L'emergenza coronavirus impone un'analisi di tutti gli attori coinvolti nell'economia globalizzata: dalle grandi aziende alle piccole partite IVA. Lo stop forzato potrebbe e dovrebbe diventare un'occasione per riflettere, aggiornarsi, ripensare il sistema nell'ottica di una futura crescita.
Senza dover scomodare sociologi ed economisti è chiaro che una volta usciti da questa pandemia mondiale nulla sarà come prima.
Ancor più dopo aver ascoltato le parole della serata del 9 marzo 2020, con cui il nostro Presidente del Consiglio annunciava l’estensione a tutto il territorio nazionale delle norme finalizzate alla limitazione del contagio da Coronavirus.
Se ne parlava già da tempo dopo l’avvento di Donald Trump, che con la reintroduzione dei dazi quale metodo di contrattazione con le altre potenze economiche, ha stravolto le regole del commercio mondiale, ma ancor più ora con questa crisi mondiale l’economia della globalizzazione dei sistemi produttivi è in decisa crisi.
Emergenza coronavirus: economia della globalizzazione in crisi
Come pure è da approfondire il senso di una Unione Europea ferma, ormai da anni, davanti al critico momento di passaggio da una area di mercato ad una coesa federazione di Stati, la cui assenza si sente particolarmente ora, nel momento in cui una mutuale politica comune avrebbe certo meglio supportato i paesi aderenti ad affrontare questa crisi senza precedenti non solo sanitaria che non ha ancora toccato il suo apice.
Le grandi aziende probabilmente rivedranno le catene di approvvigionamento accorciando le distanze, anche facendo rientrare nel paese dove hanno sede alcune produzioni per evitare che si ripeta, come sta accadendo ora, che il blocco di una fornitura dipenda da un componente secondario prodotto agli antipodi.
Anche il popolo delle partite Iva, ultimo gradino della scala economica, non può far altro che adattarsi alle regole dettate dai Dpcm succedutisi in questi giorni mentre il fermo delle attività turistiche e dei consumi interni è già sotto gli occhi di tutti.
Lo stato d’animo condiziona fortemente le nostre reazioni ed in tale contesto è facile per molti cadere nello sconforto e piangersi addosso, comprensibile ma per me non giustificabile.
Ci dovremmo chiedere invece cosa potremmo fare per migliorarci o per prepararci a cogliere il momento della ripresa che avverrà.
Emergenza coronavirus: dalla crisi una opportunità di crescita
Io vedo in questo un momento di evoluzione dell’ecosistema delle Pmi e degli studi professionali che potrebbe contribuire a facilitare una ripresa tale da riportare i numeri economici misurati dal Pil a valori ante emergenza.
Ad esempio, cloud e smart working stanno giocoforza entrando sempre più nel lessico quotidiano di imprenditori e professionisti, registrando una crescita importante della percentuale di penetrazione nei processi interni.
Chi, come me, svolge una attività intellettuale può cogliere l’opportunità di questo fermo forzato per aggiornarsi facilitato dalle diverse opportunità per seguire corsi on line su argomenti che ci interessano e che riconoscono anche crediti formativi previsti dalle diverse attività professionali e, perché no, provare ad approfondire nuovi aspetti della professione fino ad ora trascurati o tenuti in secondo piano, come alcune competenze trasversali di base.
Qualche esempio? La gestione del tempo, il parlare in pubblico e la valorizzazione del proprio team di lavoro.
Si tratta di soft skills che dovrebbero essere curate al pari della formazione tradizionale della professione la cui conoscenza potrà anch’essa essere di ausilio nel proprio quotidiano.
Imprese ed attività artigianali potrebbero, approfittando anche di eventuali bandi agevolativi, anticipare manutenzioni ed aggiornare i processi produttivi introducendo/sostituendo i macchinari così recuperando i giorni di fermo produttivo già programmati.
Una spinta alla digitalizzazione dei processi amministrativi è venuta lo scorso anno dall’introduzione generalizzata della Fatturazione Elettronica, vituperata da molti imprenditori e fiscalisti e della quale buona parte degli stessi critici oggi non ne farebbe più a meno, vedo questo aggiornamento “forzato” come una occasione di crescita di cui potremo trarre beneficio alla ripresa delle ordinarie attività ad emergenza terminata, anche solo considerando il tempo liberato dal miglioramento dei processi e che potremmo scegliere di dedicare anche al nostro privato.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Dalla crisi una opportunità di crescita