Coronavirus, nuove assunzioni di medici ed infermieri. Il decreto legge del 2 marzo già consente assunzioni con modalità straordinarie per Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. La Sardegna ha deciso di investire 3,2 milioni di euro in personale sanitario e della protezione civile. Ma per i sindacati la situazione la situazione dei reparti di terapia intensiva è già oltre il livello di saturazione.
Coronavirus, tra le misure d’emergenza previste dal governo c’è anche la previsioni di assunzioni straordinarie di medici ed infermieri nel comparto sanitario.
Lo ha reso noto, ad esempio, il viceministro della Sanità Pierpaolo Sileri in un’intervista a Il Sole 24 Ore nella quale oltre all’aumento dei posti letto, si sottolinea la necessità di abilitare al più presto i neolaureati in medicina e inserire in corsia gli specializzandi del terzo anno, mentre per gli infermieri si dovrà attingere attingere a tutte le graduatorie e anticipare i concorsi.
Del resto, già il decreto legge n. 9 del 2 marzo 2019 all’articolo 23 (Misure urgenti di sostegno per famiglie, lavoratori e imprese connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19) ha consentito a Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, le tre regioni più interessate dalla diffusione del virus l’assunzione di personale sanitario con modalità straordinarie:
“verificata l’impossibilità di utilizzare personale già in servizio e di assumere personale, anche facendo ricorso agli idonei in graduatorie in vigore, possono conferire incarichi di lavoro autonomo anche a personale medico e a personale infermieristico, collocato in quiescenza, con durata non superiore ai sei mesi, e comunque entro il termine dello stato di emergenza”.
Alle tre regioni del nord si è ora aggiunta la Sardegna che ha deciso di investire 3,2 milioni di euro per l’assunzione di nuovo personale sanitario, medici ed infermieri, e della protezione civile per la durata dell’emergenza sanitaria, oltre che per dispositivi di rilevazione della temperatura corporea da utilizzare nei porti dell’isola.
Coronavirus, nuove assunzioni medici ed infermieri. Le preoccupazioni del governo e le richieste dei sindacati
Peraltro, l’intenzione dell’esecutivo era anche implicita nelle dichiarazioni rese dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte del 4 marzo scorso a proposito dell’eventuale diffusione del COVID-19:
“Per questa ragione il ministro della Salute Speranza ha dato immediato mandato nei giorni scorsi di aumentare del 50% la disponibilità nazionale delle unità di terapia intensiva e del 100% delle unità di terapia sub-intensiva”.
Una preoccupazione che in qualche modo va incontro alle richieste che le organizzazioni sindacali avanzavano già da tempo.
Ma le carenze storiche del Servizio sanitario nazionale non possono che essersi acutizzate a fronte dell’emergenza del coronavirus:
“servono subito medici e infermieri e servono più posti letto - affermano in comunicato congiunto la p Cgil Nazionale e la Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn - così come una maggiore distribuzione dei dispositivi di protezione individuale. Ma soprattutto serve una maggiore integrazione tra la medicina generale e quella ospedaliera e tra le strutture pubbliche e quelle private convenzionate per garantire una migliore presa in carico dei pazienti più fragili che necessitano di un’assistenza continua domiciliare e ospedaliera.
Inoltre, secondo i dati che abbiamo oggi a disposizione, i malati che necessitano di un ricovero in terapia intensiva sono fra il 5 e l’8%; in Italia abbiamo oggi circa 5.100 posti letto in terapia intensiva, che in situazioni normali hanno un tasso di occupazione intorno al 70-80%”.
Per le organizzazioni di categoria della Cgil i reparti di terapia intensiva degli ospedali già adesso sono oltre il livello di saturazione e per questo motivo chiedono:
“un piano di assunzioni urgente e uno stanziamento ad hoc delle Regioni per rispondere allo straordinario impegno che tutti gli operatori coinvolti stanno oggi mettendo in campo per arginare l’emergenza coronavirus”.
Coronavirus, la necessaria collaborazione della sanità privata
In attesa di assunzioni, però, rimane l’urgenza del momento e in questo senso la necessità è quella di coinvolgere al più presto le strutture della sanità privata, soprattutto nelle tre regioni del nord: sia per i ricoveri diretti dei pazienti affetti da coronavirus laddove possibile, sia ospitando invece gli altri malati per far posto nel pubblico ai primi come ha suggerito Manuela Vanoli, segretaria generale della Fp Cgil regionale in una recente intervista a Rassegna Sindacale.
Dall’Usb Pubblico Impiego viene invece una polemica contro il richiamo in attività di medici e infermieri in pensione proposto dall’assessore al Welfare lombardo Giulio Gallera:
“oggi c’è la possibilità – e l’urgenza!- di assumere immediatamente personale sanitario dalle tante graduatorie aperte e di stabilizzare tutto il personale precario. Due possibilità concrete e immediatamente attuabili contenute nella recente legge di bilancio approvata dal parlamento.”
Di certo, la sanità italiana uscirà molto cambiata dallo scossone COVID-19: bisogna solo capire se in meglio o in peggio e questo dipenderà dal rafforzamento o meno della sanità pubblica.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Coronavirus, nuove assunzioni di medici ed infermieri