Il decreto attuativo della riforma fiscale con il concordato preventivo biennale sarà domani, 25 gennaio, in Consiglio dei Ministri per l'approvazione definitiva. Dopo il passaggio Parlamentare restano però delle criticità
Il settimo decreto attuativo della riforma fiscale, quello con il concordato preventivo biennale, arriverà domani 25 gennaio 2024, sul tavolo del Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva.
L’annuncio nel corso del convegno organizzato a Roma dall’ANC, l’Associazione Nazionale Commercialisti, i cui lavori sono ancora in corso. Ad anticipare la notizia è stato il Viceministro MEF Maurizio Leo durante il suo intervento.
Il CdM si appresta ad approvare il testo dopo il passaggio parlamentare, ma restano delle criticità come evidenziato nel corso del convegno.
Concordato preventivo biennale: testo in arrivo in CdM, ma restano alcune criticità
In corso di svolgimento dalla mattinata di oggi, 24 gennaio 2024, l’evento “Fisco 2024: novità, aspettative e zone d’ombra”, organizzato dall’Associazione Nazionale Commercialisti (ANC) presso il Centro Congressi Roma Eventi Fontana di Trevi, in Piazza della Pilotta a Roma.
Tra gli ospiti del convegno, a cui partecipa in presenza anche Informazione Fiscale, il Viceministro dell’Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, il quale nel corso del suo intervento ha anticipato che nella riunione del Consiglio dei Ministri che si terrà nella giornata di domani sarà presentato per l’approvazione il settimo decreto attuativo della riforma fiscale.
“Domani portiamo in Consiglio dei Ministri questo che è il settimo provvedimento approvato in via definitiva.”
Lo schema del provvedimento, infatti, è stato inviato alle Camere lo scorso dicembre e le Commissioni Bilancio e Finanze dei due rami del Parlamento hanno espresso il proprio parere in merito al testo proposto.
Si tratta del decreto che disciplina il concordato preventivo biennale, la misura introdotta in favore dei soggetti di minore dimensione che permette di bloccare per 2 anni la base imponibile su cui pagare le imposte.
Nello specifico, i contribuenti hanno la possibilità di accettare e rispettare una proposta dell’Agenzia delle Entrate, sulla base dei dati a disposizione nelle proprie banche dati.
Accettare la proposta implica un “blocco” della base imponibile. Il contribuente dovrà “pagare tasse” in misura fissa, senza una variazione misurata sull’aumento o sulla diminuzione dei propri redditi.
Le critiche al concordato preventivo biennale
Secondo quanto specificato da Alberto Luigi Gusmeroli, Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera, sempre nel corso del convegno ANC, le osservazioni presentate in relazione alle scadenze per il concordato preventivo sono state recepite nel testo definitivo. Per le altre si attende il testo finale.
“Bisogna vedere se recepisce di togliere la barriera del livello 8 come ISA, perché la vedevamo come una barriera quasi insormontabile con il risultato che il concordato non avrebbe avuto un grande appeal.”
Una delle questioni più dibattute, oltre appunto a quella attorno al livello 8 per gli ISA, è stata l’introduzione del limite del 10 per cento che non era contenuto nella delega originaria del Governo.
Per questo motivo è stato proposto che l’accesso al concordato preventivo biennale venga esteso, nel rispetto della disciplina relativa agli ISA, a tutti i contribuenti che ne facciano richiesta.
Di parere opposto, invece, Cristina Tajani, componente della Commissione Finanze del Senato:
“Noi speriamo che il governo decida di non apportare le modifiche che la maggioranza propone come l’abolizione del livello 8 degli ISA e il vincolo del 10 per cento nella proposta. Sarebbero messaggi sbagliati che disincentiva dall’essere affidabili. Abbiamo sentito parole rassicuranti su questi punti dal viceministro Leo ma restano molte criticità sull’approccio complessivo di questo strumento.”
Come sottolineato poi da Marco Cuchel, Presidente dell’ANC, rispetto a quella che era la prospettiva iniziale l’intervento si traduce in un “ISA rafforzato” e senza un minimo di contraddittorio. Un’altra criticità, inoltre, risiede nell’eccessiva compressione dei tempi tra gli adempimenti, cioè la richiesta e l’accettazione.
“Abbiamo inviato come associazione diverse proposte in merito e attendiamo di vedere come sarà licenziato dall’Esecutivo.”
Infine, un’altra questione è quella legata al tema degli open data, la cui fruizione non viene concessa ai professionisti, limitando la loro possibilità di assistere i clienti nel caso di concordato fiscale.
Altre osservazioni, poi, sono state esposte da Luigi Marattin, componente della Commissione Bilancio della Camera. La critica riguarda le maggiori entrate nei 2 anni, stimate dal Governo a 1,8 miliardi di euro e messe a bilancio.
“Se togli il limite degli 8 e tutti entrano dentro, la stima di 1,8 miliardi di gettito come fai a mantenerla? Stai semplicemente dicendo che speri che questo strumento riduca l’evasione fiscale, e io sono d’accordo, ma in questo modo non puoi mettere a bilancio delle somme come si sta facendo.”
La questione, sottolinea Marattin, e l’efficacia della misura, sta nelle proposte che effettuerà l’Agenzia delle Entrate.
“Sul concordato preventivo siamo favorevoli. E’ un’opportunità che per il 5 per cento dipende dalle regole che lo governano e per il restante 95 per cento dipenderà da che proposte l’Agenzia farà ai contribuenti.
L’Agenzia delle Entrate ha il personale per fare milioni di proposte di concordato ogni anno? E che tipo di proposte farà? Perché è evidente che se si fa una proposta troppo alta nessuna ha l’incentivo ad aderire, se la fa troppo bassa non cambia comunque nulla rispetto ai tendenziali.”
Ad ogni modo l’ufficialità sui contenuti del testo dovrebbe arrivare domani dopo la riunione del Consiglio dei Ministri. Solo dopo l’implementazione sarà possibile valutare l’efficacia della misura.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Concordato preventivo biennale: testo in arrivo in CdM, ma restano alcune criticità