A chi conviene il regime forfettario? In un caso pratico di confronto con professionisti che applicano regime ordinario i benefici e gli elementi per il calcolo della convenienza.
Conviene il regime forfettario? La risposta in un confronto con i professionisti che applicano il regime ordinario. In evidenza i benefici e gli elementi di convenienza, partendo dall’analisi dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio effettuata in occasione delle novità introdotte nel 2019.
Il regime di tassazione sostitutiva Irpef con aliquota del 15 per cento fino a 65.000 euro di ricavi\compensi annui conviene soprattutto ai professionisti ma presenta vantaggi anche le imprese.
In media è paria a circa 5.300 euro all’anno il risparmio per i titolari di partita IVA che deriva dal passaggio dalla tassazione Irpef alla flat tax del 15 per cento e con l’esenzione IVA e l’agevolazione sui contributi INPS.
Il vantaggio maggiore spetta ai lavoratori autonomi titolari di partita IVA: rispetto agli imprenditori individuali con il passaggio alla flat tax del 15 per cento e al regime forfettario 2019 risparmiano circa 2.000 euro in più.
Regime forfettario: a chi conviene la flat tax e quanto si risparmia
Possono aderire al regime di tassazione sostitutiva IRPEF pari al 15 o al 5 per cento per le nuove attività i titolari di partita IVA che, nel rispetto degli ulteriori requisiti previsti, non superano il limite di 65.000 euro in relazione a ricavi o compensi.
Di seguito un riepilogo di requisiti e limiti.
Regime forfettario 2022 | Limiti e requisiti |
---|---|
Dipendenti e pensionati | sopra i 30.000 euro di reddito non è possibile applicare l’imposta sostitutiva del 15 per cento |
Lavoratori dipendenti dimessi o licenziati | Non si applica il limite di reddito di 30.000 euro |
Partita IVA con dipendenti | Limite di 20.000 euro per compensi a dipendenti e collaboratori |
Partita IVA con quote di controllo in SRL | Esce dalla tassazione agevolata chi ha avuto (nell’anno precedente) controllo diretto o indiretto di SRL che svolge attività collegata alla propria |
Partita IVA che lavora con ex datore di lavoro o soggetto riconducibile | Esce dal forfettario il titolare di partita IVA che ha percepito ricavi e compensi per più del 50 per cento dall’ex datore di lavoro o soggetto riconducibile |
Partendo da un’analisi curata dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio alla vigilia dell’approvazione del nuovo regime forfettario, nel 2019, è possibile effettuare il calcolo di quanto si risparmia con la flat tax: i contribuenti in regime forfettario che scelgono di assoggettare i propri ricavi a tassazione sostitutiva del 15 per cento devono valutare, innanzitutto, quando conviene e a chi conviene.
I titolari di partita IVA, imprese e professionisti, che rientrano nel limite di ricavi di 65.000 euro e che esercitano l’opzione per la flat tax, sono esonerati dalle addizionali IRPEF, dall’IRAP, sono esclusi dal regime IVA e beneficiano dello sconto del 35 per cento sui contributi INPS.
L’applicazione del regime forfettario inoltre influisce sul livello di reddito da sottoporre a tassazione: il reddito di impresa viene determinato in modo forfettario applicando ai ricavi un coefficiente di redditività, differenziato per settore.
Oltre all’applicazione dell’imposta sostitutiva Irpef del 15 per cento, è l’esenzione IVA uno dei vantaggi del regime forfettario e così come riportato nella relazione dell’UPB:
“Se il lavoratore autonomo (o l’imprenditore) è in grado di applicare un prezzo di vendita pari al prezzo al lordo dell’IVA praticato in precedenza, incrementerà i ricavi (la componente IVA non dovrà più essere versata) e quindi il reddito. L’IVA pagata sui propri acquisti costituirà invece in ogni caso un aggravio.”
L’esenzione riguarda, attualmente, anche l’obbligo di fatturazione elettronica che sarà in vigore fino al prossimo 30 giugno 2022.
