Sulla necessità di una proroga per il concordato preventivo biennale, al centro della conferenza stampa organizzata alla Camera da diversi sindacati dei commercialisti, sembrano essere tutti d'accordo, maggioranza e opposizione, ma dal Ministero dell'Economia e delle Finanze resta una chiusura netta
Da Alberto Gusmeroli, Lega, a Mario Turco, Movimento 5 Stelle, sono tutti d’accordo sulla necessità di una proroga per l’adesione al concordato preventivo biennale, il patto sul pagamento delle imposte proposto dal Fisco che le partite IVA possono accettare entro il 31 ottobre.
Ad accendere i riflettori sul tema le sigle sindacali dei commercialisti ANC, ANDOC, FIDDOC e UNICO, che oggi, 23 ottobre, hanno riunito maggioranza e opposizione nella sala stampa della Camera per discutere delle criticità di questo nuovo strumento di compliance: dai tempi stretti per effettuare le debite valutazioni al rischio di minori entrate fino alla costituzionalità della misura.
Concordato preventivo: la richiesta di proroga, il no del MEF e il rischio di un effetto boomerang
È la voce del viceministro all’Economia e alle Finanze Maurizio Leo che, con un videomessaggio di saluti, apre la mattina di confronto: “vi dico, con tanto dispiacere, che questa volta non possiamo dar corso alla vostra richiesta”, ribadendo che una proroga è impossibile “non per cattiva volontà nostra, non perché non vogliamo farlo, ma per difficoltà oggettive legate alla Legge di Bilancio”.
Serve sapere quanto prima se ci saranno eventuali risorse aggiuntive, che derivano proprio dal concordato preventivo biennale e che potranno essere utilizzate, già con la prossima Manovra, per limare gli interventi sull’IRPEF.
Ma questa è una prospettiva che si fa sempre più utopica, ad ascoltare l’analisi sulle possibili adesioni che arrivano dalla sala stampa della Camera: “aderisce solo chi sa già che avrà un reddito superiore nei prossimi anni”, sottolinea il presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti Marco Cuchel. Una posizione che vede d’accordo anche Mario Turco, senatore M5S ma anche commercialista che definisce il concordato preventivo biennale “uno strumento poco attrattivo per i contribuenti corretti e molto attrattivo per i grandi evasori. Noi ci attendiamo un flop”.
Perché i commercialisti chiedono la proroga del concordato preventivo biennale?
In questa ottica di un effetto boomerang del concordato preventivo verrebbe meno il senso della chiusura netta da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanza.
Ma se quest’argomentazione basta a confutare le motivazioni del “no” che arriva da Maurizio Leo, non basta a descrivere le ragioni del dissenso delle sigle sindacali, che in queste settimane stanno portando avanti anche uno sciopero.
A sintetizzare le principali è lo stesso Cuchel:
- il tempo a disposizione per spiegare gli effetti dell’adesione ai contribuenti, reso sempre più stretto dalle modifiche, l’ultima è datata 19 ottobre, ma anche dai rallentamenti negli accessi ai dati presenti nel cassetto fiscale: “noi dobbiamo dire cosa succede ai nostri clienti se aderiscono”, sottolinea il presidente;
- il contrasto con i principi costituzionali che prevedono l’uguaglianza di tutti i cittadini e tutte le cittadine (art. 3) e un contributo proporzionale alla capacità contributiva (art. 53);
- le disposizioni previste dallo Statuto dei diritti dei contribuenti che impone 60 giorni per applicare le novità normative.
Centrale sarebbe per Mario Michelino, presidente ANDOC, agire di prevenzione con il coinvolgimento dei tecnici nella stesura di norme tributarie di questo tipo.
Ma c’è di più per Domenico Posca, presidente UNICO, cittadini e addetti ai lavori si trovano difronte a una situazione paradossale per una misura a cui si affida tanto peso: da un lato si fa un passo enorme, con una sorta di “condono, anche se non è tombale”, dall’altro si concede poco tempo per aderire.
E a questo paradosso, per Michelino, si aggiunge la “velata minaccia che si legge tra le righe dei vari comunicati dove l’Amministrazione fa riferimento a un incremento degli accertamenti nei confronti dei contribuenti che non aderiranno al concordato preventivo biennale”.
Concordato preventivo, sulla proroga anche la maggioranza si esprime in maniera favorevole
Il tema è caldo e attuale. E lo dimostra l’andirivieni di parlamentari nella Sala stampa della Camera che, nonostante le votazioni in corso in aula, a rotazione passano per dire la loro: da Luana Zanella, AVS, ad Andrea De Bertoldi, Fratelli d’Italia.
La comprensione per le richieste di proroga da parte della categoria è piena, anche da parte dei deputati che appartengono ai partiti di maggioranza.
“Sono anche solidale con i colleghi, da commercialista, per i problemi certi che si stanno determinando, per le tempistiche”, ammette De Bertoldi. “Avete ragione a lamentarvi: il problema c’è. Apprezzo la vostra protesta, cercherò di farmi interprete più che condividerla che non è in questo momento il mio ruolo, con il viceministro Leo, con la maggioranza, perché dia ascolto alla categoria”.
E anche Alberto Gusmeroli, Lega, presidente della Commissione per le attività produttive, apre una piccola crepa nel muro del MEF: “io sono in generale favorevole al dialogo. Sicuramente i tempi sono ristretti, se in qualche modo si potesse arrivare a una proroga anche solo tecnica di 10-15 giorni, sarebbe auspicabile, chiaramente tutto dipende dal Governo”.
E se dopo le ultime dichiarazioni di Leo dai commercialisti emerge pessimismo sulla possibilità di vedere accolta la richiesta di proroga, dall’opposizione arriva un provocatorio ottimismo: “sono convinto che la proroga arriverà”, dice Mario Turco della Commissione Finanze e Tesoro del Senato.
Da cosa nasce la convinzione? “Il Governo ci ha abituati a rimediare a degli errori, questo è l’ennesimo errore: aver stabilito la scadenza del 31 ottobre”.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Concordato preventivo, sulla proroga tutti d’accordo (tranne il MEF): maggiori entrate? Rischio opposto