La riforma fiscale dimentica lo Statuto del Contribuente. Urge un contrappeso alla super Agenzia delle Entrate che si va delineando, anche alla luce delle recentissime previsioni in materia di privacy.
I giorni che vanno da fine settembre a inizio novembre sono particolarmente importanti per l’economia del nostro Paese.
Si parte dalla Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza dalla cui lettura si può constatare una visione del quadro macro economico del paese e il suo stato di salute.
Dalla sua analisi si può prevedere quale azione intenderà intraprendere il governo con il DdL sul bilancio per l’anno successivo, solitamente accompagnato da un Decreto Fiscale che anticipa alcuni tratti e introduce misure che richiedono una immediata applicazione.
Verso la riforma fiscale: la tutela dimenticata
In questo quadro quest’anno si aggiunge un altro atto decisivo: il DdL Delega sulla riforma fiscale, un documento cruciale per il futuro prossimo del Paese e che nelle intenzioni del Governo Draghi vedrà il riordino ed il riequilibrio delle forme di prelievo sia diretto che indiretto nonché una revisione degli sconti e agevolazioni concesse negli anni numerosissime e in ordine sparso.
Solo per quanto attiene alla dichiarazione annuale dei redditi, le agevolazioni necessitano di 400 pagine dell’annuale circolare esplicativa.
Non manca la previsione della Revisione del Catasto, in effetti già pronta ma mai attuata per questioni essenzialmente di opportunità politica, come pure l’avvio di un percorso virtuoso di semplificazione e riordino dei codici attinenti le norme tributarie.
Grazie alla crescita del PIL superiore alle attese sembra possibile tra l’altro un anticipo nella manovra di fine anno di alcuni spezzoni della riforma complessiva del sistema fiscale.
Questi ed altri aspetti tecnici sono stati già trattati in queste pagine. In questa sede l’attenzione si concentra su una aspetto che, a parere di chi scrive, rappresenta una grave mancanza in una visione complessiva della Riforma.
La tutela della terzietà nel rapporto tra fisco e contribuente, un aspetto che nel grande contenitore della Delega Fiscale sembra del tutto trascurato.
Terzietà nel rapporto tra fisco e contribuente: la tutela dimenticata
In effetti nulla si legge circa il rafforzamento del bistrattato Statuto del Contribuente, strumento che ha da poco compiuto venti anni ma che in questo lasso di tempo non ha dimostrato una effettiva efficacia e che anzi è stato più volte negli anni bypassato dallo stesso Legislatore.
Si è evocata da più parti in questi anni l’elevazione a rango costituzionale del compendio di norme che lo compongono, ma in effetti si è sempre rilevata una pia intenzione.
E anche adesso sembra essere dimenticato dall’attuale Governo, visto il silenzio sul punto del DdL Delega approvato durante il consiglio dei Ministri del 5 ottobre scorso o nel dibattito da questa scaturito. Ed è questo in effetti che meraviglia forse ancor di più.
Il DdL prevede tra l’altro la riforma del sistema della riscossione che superi l’attuale sistema duale della gestione amministrativa della macchina tributaria e con l’assorbimento da parte dell’Agenzia delle Entrate dell’attività attualmente svolta dalla Agenzia delle Entrate Riscossione.
Se a questo si aggiunge la previsione del DL 8 ottobre 2021, il cosiddetto Decreto Capienze, che con il suo articolo 9 concernente disposizioni in materia di protezione dei dati personali consentirà alle amministrazioni della PA, comprese le Agenzie Fiscali, la semplificazione di alcune previsioni del Dlgs 196/2003 e il superamento di alcune prerogative attualmente rimesse al Garante della Privacy.
Ci troveremo presto alle prese con una Super AdE a cui il contribuente non potrà contrapporre nulla di diverso da quanto oggi a sua disposizione.
Una concentrazione di “potere” di per sé non negativa ma che non vede la previsione di alcun contrappeso.
È ormai necessaria l’introduzione nel nostro ordinamento di una Authority Tributaria, una struttura indipendente di garanzia, competente in materia di coordinamento dei garanti del contribuente e in materia di interpello preventivo che assorba le stesse competenze ora gestite dalla stessa Agenzia delle Entrate.
Sarebbe una soluzione al potenziale conflitto di attribuzioni attualmente esistente in capo al Ministero dell’Economia e Finanze/Agenzia delle Entrate, in ordine alle attività, attualmente svolte contestualmente, di legiferazione, interpretazione, interpello, accertamento, escussione, mediazione, transazione e coordinamento dei garanti del contribuente.
Questo al fine di un riequilibrio del rapporto fisco-contribuente, per rendere centrale la tutela dei diritti sanciti dallo Statuto del Contribuente.
Se non ora, quando?
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: La tutela dimenticata: lo Statuto del Contribuente assente nella riforma fiscale