Recovery Plan, del tema dell'interoperabilità dei progetti messi in campo dai diversi Stati dell'Ue si è parlato nel webinar organizzato da Eunews. Emerge la necessità di promuovere l'autonomia dell'Europa nei settori strategici per costruire un mercato davvero comune con regole valide per tutti, anche dal punto di vista fiscale.
Recovery Plan: l’armonizzazione dei piani nazionali potrebbe indurre indirettamente anche l’omogeneizzazione delle politiche fiscali dei vari Paesi, con il superamento dei vari regimi di favore tra i quali c’è quello dell’Olanda?
Abbiamo posto la domanda a un parterre di esperti e di politici, nel corso del webinar organizzato il 26 febbraio dalla testata online Eunews, dal titolo “Recovery fund e Mercato interno: come garantire l’armonizzazione e l’interoperabilità degli interventi dei piani nazionali?”
L’evento era moderato da Lorenzo Robustelli alla presenza di economisti come Antonia Carparelli della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, Laura Piovesan della Banca Europea d’Investimenti ed esponenti politici come Anna Bonfrisco, parlamentare europea della Lega e Piero De Luca, deputato del Pd.
Recovery Plan, una politica fiscale comune in Europa è possibile?
Sulla possibilità che l’armonizzazione dei Recovery Plans consenta anche, indirettamente, di omogeneizzare le politiche fiscali in Europa, la Dottoressa Antonia Carparelli ha evidenziato come sul piano fiscale non si sia così avanti.
In ogni caso, ha sottolineato che nello sforzo messo in campo dall’Unione per contenere gli effetti economici indotti dall’emergenza sanitaria da Coronavirus c’è comunque un impegno a provvedere l’Europa di risorse proprie.
Quindi, a livello, ancora embrionale - aggiungiamo noi - a discutere di una politica fiscale comune.
Più esplicito è stato il deputato del Partito Democratico Piero De Luca, che nel rispondere alla stessa domanda ha affermato:
“Il dumping sociale non è più tollerabile in Europa, soprattutto adesso che dobbiamo ricostruire”.
In particolar modo, l’esponente democratico ha sottolineato l’esigenza di una fiscalità sulle imprese omogenea e d’altra parte ha anche segnalato che sulla scorta del Recovery Fund va rilanciato anche un vero e proprio processo costituente europeo.
In generale, comunque, il dossier dell’armonizzazione dei diversi Recovery Plan rappresenta un nodo centrale, che lega le sorti della ripresa italiana alla costruzione di un vero mercato interno all’Unione Europea con tutte le sue ricadute politiche, economiche sociali e ovviamente fiscali.
Ma andiamo a vedere nel dettaglio i singoli aspetti della sfida della ricostruzione delle diverse economie nazionali dopo l’impatto della pandemia da Covid-19.
Recovery Plan armonici? Gli aspetti economici
Su questa ricostruzione degli assetti economici del “Vecchio Continente” molto si è soffermata nel corso dell’evento la Dottoressa Antonia Carparelli della Commissione Europea.
In effetti, nella sua ottica, la costruzione di un mercato interno dei Paesi appartenenti all’Ue è l’altra faccia della realizzazione di un’autonomia europea in settori strategici.
Si fa riferimento, ai settori dell’energia e i trasporti, la banda larga, i cloud dati, comparti nei quali invece si registra ancora oggi una dipendenza da grandi realtà economiche e politiche extra Unione europea, basti pensare ai grandi colossi del digitale.
Ma ha dovuto ammettere l’esponente della Commissione che “il mercato interno è ancora una realtà che richiede molti sforzi collettivi”.
In questo senso, l’interoperabilità dei singoli piani di resilienza dovrebbe costituire un’opportunità in un’ottica di costruzione di questo mercato interno.
Ad esempio, Laura Piovesan, Direttore Innovazione e competitività della Banca europea d’investimenti, ha sottolineato che le barriere agli investimenti sono spesso costituite da fenomeni come la frammentazione dei mercati stessi, delle regole che li sovrintendono e anche dai diversi livelli delle capacità di governance delle pubbliche amministrazioni nazionali, oltre che dalla mancanza di lavoratori qualificati.
Recovery Plan, gli aspetti politici
La necessità di regole fiscali valide per tutti ci ha invece portato sul terreno della politica comune europea e sopra ricordavamo le esplicite dichiarazioni in tal senso del deputato De Luca.
L’esponente democratico ha peraltro ricordato che un processo di trasformazione è già in cammino, dato che è stato rivisto il meccanismo di stabilità europeo e per la prima volta la Commissione emetterà dei titoli di debito comune, i cosiddetti Eurobond
Anche per Anna Bonfrisco, parlamentare europea della Lega, “Il debito comune è un passo avanti, ma l’Europa è stata costretta a questa scelta”, per evitare che i singoli Stati dovessero ricorrere ai mercati da soli.
Ma soprattutto la Bonfrisco, pur dichiarando di sognare un Recovery “tutto concentrato su ricerca e innovazione, perché questo serve alle imprese” e segnalando che è sul “6g che l’Europa si gioca la sua autonomia strategica”, ha invitato la Banca europea degli investimenti a finanziare alcune delle tradizionali catene del valore, dato che il nostro Paese continua a essere un’economia molto produttiva, nella quale il manifatturiero ha ancora il suo forte peso.
Permane sullo sfondo, però, la scommessa di riuscire a realizzare una sinergia tra i diversi piani nazionali finanziati dal Recovery Fund europeo. La possibilità più a portata di mano sarebbe quella di dar vita concreti progetti transfrontalieri che impegnino reciprocamente gli Stati membri.
Una possibilità alla quale sembrano credere perlomeno i partecipanti al webinar di Eunews che al 60% hanno risposto positivamente alla domanda: “Si riusciranno a realizzare dei progetti transfrontalieri con il Recovery Fund o prevarrà un “egoismo” degli Stati?”
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Recovery Plan, una politica fiscale comune in Europa è possibile?