Gli adeguamenti ISTAT pesano oltremodo sulle tasche degli italiani, forse più della pressione fiscale. Ecco una proposta alternativa.
L’idea di una possibile ipotesi di applicazione di un indice ISTAT depurato degli incrementi dei costi dell’energia determinati dagli effetti della guerra in Ucraina, almeno per l’anno 2022 o fintano che vi saranno gli effetti devastanti del conflitto in atto sui mercati, potrebbe avere un effetto positivo sulla spinta inflazionistica in corso.
Lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi aveva evidenziato, durante la conferenza stampa successiva al CdM del 2 maggio scorso, come questo dato ISTAT riferito al mese di Aprile, attestatosi al 6.2%, si sarebbe fermato al 2,9%, se si fossero esclusi gli effetti dell’incremento dei costi dell’energia dovuti dalla attuale situazione straordinaria che le economie mondiali stanno subendo.
Sempre Draghi evidenziava nella stessa conferenza stampa che si tratta di situazioni temporanee e come tali da affrontare con strumenti eccezionali e che senza una fattiva azione del governo finirebbero per indebolire l’economia, aumentare la povertà e creare poi quelle condizioni permanenti di debolezza economica e povertà diffusa che il Governo intende debellare.
Perché non pensare di applicare questo dato ISTAT depurato in luogo degli indici ordinari?
Oggi ogni aumento dei costi è necessariamente ribaltato sui consumatori finali e restando agli Indici misurati ad Aprile, il taglio dal 6,2% al 2,9%, quindi un incremento più che dimezzato degli aumenti sugli oneri indicizzati, avrebbe certo un effetto positivo su imprese e famiglie.
Insieme agli altri provvedimenti già introdotti quali tra i vari:
- gli interventi sulle accise dei carburanti;
- la riduzione degli oneri di sistema sulle bollette di luce e gas;
- il sostegno alle imprese energivore;
- il contributo sugli extraprofitti delle imprese energetiche;
- il contributo a sostegno del potere di acquisto delle famiglie di cui al decreto Aiuti.
influenzerebbe più efficacemente nel complesso gli effetti mitigatrici della azione di Governo messa in atto fino ad ora per depotenziale la spirale inflazionistica, primo fra tutti il tanto discusso e probabilmente iniquo bonus 200 euro.
Pensate, stante l’attuale situazione, all’effetto di un incremento medio del 6/7 % sui canoni di locazione commerciale ed abitativa come pure sui contratti indicizzati nel corso di tutto il 2022, un adeguamento questo che potrei definire “drogato” e peraltro trascinerebbe i suoi effetti anche negli anni futuri quando si dovrà applicare l’incremento su un importo che ha cristallizzato al suo interno il valore di adeguamento del 2022 oggi influenzato da un evento straordinario e temporaneo come appunto il conflitto in atto e poi provate ad immaginare lo stesso scenario applicando un teorico incremento medio del 3%.
In una situazione economica come quella in atto che stiamo vivendo nel nostro quotidiano gli effetti di un incremento degli oneri indicizzati mediamente più che dimezzato rafforzerebbero notevolmente la strategia delle azioni già messe in atto dal Governo ed un intervento del Legislatore su questo - magari già durante l’iter parlamentare del Decreto Aiuti - potrebbe essere certo auspicabile.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Un indice ISTAT straordinario per il 2022