Riduzione imposte e tasse 2019: incertezze sui numeri

Riduzione imposte e tasse 2019: numeri diversi per Tria e Salvini, con il primo che parla di 600 milioni e il secondo di 1,7 miliardi. Possibile rinvio di alcune misure cardine della Manovra: quota 100, reddito di cittadinanza e flat tax con effetti minimi.

Riduzione imposte e tasse nel 2019: l’impatto del taglio alla pressione fiscale sarà di gran lunga inferiore rispetto al progetto originario.

Con la Legge di Bilancio sarà introdotto soltanto un primo assaggio di flat tax, che dal 2019 garantirà un taglio alle tasse pari a 600 milioni di euro.

È questa la cifra di cui ha parlato il Ministro dell’Economia Giovanni Tria nel corso dell’accesa audizione del 10 ottobre, tenutasi a poche ore di distanza dalla bocciatura della nota al DEF da parte dell’Ufficio parlamentare di Bilancio.

La tensione tra Tria, Salvini e Di Maio è evidente, nonostante le smentite e soprattutto dopo la bocciatura dell’UPB alla NaDef.

Il Governo tuttavia non sembra intenzionato a fare passi indietro e attualmente è al lavoro per reperire i 15 miliardi di coperture che si affiancano ai 22 miliardi di deficit, risorse già in parte ipotecate per la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia e per evitare l’aumento IVA.

Il lavoro partirà dalla revisione delle tax expenditures, con il rischio di tagli o abolizione di molte detrazioni fiscali, con il bonus di 80 euro che rischia di essere il primo sacrificato dalla Legge di Bilancio 2019.

Ai tagli si aggiungono le entrate già previste in bilancio, tra cui quelle stimate con l’avvio dell’obbligo di fatturazione elettronica a partire dal prossimo 1° gennaio e quelle stimate con l’avvio della pace fiscale.

La riduzione di imposte e tasse che sarà meglio delineata con la presentazione della Legge di Bilancio 2019 non riguarderà le famiglie ma soltanto un ristretto numero di imprese e la flat tax sarà introdotta mediante l’estensione delle soglie di accesso al regime forfettario per le partite IVA.

Il taglio delle tasse sarà pari ad un ammontare stimabile di 1,7 miliardi secondo Salvini, che ha immediatamente smentito i calcoli di Tria, il quale nel corso dell’audizione in Commissione alla Camera aveva anche fatto intravedere l’ipotesi di un avvio in misura ridotta delle misure chiave della Legge di Bilancio 2019.

Oltre alla flat tax che per il momento escluderà le famiglie, i nodi sulle coperture riguardano la riforma delle pensioni, con l’avvio della quota 100, e l’introduzione di reddito e pensione di cittadinanza, due delle misure più care al M5S. Le coperture di cui ha parlato il Ministro Tria non ne garantirebbero l’avvio pieno.

Riduzione imposte e tasse 2019: sulla flat tax scontro sui numeri

Nel capitolo dedicato al taglio delle tasse protagonista è senza dubbio la flat tax che tuttavia avrà effetti limitati nel 2019. Riguarderà soltanto le imprese e i professionisti titolari di partita IVA con fatturati non superiori a 65.000 euro l’anno. Per le famiglie se ne parlerà soltanto dal 2020, salvo cambi di rotta.

L’effetto della flat tax per le imprese comporterà secondo Tria una riduzione di imposte e tasse stimabile in 600 milioni nel 2019, cifra subito dopo smentita da Salvini che parla di 1,7 miliardi all’anno nel prossimo triennio (quindi dal 2019 al 2021).

Proprio queste differenze sui numeri hanno fatto parlare di uno scontro sulle flat tax tra Tria e Salvini che, per rispondere alle accuse di caos sulla flat tax, hanno diramato nella tarda serata del 10 ottobre una nota congiunta.

Le risorse stanziate sono quelle dette da Tria, e ammontano a:

  • 600 milioni nel 2019;
  • 1,8 miliardi nel 2020;
  • 2,3 miliardi nel 2021.

In totale quindi a regime non ci sono esattamente 1,7 miliardi all’anno come sostenuto da Salvini, ma un pò meno.

L’incertezza è quindi confermata: effettuando un semplice calcolo sulla media delle risorse stanziate per garantire la riduzione di imposte e tasse nel 2019 e negli anni a seguire il valore che ne esce fuori è pari a 1,56 miliardi di euro (la somma dei tre valori sopra elencati diviso tre).

