Pensioni, i 67 anni necessari per l'assegno sociale e per il trattamento di vecchiaia rimangono bloccati fino al 2024. Lo stabilisce il Decreto MEF del 27 ottobre pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 novembre 2021
Pensioni, i 67 anni necessari per accedere ai trattamenti di vecchiaia e all’assegno sociale rimangono bloccati fino al 2024.
Il Decreto del Ministero dell’Economia del 27 ottobre, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 10 novembre 2021, stabilisce che per il biennio 2023-2024 l’adeguamento automatico alla speranza di vita dei requisiti anagrafici pensionistici rimane congelato.
L’età pensionabile dal 2013, infatti, viene riparametrata ogni due anni in base alla variazione dell’aspettativa di vita che, grazie all’incremento del benessere generale, negli ultimi tempi sta aumentando progressivamente.
Eppure, complice anche la pandemia da Covid, l’ultimo valore registrato dall’Istat è stato di segno negativo, con una contrazione dello 0,25 (un quarto di un anno) rispetto allo scorso biennio.
La legge, tuttavia, non consente un’inversione e l’abbassamento dell’età pensionabile ma solo un adeguamento di “senso positivo”. Il requisito rimane in stand-by per i due anni successivi.
Pensioni, età bloccata a 67 anni per assegno sociale e vecchiaia fino al 2024. Il quadro dei requisiti
Nel corso degli anni la speranza di vita si sta progressivamente allungando e, di conseguenza, anche il periodo in cui deve essere erogata la pensione è sempre più esteso.
Questo è il dato di fatto alla base del meccanismo introdotto dal DL n. 78 del 30 luglio 2010 che, dal 1° gennaio 2013, prevede un incremento da applicare con cadenza biennale al requisito anagrafico per accedere al trattamento pensionistico.
La norma, tra l’altro, prevede uno “scalino” massimo tra un biennio e l’altro che non può superare i tre mesi, fermo restando il recupero in sede di adeguamenti successivi. Per esempio, se in un biennio l’aspettativa di vita è aumentata di 4 mesi, il mese eccedente verrà recuperato il mese successivo.
Per il prossimo biennio, come per il biennio in corso, l’aspettativa di vita si è accorciata e l’età pensionabile non ha subito nessun aumento: 67 anni per la pensione di vecchiaia e per l’assegno sociale, oltre ai 71 anni per la pensione di vecchiaia “contributiva”. Quest’ultimo trattamento è quello accessibile a chi non ha versato i contributi dovuti - almeno 5 anni - al 31 dicembre 1995.
Lo ha messo nero su bianco il Ministero dell’Economia con il DM del 27 ottobre, così come aveva fatto per il biennio 2021 - 2022 con il Decreto del 5 novembre 2019 dopo aver riscontrato anche allora il rallentamento della speranza di vita.
Per una maggiore chiarezza si rimanda alla tabella sottostante, in cui sono riportati i requisiti anagrafici e contributivi relativi al periodo 2021-2024 e riferiti ai trattamenti pensionistici interessati dal citato adeguamento.
. | Requisito anagrafico | Requisito contributivo |
---|---|---|
Pensione di vecchiaia | 67 anni | 20 anni |
Assegno sociale | 67 anni | 0 |
Pensione contributiva | 71 anni | almeno 5 anni di contribuzione effettiva esclusa la figurativa |
Pensioni: la sospensione degli adeguamenti per il trattamento anticipato
L’artt. 15 e 17 del DL n.4/2019 hanno sospeso retroattivamente l’adeguamento scattato dal 1° gennaio 2019 e i successivi tre adeguamenti previsti negli anni 2021, 2023 e 2025 con riferimento ai soli requisiti contributivi, e non anagrafici, per la pensione anticipata.
La pensione anticipata, infatti, permette di andare in pensione prima che maturi il requisito dell’età pensionabile - i 67 anni - richiedendo però che sia stata accumulata una certa anzianità contributiva, in misura differente tra uomini e donne.
Questa anzianità contributiva, in altre parole gli anni di contributi versati, è anch’essa sottoposta all’adeguamento della speranza di vita che, con il Decreto citato, è stato bloccato fino al 2026.
Il requisito, in buona sostanza, rimane congelato non in forza del Decreto del MEF del 9 novembre ma perché così ha voluto il Legislatore nel 2019 per favorire determinati lavoratori.
Ecco, quindi, che la pensione anticipata rimane accessibile, fino al 31 dicembre 2026 in presenza dei seguenti requisiti:
- 41 anni e dieci mesi di contributi per le lavoratrici;
- 42 anni e dieci mesi per i lavoratori.
Pensioni, il blocco dell’adeguamenti per i lavori usuranti
Anche il requisito anagrafico richiesto per l’accesso alla pensione di anzianità da parte dei lavoratori che svolgono mansioni particolarmente faticose rimane fermo a 61 anni e sette mesi di età.
È stata la Legge di Bilancio 2018 che ha previsto la dispensa dall’adeguamento dal 1° gennaio 2019 dei requisiti per la pensione di vecchiaia e della pensione anticipata, nei confronti delle 15 categorie professionali rientranti nelle cosiddette mansioni usuranti.
La dispensa riguarda solo i lavoratori che hanno raggiunto un minimo di 35 anni di contribuzione a condizione che al momento del pensionamento non risultino beneficiari dell’Anticipo pensionistico.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Pensioni, età bloccata a 67 anni per assegno sociale e vecchiaia fino al 2024. Il quadro dei requisiti