“È finito il tempo dei bonus”

Francesco Oliva - Fisco

Giorgia Meloni lo ha annunciato durante il forum di Cernobbio, ma a quali bonus si riferiva e quali sono oggi le priorità fiscali del Governo?

“È finito il tempo dei bonus”

Quest’anno si è iniziato a parlare molto presto della Legge di Bilancio o comunque lo si è fatto molto prima degli altri anni. Siamo a settembre e ne sentiamo già parlare in continuazione, come negli anni scorsi avveniva più o meno da metà ottobre in poi.

Le motivazioni sono diverse, proviamo ad elencarne alcune in ordine sparso:

  • c’è grande attesa per alcuni importanti agevolazioni fiscali in scadenza a dicembre, il cui mancato rinnovo produrrebbe grosse difficoltà alle famiglie italiane;
  • c’è la novità del piano strutturale di bilancio, che dovrà tracciare le linee guida per la politica economica e fiscale del Paese per i prossimi anni (e non solo nel breve termine, com’è stato sino ad oggi;
  • il momento economico è quello che è, e le persone si attendono molto, soprattutto per far fronte all’aumento generalizzato dei prezzi.

In questo contesto, il Governo e le istituzioni locali hanno la grande responsabilità di gestire con attenzione il PNRR, cui nelle prossime settimane dedicheremo un focus dedicato, con particolare riferimento ad alcuni investimenti nei territori comunali (in particolar modo nel settore scuola) e nei territori regionali (con particolare riferimento a trasporti e sanità).

E, allo stesso tempo, di garantire la continuità di alcune misure di sostegno alle famiglie maggiormente in difficoltà. Ed è in questo quadro che si inserisce la dichiarazione della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che da Cernobbio ribadisce che:

“È finito il tempo dei bonus”

Ma a quali bonus fiscali si riferisce la Presidente del Consiglio e quali sono oggi le priorità fiscali del Governo?

I bonus fiscali saranno confermati e quelli che saranno eliminati

È difficile prevedere oggi quali saranno i bonus fiscali che saranno confermati e quelli che saranno eliminati, ma ci lanciamo comunque in un’azzardata previsione, fatta alla luce delle dichiarazioni raccolte nelle ultime settimane dai principali policy makers nazionali e locali.

Partiamo dall’elencare quelli che sono in scadenza a fine dicembre di quest’anno:

  • taglio cuneo fiscale e contributivo - questa agevolazione fiscale, se non confermata, determinerebbe un impatto davvero negativo sulle buste paga di lavoratrici e lavoratori. Ed è anche la misura più complessa da confermare, costa infatti 11,7 miliardi di euro all’anno, stanziati per il solo 2024 al momento;
  • rimodulazione aliquote e scaglioni IRPEF - anche questa agevolazione fiscale impatterebbe pesantemente e in negativo sul netto in busta paga, se non fosse confermata. Occorrono circa 4,3 miliardi di euro;
  • fringe benefit da 1000 e 2000 euro - questa agevolazione costa circa 870 milioni di euro e impatta certamente meno delle due elencate sopra ma sarebbe comunque importante confermarla per integrare e potenziare le buste paga di lavoratrici e lavoratori;
  • carta dedicata a te da 500 euro (conosciuta anche come bonus spesa o bonus sociale) - l’agevolazione riguarda circa 1,3 milioni di famiglie e costa circa 600 milioni di euro l’anno;
  • canone RAI - al momento il canone RAI costa 70 euro, invece dei 90 dello scorso anno. Se non fosse confermato, nel 2025 torneremmo a pagare il canone 90 euro;
  • bonus mamme con due figli - agevolazione fiscale che prevede un esonero contributivo fino a 3.000 euro annui in favore delle lavoratrici madri con almeno 2 figli. La misura costa circa 570 milioni di euro all’anno;
  • congedo parentale 80% - L’ultima Legge di Bilancio aveva confermato anche per il 2024 il mese all’80 per cento e ha introdotto un ulteriore mese di congedo parentale, utilizzabile dalla madre o dal padre, entro i 6 anni di vita del bambino o della bambina, che sarà retribuito al 60 per cento. Inoltre, l’indennità al 60 per cento di questo mese aggiuntivo sarà elevata all’80 per cento solo per il 2024; questa misura costa circa 140 milioni di euro all’anno;
  • fondo mutui prima casa - la garanzia sui mutui prima casa al momento è all’80%, da gennaio tornerebbe al 50% se non fossero stanziate nuove risorse nella Legge di Bilancio 2025. La misura costa circa 280 milioni di euro all’anno.

