Fondo perduto perequativo, dov'è finito il decreto MEF con la percentuale per stabilire quali sono le partite IVA che ne hanno diritto? Ancora si attende la pubblicazione così come del provvedimento dell'Agenzia delle Entrate che stabilisce termini e modalità di domanda. Il rischio di ritardi sul pagamento diventa sempre più concreto.
Il fondo perduto perequativo rappresenta il saldo finale degli aiuti previsti dal Decreto Sostegni bis e l’ultimo atto di una stagione di ristori per le partite IVA maggiormente in difficoltà inaugurata con il Decreto Rilancio.
Ma la loro entrata in scena procede a passi lenti e incerti. Manca il Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze con la percentuale utile a stabilire il peggioramento del risultato economico d’esercizio e di conseguenza il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate con le istruzioni per presentare domanda.
Il pagamento dell’ultima tranche è attesa entro l’anno ma il rischio dei ritardi sull’erogazione, anticipato dal MEF, a questo punto si fa sempre più concreto.
Fondo perduto perequativo, dov’è finito il decreto? Il rischio ritardi diventa sempre più forte
Per una valutazione sui tempi di attesa per il pagamento del fondo perduto perequativo, vale la pena fare una panoramica dei passaggi necessari per l’attuazione della misura prevista dall’articolo 1 del DL n. 73/2021 dal comma 16 al 27.
Il testo approvato lo scorso maggio ha definito solo a grandi linee la platea di potenziali beneficiari degli aiuti: ha previsto una nuova tornata di ristori ma ha rimandato al futuro la definizione dei dettagli.
Gli aiuti spettano, a determinate condizioni, ai soggetti residenti o stabiliti nel territorio dello Stato che sono titolari di reddito agrario o che svolgono attività d’impresa, arte o professione con ricavi o compensi fino a 10 milioni di euro nel 2019.
Una delle poche certezze che riguardano l’accesso a questa ultima tranche di ristori riguarda il legame con la dichiarazione dei redditi, un punto cruciale anche per i passi successivi.
La possibilità di richiederlo, infatti, è riservata solo a professionisti e imprese che hanno rispettato l’obbligo dichiarativo entro la scadenza anticipata del 30 settembre 2021.
Dopo le ripetute richieste degli addetti ai lavori, il termine inizialmente fissato al 10 settembre è stato spostato a fine mese.
L’altro requisito chiave per l’accesso al fondo perduto perequativo consiste nell’aver registrato un “peggioramento del risultato economico d’esercizio relativo al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2020, rispetto a quello relativo al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2019, in misura pari o superiore alla percentuale definita con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze”.
Sul punto la sottosegretaria al MEF Maria Cecilia Guerra nel corso delle interrogazioni in Commissione Finanze della Camera dell’8 settembre 2021 precisava:
“Il decreto attuativo sarà emanato successivamente al 30 settembre 2021 in quanto la percentuale minima di peggioramento del risultato economico d’esercizio per accedere al contributo e la percentuale da applicare per la quantificazione dell’ammontare del contributo stesso devono essere determinate tenendo conto dei dati indicati nelle dichiarazioni dei redditi trasmesse entro il 30 settembre 2021, al fine di garantire il rispetto dello stanziamento delle risorse di cui all’articolo 1, commi 25 e 25-bis, del decreto Sostegni bis”.
Fondo perduto perequativo, attesa per il decreto MEF e il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate
Dal 30 settembre ad oggi è passato più di un mese ma la percentuale che definisce il limite per accedere all’ultima tornata di contributi a fondo perduto resta ancora un’incognita: il decreto MEF non è ancora arrivato, come si evince anche dai dati che emergono dall’Ufficio per il Programma di Governo aggiornati al 5 novembre.
Alla fine dell’anno manca poco, ma la macchina organizzativa non è stata ancora avviata: ai potenziali beneficiari sarà necessario concedere 30 giorni per la presentazione delle domande e la possibilità di procedere al pagamento entro l’anno sembra vacillare.
D’altronde il MEF lo aveva già anticipato in tempi non sospetti, legando il rischio di ritardi all’eventuale concessione di una proroga della scadenza della dichiarazione dei redditi legata al fondo perduto perequativo.
Durante l’interrogazione a risposta immediata sul tema del 9 giugno, l’ex sottosegretario Claudio Durigon sottolineava:
“È opportuno evidenziare che il processo di determinazione ed erogazione del contributo a fondo perduto introdotto dall’articolo 1, comma 16, del decreto-legge n. 73 del 2021 è strettamente collegato alla preventiva disponibilità – da parte dell’Agenzia delle entrate – dei dati della dichiarazione dei redditi riferiti sia all’anno 2019 che all’anno 2020”.
E anticipava il prezzo da pagare per la proroga, che poi è stata concessa:
“Un eventuale differimento del termine previsto per la presentazione della dichiarazione dei redditi, propedeutica per la presentazione dell’istanza di accesso al contributo in esame, determinerebbe un allungamento dei tempi necessari per l’erogazione dello stesso”.
Detto senza giri di parole, il MEF aveva messo le mani avanti, ma facendo un rapido calcolo sul calendario è ancora possibile rientrare nei tempi solo rispettando determinante condizioni:
- una pubblicazione a breve del Decreto MEF con le percentuali da rispettare;
- un rapida emanazione del provvedimento dell’Agenzia delle Entrate che definisce termini e modalità di invio della domanda e una altrettanto rapida attivazione del canale utile per presentare l’istanza per cui è necessario in ogni caso concedere 30 giorni;
- l’avvio in tempi stretti delle disposizioni di pagamento per le partite IVA che ne hanno diritto.
In altre parole il rischio di ritardi sull’erogazione delle somme si fa sempre più concreto col passare dei giorni. Ma, visti i tempi rapidi che sono stati garantiti in certe occasioni, con uno sprint sull’avvio della macchina organizzativa l’idea di ottenere i bonifici del fondo perduto perequativo entro l’anno può ancora diventare realtà.
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