La Legge di Bilancio 2019 chiude il caso Prelex del MEF. Per quanto riguarda il rinnovo dei contratti, sono previsti 560 milioni di euro per colmare la vacanza contrattuale e garantire l'elemento perequativo agli stipendi più bassi.
In attesa che la Legge di Bilancio 2019 “materializzi” risorse aggiuntive per il rinnovo dei contratti pubblici nel triennio 2019-2021, si scioglie il nodo “Prelex” per i dipendenti del Ministero dell’economia e delle finanze.
La manovra, approvata in via definitiva il 30 dicembre alla Camera, ha ridotto del 65 per cento, da 7 milioni di euro a 2,5, le risorse stanziate per l’attività di supporto prelegislativa attribuita al personale del MEF, sostituendo con appositi emendamenti il controverso comma 685 dell’articolo 1 della legge di Bilancio dell’anno scorso, varata dal governo Gentiloni.
Una novità che cammina di pari passo con i modesti aumenti in busta paga previsti per i dipendenti statali e con l’atteso avvio della stagione di rinnovo contrattuale.
Legge di Bilancio 2019: chiuso il caso Prelex MEF
La “Prelex” (di cui avevamo già avuto modo di occuparci) è la verifica della conformità economica e finanziaria dei provvedimenti presi dal Parlamento (copertura).
Il provvedimento, che stanziava importanti risorse in favore del personale coinvolto, era fortemente contestato da un variegato fronte sindacale composto da Unsa, Cobas, Usb e Flp perché distribuiva consistenti aumenti solo ad alcuni dipendenti del MEF, peraltro per un’attività che dovrebbe rientrare nei compiti istituzionali del dicastero.
La manovra di Bilancio 2019 ha anche operato una perequazione dell’indennità di amministrazione a tutto il personale del Ministero, che garantirà un sostanzioso aumento in busta paga, piuttosto gradito data la scarsità delle risorse che la “finanziaria” ha destinato al rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione (1,1 miliardi di euro per l’anno in corso).
Legge di Bilancio 2019: piccoli passi sul rinnovo dei contratti pubblici?
Il superamento della vicenda “Prelex” rappresenta uno dei “piccoli passi” compiuti in questi giorni dal governo Conte nella direzione di rispondere alle pressanti richieste sindacali in materia di adeguamento delle retribuzioni con il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione? Forse.
La sostituzione del comma 685 è avvenuta non a caso con emendamenti governativi e il fatto è da mettere in relazione probabilmente con l’impegno che il sottosegretario al MEF Alessio Mattia Villarosa del M5S aveva a suo tempo preso con le organizzazioni sindacali sopra citate.
L’altro gesto compiuto è stato quello del riconoscimento in Legge di Bilancio di un’indennità di vacanza contrattuale che ad aprile e a luglio consentirà in automatico aumenti modestissimi ai dipendenti pubblici (8 e 14 euro mensili nei due periodi, con 310 milioni di euro stanziati a questo fine) e il pagamento di un cosiddetto elemento perequativo di 20 euro per i lavoratori pubblici con i livelli retributivi più bassi.
Questo importo era previsto dal precedente contratto e doveva terminare alla fine del 2018, ma è stato prolungato fino al prossimo rinnovo con una destinazione di risorse pari a 250 milioni di euro.
C’è però da considerare che questa politica dei “piccoli passi” ha comunque una ricaduta fortemente negativa, dato che queste risorse non sono aggiuntive ma sono da sottrarre al già magro fondo di 1,1 miliardo di euro previsto per il rinnovo dei contratti.
Di certo non ci sono le premesse per una grande tornata contrattuale.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Legge di Bilancio 2019: chiuso il caso Prelex MEF. Spiraglio rinnovo contratti