L'intelligenza artificiale è destinata ad avere un ruolo centrale anche nella giustizia tributaria. Dal progetto PRO.DI.GI.T alle esperienze in ambito comunitario e internazionale, un commento al tema dell'evoluzione tecnologica sul fronte del processo tributario
L’art. 111 della Costituzione, stabilisce, al comma 1, che “la giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge” e, al comma 2, che “Ogni processo si svolge nel contraddittorio tra le parti, in condizioni di parità, davanti ad un giudice terzo e imparziale. La legge ne assicura la ragionevole durata”.
In un tale quadro costituzionale, un tema di grande rilievo è senz’altro quello dell’evoluzione della giustizia predittiva, basata sull’utilizzo di intelligenza artificiale.
L’utilizzo di forme di intelligenza artificiale anche nel processo tributario implica del resto una valutazione, anche sul piano giuridico, circa lo “scontro” tra interesse fiscale e interesse alla tutela dei diritti del contribuente.
Evoluzione della giustizia predittiva e processo tributario
Le domande a cui rispondere sono dunque le seguenti.
L’utilizzo di forme di intelligenza artificiale potrebbe agevolare un “giusto” processo?
Potrebbe assicurare condizioni di effettiva “parità” tra le parti?
Potrebbe aiutare il giudice ad essere “terzo ed imparziale” ?
Potrebbe assicurare la “ragionevole durata” del processo?
A tutte queste domande sembra di poter dare risposta positiva.
L’introduzione dell’intelligenza artificiale nel mondo della giustizia, attraverso una meccanizzazione delle procedure, mira del resto anche a rafforzare la garanzia del principio della certezza del diritto e la velocizzazione del processo, con la possibilità, per i professionisti e contribuenti, di valutare autonomamente i possibili esiti di un giudizio, e, per i giudici, di avere un supporto per le proprie pronunce.
E questo è lo scopo del progetto PRO.DI.GI.T, lanciato nel 2022, finanziato con 8 milioni di euro dal Programma Operativo Nazionale Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020 ed inserito nel PNRR al fine di innovare la giustizia tributaria.
Certo, la possibilità di predire correttamente un provvedimento giurisdizionale dipende innanzitutto dalla qualità e quantità di informazioni inserite correttamente nel data base.
Più precisamente, comunque, quando si parla di utilizzo dell’intelligenza artificiale nel processo tributario, più che di giustizia predittiva bisognerebbe parlare di giurimetria, intesa come applicazione dell’informatica al diritto, anche considerato che è al momento esclusa la possibilità di affidare ad un algoritmo la decisione giudiziale tout court, in luogo del giudice umano.
La giurimetria per l’applicazione dell’intelligenza artificiale nel processo tributario
La giurimetria è dunque una disciplina che si occupa della misurazione e dell’analisi dei fenomeni giuridici attraverso metodi quantitativi e, in funzione predittiva, può essere utilizzata per esaminare le decisioni giudiziarie passate e identificare modelli o tendenze che possono fornire indicazioni sulle probabilità di esito in casi futuri.
In definitiva, la giurimetria e l’intelligenza artificiale possono offrire una serie di vantaggi, anche per il sistema giudiziario.
E in un tale scenario si inseriva, ad esempio, anche la piattaforma di giustizia predittiva della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, orientata allo sviluppo di una metodologia di analisi del materiale giurisprudenziale, con un mix di tecniche di “machine learning” e analisi dei big data, e la collaborazione tra il Laboratorio interdisciplinare diritti e regole (Lider Lab) dell’Istituto di diritto, politica e sviluppo (Dirpolis) della Scuola superiore Sant’Anna e il Tribunale di Genova, con cui era stata avviata la sperimentazione (limitata ai soli campi del diritto del lavoro e delle imprese) di un progetto finalizzato a prevedere la durata stimabile di un contenzioso e i diversi orientamenti giurisprudenziali assunti dai vari uffici giudiziari.
Intelligenza artificiale in ambito tributario, una sfida da cogliere
L’obiettivo, in sostanza, in tutti i casi di utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’ambito della Giustizia e del processo, dovrebbe essere quello di avere una visione di un diritto oggettivo, certo e stabile, la cui applicazione possa essere calcolabile e ripetibile e, quindi, prevedibile.
Tutto questo negli USA è del resto già realtà, laddove il Public Safety Assessment (PSA) è per esempio un software utilizzato dai giudici penali nelle decisioni predibattimentali, come il rilascio su cauzione o la carcerazione preventiva.
In Europa, già dal 2018, abbiamo d’altro canto sul tema una base di riferimento: la Carta etica europea sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei sistemi giudiziari.
E in data 13 giugno 2023 il Parlamento Europeo ha emanato anche delle linee guida in vista della futura legge sulla IA, al fine di garantire appunto che i sistemi utilizzati nell’UE siano sicuri, trasparenti, tracciabili e non discriminatori.
Insomma, un gran fermento.
Se poi sia davvero possibile un diritto oggettivo e prevedibile, che superi le inevitabili suggestioni soggettive legate alla figura (pur sempre) “umana” del giudice, questo è un altro discorso; probabilmente ancora più complicato.
E se questo sia poi concretamente applicabile nell’ambito del processo tributario, caratterizzato da una normativa sostanziale in continua evoluzione (e dunque di difficile apprendimento anche per la stessa IA) è ancor più complicato.
Insomma, un percorso affascinante ma molto complesso.
In ogni caso, una sfida da cogliere.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Intelligenza artificiale, evoluzione della giustizia predittiva e processo tributario