Chi paga e come funziona la tassa Airbnb?
In questi giorni si parla molto di tassa Airbnb, spesso facendo molta confusione sul suo reale significato e su come funziona nella pratica.
La tassa Airbnb è stata introdotta dal DL 50/2017 al fine di contrastare il fenomeno degli affitti in nero nel settore delle locazioni turistiche di breve durata.
La nuova normativa sulle locazioni brevi estende la cedolare secca sugli affitti anche al caso degli accordi di breve durata. Ma chi paga la nuova tassa Airbnb?
E qui c’è subito una sorpresa per il proprietario dell’immobile che vuole affittare la sua proprietà per un breve periodo: la tassa Airbnb non è una tassa, né un’imposta. Avete capito bene.
La tassa Airbnb rappresenta esclusivamente un nuovo sistema di tassazione delle locazioni di breve durata che:
- da un lato estende la possibilità della tassazione con la cedolare secca anche agli affitti di breve durata;
- dall’altro introduce l’obbligo per gli intermediari immobiliari - ivi compresi quelli online come Airbnb e Booking - di trattenere una ritenuta alla fonte del 21% a titolo di imposta (se il proprietario ha effettivamente optato per la cedolare secca) o di acconto (qualora il proprietario abbia optato per la tassazione ordinaria Irpef).
Quindi la risposta alla domanda chi paga la tassa Airbnb è la seguente: l’intermediario online o meno che sia. Ma attenzione: in questo caso l’intermediario funge da sostituto d’imposta, quindi versa per conto del proprietario una somma che poi il proprietario medesimo si porterà in detrazione dalla propria dichiarazione dei redditi.
L’intermediario è obbligato a comunicare e certificare le ritenute operate.
In caso di mancata comunicazione sono previste pesanti sanzioni: da 250 a 2.000 euro.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Tassa Airbnb: chi paga?