Smart working dopo l'emergenza, cosa cambierà? In arrivo entro l'anno un Protocollo condiviso tra sindacati, aziende e Governo sul destino del lavoro agile. Le basi sono state poste in occasione dell'incontro tra le parti sociali e il Ministro Orlando del 2 novembre 2021. Tra i temi caldi il diritto alla disconnessione, la tutela della privacy e gli incentivi alle imprese che utilizzeranno questa modalità anche nel 2022.
Smart working dopo il Covid, cosa cambierà una volta terminato lo stato di emergenza?
Per rispondere a questa domanda si sta attivando il Governo che, di concerto con le parti sociali, sta lavorando ad un accordo sul destino del lavoro agile nel settore privato da raggiungere entro l’anno.
In particolare, a porre le fondamenta del Protocollo sullo smart working sono stati i sindacati e il Ministro del Lavoro Andrea Orlando che, nell’incontro del 2 novembre 2021 tenutosi in videoconferenza, hanno fissato alcuni punti fermi per il 2022.
Tra i temi caldi spicca il diritto alla disconnessione del lavoratore, la tutela della privacy e l’introduzione di sostegni alle imprese che impiegano questa modalità. Tutti aspetti che dovranno essere “incorniciati” da linee guida generali senza schemi eccessivamente rigidi ma che lascino spazio all’autonomia individuale.
“Il vero lavoro agile richiede il ritorno a soluzioni pienamente negoziate, adattive, capaci di dare vantaggi al lavoratore, alla sua azienda e alla collettività con soluzioni organizzative nuove, improntate su un metodo di valutazione per obiettivi, sulla valorizzazione dell’autonomia della persona che lavora”.
Con queste parole Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, ha spiegato il perché del ricorso ad un Protocollo Quadro concertato tra Governo, sindacati e imprese, per stabilire dei paletti in materia di smart working su cui si potranno adattare le singole intese tra datore di lavoro e dipendenti.
Smart working dopo l’emergenza, poste le basi per il Protocollo aziende-sindacati: cosa cambierà
L’individuazione dei temi su cui dovrà vertere il Protocollo sullo smart working è solo il primo tassello di un percorso che, visto il termine ultimo dello stato di emergenza fissato al 31 dicembre 2021, dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno.
Il 31 dicembre, peraltro, è anche la data di scadenza dello smart working semplificato, in base all’ultima proroga intervenuta a giugno con il Decreto Riaperture.
Dal 1° gennaio 2022 i datori di lavoro privati non potranno più applicare la modalità di lavoro agile ad ogni rapporto di lavoro subordinato, in assenza di accordi individuali così come previsto dalla Legge n. 81/2017.
Ed è proprio sul lavoro agile “fuori dalle regole emergenziali” che verterà il Protocollo a cui stanno lavorando Governo e sindacati.
Quello del 2 novembre è stato il primo incontro di una lunga serie a cui seguiranno altre riunioni tra il Ministero e i rappresentanti sindacali, la prossima già fissata per la metà di novembre in cui si entrerà più nel merito delle questioni.
Per ora si conoscono solo “i confini” entro cui si muoverà quest’accordo: la regolamentazione dell’orario di lavoro che assicuri l’effettivo diritto alla disconnessione, la parità retributiva rispetto alla modalità di lavoro ordinaria, la dotazione della strumentazione, oltre alla sicurezza e alla protezione dei dati personali del lavoratore.
Ma non solo, sarebbero sul piatto interventi a favore delle imprese che impiegheranno la modalità del lavoro a distanza anche nel 2022, sia tramite la rimodulazione di incentivi già previsti sia con l’introduzione di nuovi.
Smart working dopo l’emergenza: largo spazio alla contrattazione collettiva
Per sapere esattamente come cambierà lo smart working una volta terminata l’emergenza bisognerà aspettare ancora un po’, ma la tabella di marcia è serrata.
Una prima bozza del Protocollo dovrà essere redatta dal Ministero entro la metà di novembre e costituirà la base di partenza per la versione definitiva che, in vista della fine dello stato di emergenza e dello smart working semplificato, dovrà vedere la luce entro la fine di quest’anno.
Tuttavia una cosa è certa, il suo contenuto sarà frutto del dialogo con le parti sociali a cui verrà lasciato ampio margine di manovra.
Di conseguenza, restano al palo tutte le proposte legislative di riordino della disciplina che si stanno moltiplicando in Parlamento (attualmente sono due al Senato e 8 alla Camera). Secondo quanto riferito dallo stesso Ministro Orlando, infatti, degli interventi “a pioggia” creerebbero soltanto confusione e metterebbero a rischio l’organicità della normativa.
La palla, quindi, passa ai sindacati e alla contrattazione collettiva, ritenuto l’unico strumento che ben si può adattare alle esigenze delle aziende e dei lavoratori.
“Il Protocollo dovrà valorizzare il ruolo della contrattazione collettiva nell’indicazione di ambiti, perimetri e materie per la definizione degli accordi individuali”.
Ha infatti riferito Tania Scacchetti, la segretaria confederale della CGIL, dopo il confronto con il Ministero del Lavoro del 2 novembre.
Dello stesso avviso anche la Segretaria Confederale della UIL Tiziana Bocchi che ha sottolineato che “il futuro del lavoro agile è nella Contrattazione Collettiva”.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Smart working dopo l’emergenza, poste le basi per il Protocollo aziende-sindacati: cosa cambierà