Ai vantaggi sopra elencati si aggiunge tuttavia un aspetto negativo: la flat tax al 15 per cento esclude i titolari di partita IVA dalla possibilità di beneficiare di detrazioni e deduzioni Irpef ed è soprattutto su questo punto che è necessario soffermarsi quando ci si chiede se conviene o meno aderire al regime forfettario, in relazione a quella che è la propria specifica situazione.
Regime forfettario: quanto si risparmia con la flat tax
Così come sottolineato dall’UPB, i provvedimenti introdotti dalla Legge di Bilancio 2019 comportano un beneficio medio complessivo per i contribuenti coinvolti di circa 5.300 euro pari a circa il 16,9 per cento del loro reddito, di cui circa la metà deriva dal passaggio dall’Irpef alla tassazione sostitutiva, 5 punti sono dovuti all’esclusione dal regime IVA e i restanti 4,2 all’agevolazione contributiva.
I professionisti, tuttavia, pur avendo un vantaggio maggiore sul versante dell’imposta sul reddito - circa 9,6 punti percentuali - non beneficiano della riduzione dei contributi INPS, prevista invece per coloro che operano in regime di impresa. A questo proposito, è da sottolineare come in ogni caso l’agevolazione contributiva corrisponda a minori accantonamenti per la futura pensione.
(Fonte: Audizione del Presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, 12 novembre 2018)
L’analisi dell’UPB è stata svolta in considerazione del fatto che:
“a sostanziale parità di ricavi, gli imprenditori presentano mediamente costi degli input produttivi significativamente più elevati e quindi un reddito inferiore dei lavoratori autonomi. Questi ultimi dunque godono di un maggiore risparmio derivante dall’eliminazione dell’imposta progressiva (30 punti di reddito contro i 25 degli imprenditori). Per la stessa ragione l’incidenza del risparmio dovuto all’esclusione dal regime IVA, connesso con il volume delle vendite, è in rapporto al reddito più elevato per le imprese individuali (8,5 punti rispetto ai 4,5 punti degli autonomi).”
Regime forfettario e regime ordinario: il caso pratico di professionisti a confronto
Per avere un quadro chiaro dei vantaggi, prendiamo in considerazione il caso di due professionisti elaborato sulla base dello studio dal giornalista e dottore commercialista Alessandro Pratesi: uno con compensi pari a 65.000 euro che applica il regime forfettario e uno con compensi pari a 70.000 euro che applica il regime ordinario.
I costi, considerati per i due professionisti, sono gli stessi.
Anno 2019 | Professionista forfettario | Professionista ordinario | Differenza |
---|---|---|---|
Compensi | 65.000 | 70.000 | +5.000 |
Costi | 15.000 | 15.000 | 0 |
Reddito | 50.700 | 55.000 | +4.300 |
Contributi | 7.098 | 7.700 | +602 |
Reddito imponibile | 43.602 | 47.300 | +3.698 |
Imposte | 6.540 | 15.004 | +8.464 |
Mancato recupero Iva | 1.500 | 0 | -1.500 |
Reddito disponibile | 35.562 | 32.296 | -3.266 |
Il coefficiente di redditività per entrambi è pari al 78 per cento, mentre i contributi previdenziali indicati sono determinati applicando la percentuale del 14 per cento. L’addizionale Irpef stimata è pari all’1,50 per cento. E si prevede che l’IVA gravi solo parzialmente sui costi per un totale di 1.500 euro di imposta.
“Nonostante il professionista con regime ordinario fatturi compensi superiori per 5.000 euro, dopo la determinazione delle imposte dispone di 3.266 euro in meno rispetto al collega con regime forfettario. È di chiara evidenza che il professionista con regime ordinario, ove ne avesse avuto l’opportunità, avrebbe potuto differire al 2019 l’incasso di almeno 5.000 euro per restare entro il limite che gli avrebbe consentito sia un risparmio fiscale e contributivo sia la disponibilità di un maggior reddito”.
Sottolinea Alessandro Pratesi, evidenziando i dati che emergono dal confronto per valutare i vantaggi del regime forfettario.
Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: A chi conviene il regime forfettario?