La flat tax che debutterà già in misura minimale rispetto a quanto previsto inizialmente dalla Lega rischia di diventare un pericoloso boomerang, anche e soprattutto se si considera come il Governo intende reperire le coperture per introdurla.

Si parla ormai da tempo di tagli alle detrazioni fiscali e il rischio è che a pagare il costo di quei 600 milioni o 1,5 miliardi di euro emersi dai calcoli del Governo siano i cittadini con redditi più bassi, che secondo le simulazioni ad oggi effettuate rischiano di trovarsi pesantemente penalizzati.

Possibili effetti negativi anche per le imprese, con l’ipotesi che già a partire da novembre aumenti la percentuale degli acconti d’imposta da versare, misura che si affiancherà all’abolizione di IRI e ACE. Da verificare, invece, l’effettiva consistenza della riduzione Ires dal 24% al 15%.

Reddito di cittadinanza e riforma pensioni, coperture insufficienti

In parallelo alla flat tax l’incertezza sui numeri riguarda anche l’avvio di altre tre misure cardine della Legge di Bilancio 2019: pensione e reddito di cittadinanza e riforma della Fornero con l’avvio della Quota 100.

Durante l’audizione, il Ministro Tria ha parlato di un totale di 16 miliardi di euro in ballo per dare il via alle due misure care al M5S e alla Lega.

Al reddito di cittadinanza sono attualmente destinati 9 miliardi di euro di coperture ma per introdurlo in maniera piena ne servirebbero 15. Stesso discorso per la Quota 100, per la quale all’attuale copertura di 7 miliardi di euro se ne dovrebbero aggiungere altri due.

L’ipotesi è quindi che la Legge di Bilancio 2019 ridimensionerà e non di poco quelli che sono stati gli annunci dei due partiti al Governo e che sia la Lega che il M5S dovranno rinunciare almeno in parte all’avvio delle misure cardine dei propri programmi elettorali.

Riduzione imposte e tasse frenata dalle clausole IVA. Tra le coperture pace fiscale e e-fattura

Se la Legge di Bilancio 2019 uscirà ridimensionata rispetto alle ipotesi iniziali uno dei motivi sarà il nodo degli aumenti IVA.

Ben 12,4 miliardi di euro dovranno essere utilizzate per sterilizzare le clausole di salvaguardia ed evitare l’aumento delle aliquote d’imposta. Se la sterilizzazione sarà totale per il 2019, l’ipotesi è che questa sarà soltanto parziale nel 2020 e nel 2021.

Dettagli e particolari saranno disponibili a partire da lunedì, giorno in cui arriverà in Consiglio dei Ministri il Decreto Fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2018 ed entro il 20 ottobre la Manovra sarà presentata in Parlamento.

Per il momento tra le certezze vi è l’avvio della pace fiscale nel 2019, progetto che consisterà in più misure - dalla rottamazione ter, alla chiusura delle liti tributarie fino alla flat tax integrativa al 15%.

Accanto al gettito aggiuntivo previsto da quello che sta assumendo le forme di un ampio condono fiscale si aggiungono le maggiori entrate previste dall’avvio dell’obbligo di fatturazione elettronica a partire dal 1° gennaio 2019, che ammonterebbero a circa 2 miliardi di euro.

Il problema in questo caso è che da più fronti è arrivato l’avviso circa la presunta impreparazione di molte imprese e professioniste al nuovo obbligo, oltre, soprattutto, ai grossi rischi che potrebbero derivare dalla possibilità che a non esser pronto alla fatturazione elettronica sia paradossalmente proprio lo SdI, piattaforma dell’Agenzia delle Entrate che già più volte negli ultimi tempi ha dimostrato di non essere in grado di accogliere la mole di dati trasmessi dai contribuenti. Un esempio tra tutti è il caos dovuto all’avvio del nuovo spesometro.

Un’eventuale proroga potrebbe quindi generare un ammanco di risorse considerevole, che comporterebbe la necessità di una Manovra correttiva di metà anno. Ipotesi che è necessario evitare a tutti i costi per non rischiare di trasformare la Legge di Bilancio 2019 in una vera e propria mannaia sui conti dello Stato, di famiglie e imprese.

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