiti convergono nella lotta ai paradisi fiscali

L’appuntamento con le elezioni europee 2024 si avvicina, sabato 8 e domenica 9 giugno si vota in tutta Italia. Quali sono le novità proposte nei programmi dei principali partiti italiani sul Fisco?

Da destra a sinistra, la lotta ai paradisi fiscali è sicuramente il punto di convergenza.

Riflettori accesi da più fronti anche sulla global minimum tax e sulla necessità di arrivare a un panorama di regole più omogeneo.

Da Fratelli d’Italia agli Stati Uniti d’Europa, una carrellata tematica delle proposte sul Fisco che arrivano dai principali partiti italiani e che sono raccolte nei documenti che linkiamo in pdf per una consultazione completa.

Elezioni europee 2024: il Fisco nei programmi dei partiti

Arginare i rischi dei paesi che offrono dei trattamenti privilegiati dal punto di vista della tassazione è la preoccupazione più comune che emerge dai capitoli fiscali dei programmi per le elezioni europee 2024.

Se, internamente per le politiche del 2022, a unire gli estremi era stata la necessità di ridurre il costo del lavoro intervenendo sul cuneo fiscale e contributivo, sul piano UE gli opposti si attraggono nella lotta ai paradisi fiscali.

Per Fratelli d’Italia la priorità è arginare le migrazioni delle sedi aziendali verso territori europei con un panorama di regole privilegiato, mentre la Lega e Alleanza Verdi Sinistra, seppur con posizioni diverse, si preoccupano degli effetti del dupming fiscale, termine utilizzato proprio per indicare forme di concorrenza sleale.

Come intervenire? Le risposte, diverse, arrivano da più fronti:

  • per il Movimento 5 Stelle, tra le altre cose, vanno riformati i criteri della composizione della lista giurisdizioni non cooperative a fini fiscali;
  • il Partito Democratico e Azione, invece, concordano sulla necessità di armonizzare le aliquote fiscali proprio per colmare quei divari di trattamenti che ancora persistono all’interno dello stesso Continente;
  • per Alleanza Verdi Sinistra serve un organo democratico e trasparente, utile a mappare anche i paradisi fiscali interni all’UE.

Proposte che, in molti casi, si legano a doppio filo alla necessità di costruire dopo la politica monetaria condivisa, anche una fiscale comunitaria.

Elezioni europee 2024: verso un sistema di tassazione europeo?

“Occorre dotarsi di una vera e propria unione fiscale come completamento imprescindibile dell’unione monetaria”, si legge nel programma degli Stati Uniti d’Europa.“Nell’Unione Europea abbiamo ancora 27 mercati dei capitali diversi, con regolamentazioni diverse, con tassazioni diverse, con procedure diverse”.

Forza Italia, invece, propone “una politica per l’armonizzazione fiscale comune: per contribuire a ridurre le disparità tra i Paesi membri e promuovere la stabilità economica. Questo potrebbe includere l’armonizzazione delle aliquote fiscali e la collaborazione nella lotta all’elusione fiscale”.

A guidare la costruzione di un quadro europeo per il PD devono essere i parametri di equità e di trasparenza.

Per Alleanza Verdi Sinistra, invece, l’armonizzazione deve interessare, in primis, la tassazione sulle rendite finanziarie e i redditi da capitale con l’obiettivo di “combattere la concorrenza fiscale aggressiva all’interno dell’Unione Europea”.

Attualmente la tassazione è una prerogativa degli Stati membri, mentre l’UE dispone solo di competenze specifiche: l’IVA, ad esempio, risponde a un quadro di regole europee, e la lotta all’evasione e all’elusione sono già ambiti su cui i paesi sono chiamati a fare fronte comune.

Arrivare a un Fisco più condiviso sul piano europeo, seppur con obiettivi diversi, è una prospettiva che accomuna molti ma che non trova pienamente d’accordo la Lega, che sottolinea: “serve un’armonizzazione minima per il mercato interno dell’UE, ma la materia fiscale deve restare competenza degli Stati membri”.

