Scuola, riforma Tfa 2017: tra pochi giorni saranno approvate gli otto decreti legislativi frutto delle deleghe della Buona Scuola. Ecco tutte le novità per il reclutamento degli insegnati.
Scuola, riforma Tfa 2017: le ultime novità indicano addirittura per la giornata di domani l’approvazione in Consiglio dei Ministri degli 8 decreti legislativi frutto della Buona Scuola. Sono molte le innovazioni che dovrebbero essere introdotte dai vari rivoli della riforma che arriveranno ad incidere sul sostegno alla disabilità nella scuola, sull’esame di maturità, sull’istruzione da 0 a 6 anni.
Ma novità importanti saranno licenziate a breve soprattutto in riferimento al percorso per diventare insegnanti per la scuola secondaria, con un ripensamento profondo dell’attuale Tfa. Il programma di riforma infatti introdurrà a partire dall’anno scolastico 2020-2021 un percorso di 3 anni per gli aspiranti docenti (FIT) subordinato al superamento di un concorsone nazionale. Al suo termine sarà garantita l’assunzione a tempo indeterminato.
Cerchiamo di fare il punto sulle ultime novità sulla riforma del Tfa 2017 previste dal nuove modalità su come diventare insegnati.
Scuola, riforma Tfa 2017: le novità sui decreti della Buona Scuola
Le ultime novità circa la riforma del Tfa mostrano come non ci siano state variazioni significative rispetto alle schema proposto a gennaio 2017 dal Miur. Viene infatti sostanzialmente confermato il percorso per diventare insegnati nella scuola secondaria previsto dalle indicazioni iniziali del Miur che prescrive 3 anni di formazione e tirocinio retribuito al termine dei quali si potrà accedere alla contratto a tempo indeterminato.
L’introduzione principale che sembra sia stata accolta dal Ministero a guida Fedeli è quella relativa ad una fase transitoria che garantirebbe un passaggio regolato tra il metodo attuale e quello previsto dalla riforma del Tfa 2017. Le novità dovrebbero garantire un percorso definito per non consegnare al precariato chi ha già intrapreso la carriera per diventare insegnante per scuola secondaria.
Nel dettaglio, le novità riguardano in primo luogo chi è incluso all’interno della graduatoria di seconda fascia di istituto. Per loro infatti verrà predisposta una graduatoria di merito regionale a cui si potrà accedere con una nuova selezione non ‘ad excludendum’. Per chi risulta in seconda fascia e ha sulle spalle più di 36 mesi di servizio come insegnante la riforma del Tfa prevede la possibilità di accedere ad una forma semplificata di percorso formativo. In questo caso infatti sarà necessario unicamente superare un colloquio orale che garantirà l’accesso ad un anno di Formazione Iniziale e Tirocinio (FIT).
Per chi invece non ha conseguito l’abilitazione per la professione di insegnante ma ha almeno 36 mesi di attività nelle scuole sono previsti 2 anni di formazione tramite FIT. Vi si potrà accedere però unicamente superando due prove: una scritta e una orale.
Riforma Tfa 2017, le osservazioni dei sindacati sulla riforma del percorso per diventare insegnanti
La Flc-Cgil ha espresso una sostanziale approvazione per le innovazioni che dovrebbero essere contenute nella stesura finale sulla riforma del Tfa 2017. Le novità riguardanti il periodo di formazione previsto per i futuri insegnanti viene infatti giudicato da parte del sindacato della scuola positivo per quanto riguarda la sua impostazione.
Criticità sulla riforma del Tfa si riscontrano per la Cgil soprattutto relativamente alla lunghezza del periodo di formazione, che verrebbe a costare almeno 8 anni tra laurea e FIT. Il rischio sarebbe quello di rendere meno attrattiva la professione dell’insegnante soprattutto quanto riguarda la docenza per le materie scientifiche. Un’ulteriore problematica inoltre sarebbe connessa alla bassa retribuzione che verrebbe corrisposta durante il FIT.
La Gilda insegnanti ha invece espresso forti riserve sulla semplice specializzazione che dovrebbe essere prevista per il tirocinante al termine del primo anno di FIT. Nello schema della riforma del Tfa non viene infatti fatta alcuna menzione dell’abilitazione all’insegnamento che scomparirebbe così dal nuovo percorso previsto dal Miur. La minaccia potrebbe essere quella di perdere lo status di professionisti che dovrebbe al contrario caratterizzare l’attività del docente.
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