Rottamazione, 5,4 miliardi delle rate scadute e non pagate: la fotografia della Corte dei Conti

Tommaso Gavi - Irpef

Le rate scadute della rottamazione, non pagate, hanno raggiunto i 5,4 miliardi di euro nel 2023. I dati sono forniti dalla Corte dei Conti: le attività di recuperano interessano circa il 20 per cento delle somme totali dovute

Rottamazione, 5,4 miliardi delle rate scadute e non pagate: la fotografia della Corte dei Conti

Ammonta a 5,4 miliardi di euro l’importo delle rate scadute nel 2023, che non sono versate, della rottamazione.

Il dato è parte della composita fotografia fornita dalla Relazione sul rendiconto generale dello Stato per l’anno 2023, che è stata presentata ieri dalla Corte dei Conti.

L’attività dell’Agenzia delle Entrate port al recupero di circa il 20 per cento degli importi dovuti.

Rispetto agli anni precedenti, nel 2023 si sono ridotti gli atti di accertamento.

Rottamazione, 5,4 miliardi delle rate scadute e non pagate: la fotografia della Corte dei conti

È complessa e variegata la fotografia scattata dalla Corte dei Conti nella “Relazione sul rendiconto generale dello Stato per l’anno 2023”, presentata ieri.

Il corposo documento si sofferma su diversi aspetti e fornisce i dati relativi allo scorso anno.

In merito all’adesione ai piani di rottamazione, che prevedono una definizione agevolata dei pagamenti, la Corte dei Conti sottolinea che:

“In particolare, si rileva che la riscossione a mezzo ruoli demandata ad Agenzia entrate-Riscossione ha comportato introiti per 14,8 miliardi. Si tratta di un importo eccezionalmente elevato, derivato sia dalla riscossione ordinaria, sia dagli incassi delle prime due rate della nuova definizione agevolata (la c.d. rottamazione-quater).”

A fronte dell’incasso superiore alla norma, però, lo strumento non sembra del tutto efficace per il recupero delle somme dovute. In alcuni casi, infatti, l’adesione alle definizioni agevolate rappresenta uno strumento a disposizione del contribuente per “prendere tempo”.

Nella relazione viene infatti messo in evidenza quanto di seguito riportato:

“Tuttavia, va rilevato come ben 5,4 miliardi delle rate scadute nel 2023 non sono stati versati e che probabilmente una quota cospicua delle adesioni alla rottamazione è finalizzata a ritardare la riscossione coattiva.”

La crescita delle entrate tributarie relative ai controlli deriva principalmente dalle lettere di compliance indirizzate ai soggetti chiamati alla cassa.

Rispetto allo scorso anno e agli anni precedente è diminuito il numero delle verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Corte dei Conti - Relazione presentata il 27 giugno 2024
Relazione sul rendiconto generale dello Stato 2023 (documento di sintesi).

Contrasto all’evasione fiscale: recupero per il 20 per cento delle somme

Dalla relazione della Corte dei Conti emerge la scarsa efficacia degli strumenti per il recupero delle somme legate all’evasione fiscale.

Oltre alla possibilità di evitare i controlli, che non sono capillari, chi non paga le tasse ha la possibilità di ricorrere a strumenti che permettono di ritardare il pagamento e in alcuni casi pagare con definizioni agevolate delle cartelle.

Rispetto agli importi dovuti il recupero avviene per circa il 20 per cento delle somme.

La Corte dei Conti fornisce i dati delle riscossioni a seguito di comunicazioni di irregolarità, ripercorrendo gli anni passati:

  • nel periodo d’imposta 2018 gli importi recuperati hanno raggiunto i 3,1 miliardi di euro;
  • nel 2019 la somma si è attestata sui 4,3 miliari di euro;
  • nel 2020 l’importo è stato di 1,4 miliardi di euro.

La media è del recupero a seguito di comunicazioni di irregolarità è di poco superiore a un quinto delle somme totali.

A riguardo, nella relazione viene spiegato quanto segue:

“Si tratta, dunque, di una percentuale alquanto limitata degli importi complessivamente dovuti, le cui cause andrebbero meglio approfondite, ma che potrebbero essere anche correlate a radicate aspettative di successive rottamazioni.”

Un incentivo a non pagare le somme dovute potrebbe quindi essere legato alla possibilità che successivi strumenti permettano di ottenere successivi vantaggi.

A questo si aggiunte una riduzione nel numero delle verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Gli accertamenti ordinari del 2023 ammontano a oltre 175 mila e sono in diminuzione rispetto all’anno precedente, con un calo di 14 mila accertamenti che in termini percentuali si attesta al 7,5.

I numeri sono, inoltre, nettamente inferiori rispetto a quelli precedenti alla pandemia: i controlli nel 2019 erano stati oltre 267 mila.

A riguardo la Corte dei Conti evidenzia quanto segue:

“È necessario rilevare come una maggiore frequenza dei controlli fiscali, soprattutto per le tipologie di attività a maggior rischio di evasione (e più numerose), potrebbe e dovrebbe integrare l’utilizzazione in chiave preventiva (prima di tutto) della ingente mole di dati a disposizione nei sistemi informativi (tra i quali, come già segnalato, i dati descrittivi delle fatture elettroniche emesse e ricevute, i corrispettivi comunicati telematicamente e i movimenti risultanti dall’Anagrafe dei rapporti finanziari e dai pagamenti elettronici), già normativamente in buona parte previsto, ma ancora non compiutamente realizzato.”

Si dovrà attendere per capire se su questo aspetto sortiranno effetto le recenti assunzioni di oltre 4 mila funzionari dell’Agenzia delle Entrate, in supporto alla riduzione dell’organico.

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