Alcuni spunti critici in ordine al bonus 200 euro introdotto dal DL 50/2022, il cosiddetto Decreto Aiuti.
Il pacchetto di aiuti che il Governo ha voluto mettere in campo con l’omonimo decreto numero 50 del 2022, tra le varie misure in esso contenuti, prevede un contributo a sostegno dei maggiori costi sostenuti nella quotidianità dai singoli cittadini denominato “indennità una tantum a sostegno del potere di acquisto dei lavoratori”.
In effetti il provvedimento denota diverse criticità, con particolare riferimento al discrimine tra lavoratori autonomi titolari di partita IVA e gli altri soggetti, dipendenti e non, destinatari del provvedimento nonché ulteriori differenziazioni tra questi ultimi.
Bonus 200 euro, misura equa?
I punti più salienti possono riassumersi come segue:
- l’articolo 31 assegna un contributo di 200 euro ai lavoratori dipendenti di cui all’articolo 1, comma 121, della legge 30 dicembre 2021, n. 234 il quale prevede la “condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo mensile di 2.692 euro, maggiorato, per la competenza del mese di dicembre, del rateo di tredicesima”, di fatto coloro che percepiscono uno stipendio non superiore ai 35.000 euro annui;
- l’articolo 32 riconosce i 200 euro sia ai pensionati che abbiano “un reddito personale assoggettabile all’IRPEF” che a una serie di altre figure variamente individuate che va dai lavoratori dello spettacolo a colf e badanti fino ai venditori porta a porta ma senza alcun riferimento a limiti di reddituali di accesso
L’articolo 33 istituisce un “Fondo per il sostegno del potere d’acquisto dei lavoratori autonomi” che demanda al Ministero del Lavoro di concerto con il Ministero dell’Economia e Finanze la scelta dei criteri di assegnazione, requisiti e modalità di accesso.
Detto che non si comprende il perché della fissazione di criteri reddituali per dipendenti e pensionati e non per gli altri soggetti, come pure il perché del riferimento al solo stipendio per i dipendenti ed al reddito imponibile IRPEF per i pensionati, per così come è scritto il provvedimento potranno verificarsi situazioni di disparità tra nuclei familiari sulla base della loro composizione.
Bonus 200 euro a rischio iniquità: ecco qualche esempio pratico
Prendiamo il caso di un nucleo composto da marito lavoratore, moglie casalinga e figli studenti: si avrà diritto ad una unica indennità.
In un altro nucleo di pari componenti nel quale coniugi e figli rientranti tutti in una qualsiasi delle categorie previste verranno erogati 200 euro ciascuno, a prescindere dal fatto che il reddito complessivo familiare potrebbe essere decisamente più alto del precedente esempio.
Aggiungo anche l’esempio dei lavoratori dello spettacolo o dei i venditori a domicilio che possono comunque percepire compensi per cifre rilevanti ben superiori ai limiti previsti per dipendenti e pensionati.
Sono solo alcuni dei rilievi che sovvengono ad una prima lettura del testo, ma potrebbero ben esservene altri da evidenziare.
In conclusione una osservazione riguardante i lavoratori autonomi: non si comprende perché, a differenza degli altri soggetti, non venga da subito riconosciuto loro un pari importo del contributo, demandando ai ministeri competenti i soli criteri di accesso e di fruizione dello stesso.
Insomma ci troviamo alle prese con un provvedimento che pone diverse distinzioni tra le categorie di lavoratori, fatto che non dovrebbe avere ragione di essere: il lavoro, in qualsiasi forma, ha uguale dignità.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Indennità una tantum nel DL Aiuti: la disparità in 200 euro