Agevolazioni fiscali e altri bonus in scadenza a dicembre 2024:

MisuraCosto per il bilancio dello Stato
Cuneo fiscale e contributivo 11,7 miliardi
Riduzione IRPEF 4,3 miliardi
Fringe benefit 870 milioni
Carta dedicata a te 600 milioni
Canone RAI 430 milioni
Fondo di garanzia mutui prima casa 280 milioni
Congedo parentale 80% 140 milioni

Quali bonus saranno confermati nel 2025 e quali no?

Nell’intervento a Cernobbio Giorgia Meloni non si riferiva ai bonus di cui sopra, che il Governo ha più volte dichiarato di voler confermare.

Occorre però evidenziare come due di questi bonus - il taglio del cuneo fiscale e contributivo e le rimodulazione di aliquote e scaglioni IRPEF - richiedano interventi notevoli in termini di risorse, 16 miliardi di euro all’anno in totale, e, di conseguenza, concentrino su di loro gran parte dell’attenzione.

Queste due norme impattano sulle busta paga di più di 10 milioni di lavoratrici e lavoratori italiani e, per questo motivo, più che una conferma annuale ci si aspetta un intervento strutturale, che le metta a regime. Altrimenti, si rischia di creare ogni anno il rischio che, per qualche imprevisto, il Governo di turno non riesca a confermarle e che nel giro di pochi mesi ciò impatti con un aumento notevole della tassazione delle buste paga, con una riduzione del netto.

Diverso, invece, il discorso degli altri bonus minori elencati sopra, che sono certamente importanti, ma che negli ultimi anni sono stati comunque caratterizzati da diversi alti e bassi. Per queste misure, il congedo parentale su tutte, sarebbe bene, come per il cuneo fiscale e contributivo e l’IRPEF, individuare quelle risorse necessarie per metterle a regime definitivamente.

La sfida quindi, come sempre, è finanziaria, occorre, in termini brutali, trovare i soldi necessari. E qui torniamo al dibattito che caratterizza queste settimane e che porterà alla definizione del piano strutturale di bilancio per i prossimi anni: occorre avere il coraggio di tagliare la spesa pubblica improduttiva.

Gli sprechi del recente passato

Giorgia Meloni nei mesi scorsi ha più volte tuonato contro altri provvedimenti e altre agevolazioni fiscali del recente passato.

Tra queste, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, il superbonus 110 per cento (che però tutti i partiti italiani hanno in qualche modo portato avanti tra il 2020 e il 2023), il cashback fiscale, i banchi scolastici a rotelle, il reddito di cittadinanza (e il sistema dei navigator) e bonus minori come il bonus monopattino.

Alcune di queste misure, peraltro, hanno comportato paradossalmente una tassazione sulla generalità dei contribuenti, tendenzialmente a favore delle classi maggiormente agiate, com’è successo per il superbonus e il cashback fiscale.

Sicuramente sono misure che non hanno funzionato (superbonus, cashback, banchi scolastici a rotelle) oppure hanno funzionato davvero poco (reddito di cittadinanza e bonus monopattino).

Sicuramente sono state spesso caratterizzate da iniquità.

Quindi si auspica che si prenda atto dei risultati del recente passato per fare meglio.

Un esempio da cui partire potrebbe essere quello delle varie flat tax di cui parlano diversi esponenti della maggioranza parlamentare. È notizia di queste ore, in particolare, il nuovo (ma in realtà vecchio) obiettivo della Lega di estendere la flat tax per i titolari di partita IVA nel regime forfettario, alzando il limite di ricavi da 85.000 a 100.000 euro.

A modesto avviso di chi scrive non si tratta esattamente di una misura prioritaria per il sistema fiscale, considerando soprattutto l’elenco di misure viste sopra e che richiedono di essere confermate anche nel 2025 e/o in modo strutturale.

O meglio, come per tutti i temi se ne può certamente discutere. Ma forse sarebbe il caso di farlo dopo aver confermato almeno, e possibilmente in via strutturale, il taglio del cuneo fiscale e contributivo, la riduzione dell’IRPEF e il congedo parentale all’80%...

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