Domicilio digitale: cos'è, a cosa serve e come richiederlo? Ecco quali sono le novità introdotte dal Codice dell'amministrazione digitale pubblicato in GU del 12 gennaio 2018.
Domicilio digitale per tutti e su base volontaria: inizierà dalla primavera 2018 la rivoluzione nel rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione.
Con la pubblicazione del decreto correttivo del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) nella Gazzetta Ufficiale del 12 gennaio 2018 si è tornati a parlare di domicilio digitale e, trattandosi di un’importante novità che cambierà la vita quotidiana dei privati cittadini, in molti si domandano cos’è e a cosa serve.
Con l’introduzione del domicilio digitale nel 2018 i privati cittadini dotati di PEC o di altri servizi di recapito certificati potranno optare per la notifica degli atti della PA direttamente a mezzo mail: multe, cartelle esattoriali o raccomandate, per fare alcuni esempi.
Il domicilio digitale diventerà dunque il proprio recapito telematico, l’indirizzo presso cui si potranno ricevere tutte le comunicazioni inviate dagli uffici della Pubblica Amministrazione.
Cerchiamo di capire di seguito cos’è il domicilio digitale, a cosa serve e cosa cambia con la sua introduzione dal 2018.
Domicilio digitale: cos’è?
Il domicilio digitale è, o meglio dire sarà, l’indirizzo telematico presso cui i privati cittadini potranno scegliere di ricevere gli atti della Pubblica Amministrazione, dagli avvisi di giacenza fino alle cartelle esattoriali.
Ad oggi il domicilio digitale è già obbligatorio per i titolari di partita Iva e, a partire dalla metà del 2018, lo switch off diventerà opzionale anche per i privati.
A cosa serve e quali sono i vantaggi? I cittadini che decideranno di dotarsi di domicilio digitale non riceveranno più le classiche e temute raccomandate colorate nella propria cassetta della posta, ma potranno comunicare con la Pubblica Amministrazione tramite il proprio computer.
Si tratta di una vera e propria rivoluzione nel rapporto tra cittadini e Stato, che da un lato consentirà alle PA di risparmiare e dall’altro punta a semplificare il rapporto tra privati e PA.
Come richiedere il domicilio digitale
Per poter richiedere il domicilio digitale sarà necessario dotarsi di identità SPID, essere in possesso di indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) o di altro mezzo di posta elettronica ammesso.
L’elenco dei domicili digitali sarà messo a disposizione dall’Agid e sarà possibile consultare le PEC dei privati cittadini allo stesso modo con cui oggi è possibile consultare quelle delle imprese nel registro INI-PEC.
Richiedere il domicilio digitale sarà una procedura abbastanza semplice e veloce che avrà il principale vantaggio di semplificare il rapporto tra Stato e cittadini, semplificando e razionalizzando la procedura di conservazione dei documenti, salutando definitivamente e gradualmente gli ingombranti archivi cartacei.
Il domicilio digitale è obbligatorio?
I privati cittadini non saranno obbligati ad eleggere un proprio domicilio digitale ma si potrà scegliere se aderire alla nuova modalità di notifica di multe e documenti della Pubblica Amministrazione tramite mail.
Già ad oggi, invece, i professionisti sono obbligati a dotarsi di PEC, e quindi di domicilio digitale, per le comunicazioni con la Pubblica Amministrazione. A partire dal 1° luglio 2017 è stata introdotta l’obbligatorietà di notifica degli atti fiscali a mezzo PEC per imprese individuali e societarie e professionisti iscritti in appositi albi o elenchi istituiti con legge dello Stato.
Secondo quanto previsto dal Codice dell’Amministrazione Digitale, lo switch off definitivo dalla notifica tradizionale al domicilio digitale dovrà essere stabilito con apposito decreto. A partire dalla data indicata, anche per i soggetti che non si erano dotati di domicilio digitale la notifica degli atti della PA avverrà esclusivamente a mezzo PEC.
Fino a tale data, tuttavia, il domicilio digitale sarà una scelta non obbligatoria, che consentirà tuttavia ai privati cittadini di beneficiare dei vantaggi e dei risparmi di tempo previsti.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Cos’è il domicilio digitale?