Sotto osservazione la global minimum tax nei programmi delle elezioni europee 2024

E mentre le elezioni europee offrono l’occasione per discutere dell’ipotesi di un sistema di tassazione europeo non bisogna dimenticare che in questi anni è in atto una riforma fiscale globale che, secondo gli ultimi dati OCSE, vede coinvolti oltre 145 paesi.

Uno dei due pilastri della revisione della tassazione su scala mondiale è la global minimum tax finalizzata a ridurre le possibilità di erosione della base imponibile e di trasferimento degli utili, una tassazione minima effettiva pari ad almeno il 15 per cento per i grandi gruppi multinazionali con fatturato globale superiore a 750 milioni di euro.

Nel passaggio dalla teoria alla pratica, l’UE ha assunto un ruolo di primo piano: il quadro per l’attuazione delle novità negli Stati membri, che in Italia sono state recepite con il decreto legislativo numero 209 del 2023, ha trovato in prima battuta una cornice europea.

Non a caso tra i temi fiscali ricorrenti nei programmi delle elezioni europee 2024 c’è anche la minimum tax e la riforma fiscale globale.

Per Fratelli d’Italia si deve proseguire sulla direzione intrapresa: “lavorando per garantire un’adeguata applicazione della global minimum tax e per l’approvazione del primo pilastro del Progetto BEPS (Base erosion and profit shifting), o di misure ad esso ispirate, riguardante principalmente la tassazione delle grandi società che erogano servizi digitali”. Forza Italia concorda sulla necessità di arginare i “Giganti del Web”.

Il secondo punto chiave della riforma fiscale globale prevede la messa a punto di un nuovo sistema dei diritti di imposizione delle maggiori imprese multinazionali alle giurisdizioni in cui sono realizzati gli utili.

Azione, invece, ha in mente di “eliminare le criticità che attualmente neutralizzano, almeno in parte, gli effetti inizialmente previsti della global minimum tax”: una su tutte l’aliquota del 15 per cento che, secondo il partito, è troppo bassa.

Elezioni europee 2024: la ricetta per usare la leva fiscale nei programmi dei partiti

Nei programmi dei partiti il Fisco è anche un mezzo. Per redistribuire la ricchezza, ad esempio.

Il Movimento 5 Stelle tramite gli interventi sulla tassazione vorrebbe finanziare un reddito di cittadinanza europeo. E mette in campo l’ipotesi di una mappa degli extraprofitti delle grandi multinazionali e un aumento per la tassa sulle transazioni finanziarie.

D’accordo sull’ultimo punto anche l’Alleanza Verdi Sinistra che sottolinea la necessità di “un’aliquota sufficientemente alta da scoraggiare la speculazione” e propone una imposta ad hoc da applicare le pratiche degli ultra-ricchi che favoriscono il cambiamento climatico.

L’accesso a benefici fiscali si lega a temi sociali anche per il PD che vorrebbe vincolare l’accesso ad alcuni beneficia fiscali “all’impegno da parte delle imprese beneficiarie dal rispetto di condizionalità orizzontali legate al rispetto dei contratti, delle condizioni di sicurezza del lavoro, dei principi di parità di genere e di non discriminazione, del vincolo di sostenere progetti coerenti con la tassonomia europea sugli investimenti sostenibili, di valutazione della responsabilità sociale delle imprese.

Per Fratelli d’Italia, invece, la competitività fiscale rispetto agli altri attori internazionali è un risultato chiave per dare una spinta all’economia del mare.

Da una ricetta di poche righe a interi capitoli, da piccoli interventi correttivi a grandi rivoluzioni, il Fisco attraversa in maniera diversa tutti i programmi elettorali e il panorama delle proposte che arriveranno al Parlamento Europeo dipenderà dalle scelte degli italiani e delle italiane, chiamate alle urne l’8 e il 9 giugno 2024.

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