Le lavoratrici che intendono beneficiare del nuovo bonus mamme si trovano a dover fare bene i conti perché lo sconto sui contributi fa salire l'IRPEF e non si traduce in un pari aumento della retribuzione netta. Inoltre, la crescita del reddito lordo rischia di far aumentare il valore ISEE per i prossimi anni, a discapito di altre agevolazioni come l'assegno unico o il bonus asilo nido
Il nuovo bonus mamme introdotto dalla Legge di Bilancio 2024 potrebbe non essere così favorevole nei confronti delle lavoratrici a cui è destinato come sembrava quando è stato annunciato.
Come evidenziato da un’analisi Fisac Cgil, il taglio della contribuzione non si traduce in un aumento di stipendio netto di pari valore per il fatto che tale riduzione può portare ad una crescita dell’imponibile IRPEF e quindi a pagare più tasse.
Inoltre, la crescita del reddito lordo può far aumentare anche il valore ISEE, con dirette conseguenze su altre agevolazioni, una su tutte la diminuzione dell’importo dell’assegno unico.
Bonus mamme 2024: lo sconto sui contributi rischia di far abbassare l’importo dell’assegno unico
Partenza incerta per il nuovo bonus mamme, l’agevolazione introdotta dalla Legge di Bilancio 2024, che per ora non sembra stia portando grandi benefici alle lavoratrici madri, anzi per certi versi rischia di avere un effetto boomerang.
La misura è stata prevista in favore delle mamme lavoratrici e consente loro di beneficiare di una riduzione contributiva pari ad un massimo di 250 euro al mese, fino al limite quindi di 3.000 euro annui.
L’esonero contributivo del 100 per cento spetta per il 2024 alle madri con due figli, di cui il più piccolo di età inferiore a 10 anni, titolari di contratto a tempo indeterminato.
Spetta, invece, per il triennio 2024/2026 alle madri di tre o più figli, di cui il più piccolo di età inferiore a 18 anni.
Lo sconto, dunque, varia con la retribuzione e i 250 euro menzionati rappresentano un valore massimo, che corrisponde a una retribuzione lorda di 2,692 euro. Chi guadagna un importo minore, quindi, riceverà un bonus dal valore inferiore.
Inoltre, bisogna considerare che l’esonero contributivo comporta un aumento del reddito imponibile lordo sul quale si va a calcolare l’IRPEF da pagare, che di conseguenza aumenta, erodendo il vantaggio.
Il taglio dei contributi previsto dal bonus, dunque, come evidenziato da un’analisi della Fisac Cgil non si traduce in un aumento della retribuzione netta di pari valore. Ad esempio, come indicato nella tabella, con una retribuzione lorda di 2.000 euro, a fronte di un esonero contributivo di 64 euro si ottiene un aumento netto in busta paga di 49 euro, perché ci saranno da pagare 15 euro di IRPEF in più.
A ricevere i benefici maggiori sarebbero, dunque, le lavoratici con retribuzioni lorde attorno ai 3.000 euro, dove lo sgravio raggiunge i 250 euro ma al netto se ne ricevono 163.
Senza contare che la misura è alternativa al taglio del cuneo fiscale previsto per la generalità dei dipendenti e che quindi con il bonus mamme le lavoratrici ricevono pochi euro in più.
Bonus mamme 2024: l’aumento del reddito lordo fa salire l’ISEE
A questo si aggiunge anche il fatto che l’incremento del reddito lordo può portare ad un conseguente aumento del valore ISEE per i prossimi anni, quando si dovranno prendere a riferimento i redditi del 2024.
Dato che l’ISEE è l’indicatore utilizzato per determinare l’accesso o l’importo spettante per altre prestazioni, un suo aumento potrebbe portare a conseguenze negative.
Il rischio è che l’esonero dalla contribuzione delle lavoratrici e il conseguente aumento dell’ISEE possa determinare, in futuro, la riduzione o l’esclusione da altre misure di sostegno.
Potrebbe accadere, ad esempio, che alle famiglie arrivi un importo più basso dell’assegno unico per i figli a carico o del bonus asilo nido oppure potrebbero restare escluse dal bonus bollette.
Una questione quest’ultima che si ripropone anche per quanto riguarda il conteggio dell’assegno unico 2022 nell’ISEE 2024.
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